Monsignor Grande Novgorod!
Slavi, Balti, Finni e Variaghi fondano una repubblica nel cuore delle Terre Russe!
Novgorod oggi, come ieri, sorge a qualche chilometro dalle rive
settentrionali del lago Ilmen' (o Ilmer') il cui emissario, il fiume Volhov,
proprio dopo essere uscito dal lago stesso a breve distanza incontra la
città e la taglia in due parti. L'Ilmen' ha una forma più o meno triangolare
e praticamente fa da impluvio alle acque che scendono, sia come pioggia sia
come neve sciolta sia come correnti d'acqua immissarie, dai declivi delle
alture del Valdai (340 m s. l. m.!) situate un po' più a Sudest.
I fiumi che riempiono il lago sono rispettivamente da sudovest la Scelon',
da sud la Lovat' e da nordest la Mstà, oltre naturalmente ad infiniti
fiumiciattoli (avvertiamo il lettore che i fiumi in russo sono di solito di
genere grammaticale femminile!). La massa d'acqua così convogliata
stagionalmente fa variare moltissimo la superficie del lago che da un
massimo di 2090 kmq può ridursi talvolta in periodo di magra a soli 733 kmq
con tutte le conseguenze nefaste che si possono immaginare!
La zona intorno è naturalmente mutata dai tempi della nostra storia. Il lago
Seligher, dal quale (si può dire!) scaturiscono i più grandi fiumi russi, ha
cambiato di forma e di nome, ma la regione è ancor oggi fittamente coperta
di boschi con prevalenza di betulle, larici e abeti resinosi e, malgrado
ciò, la regione novgorodese si trova giusto al limite settentrionale della
zona di coltivazione del frumento. A questo riguardo sottolineiamo che
abbiamo adottato il punto di vista di un grande storico del XIX sec.,
Solovjòv, benché variamente contestato () dalla storiografia più recente.
Questo problema agricolo è importante notarlo ora poiché fu un motivo
penalizzante per l'economia "alimentare" della repubblica, la più
settentrionale rispetto alle altre città russe, senza escludere naturalmente
che una certa attività coltivativa comunque c'era e fu mantenuta.
Il primo mistero di Novgorod è la data di fondazione e ne riparleremo meglio
poco più avanti. Per il momento diciamo che è incerta poiché gli accenni
nelle Cronache Russe sono molto ambigui. Ciononostante in via provvisoria la
si può collocare intorno al principio del IX sec. d. C., se diamo credito
alla cosiddetta Chiamata di Rjùrik. Questa Chiamata contenuta nelle Cronache
() è un'evidente leggenda (avallata dall'autorità di Tatiscev, il primo
storico russo nel '700) poiché, nella sua troppa ingenuità politica, è tesa
ad esaltare la figura del principe che fece stendere le Cronache stesse,
Jaroslav il Saggio, nel sec. XII.
Qui si racconta che in seguito ai litigi continui fra le genti locali una
missione, con gli Slavi in testa, si recò a Gotland intorno alla seconda
metà del IX sec. e invitò un certo principe di nome Rjurik a "mettere pace"
nelle Terre Russe, dalla ricchezza delle quali avrebbe potuto trarre il
compenso per i suoi servigi. Da lui sarebbe nato il primo stato russo e la
dinastia regnante, detta appunto rjurikide (). Correva l'anno 862 d.C., anno
6370 dopo la Creazione del Mondo, secondo il computo bizantino accettato
dalla Chiesa Russa che curava materialmente la stesura delle Cronache.
Naturalmente c'era stata una storia pregressa perché di cosiddetti Variaghi
ce n'erano in zona già da tempo. Da bravi pirati razziavano i villaggi del
posto per commerciare a proprio unico vantaggio (prelevavano un tributo,
dicono pudicamente le Cronache!). Poi i locali si erano ribellati alle loro
soperchierie continue () e li avevano ricacciati in mare.
In realtà quest'epoca era un momento di transizione per i traffici nel Mar
Baltico da quando dei centri commerciali esistenti, Birka-Björkö in Svezia
ormai non contava come prima e Haithabu in Danimarca dal lato del Mare del
Nord in certo qual modo languiva (). Secondo le fonti persiane addirittura c
'era stato in questi anni (850 d.C.) sia da parte dei Romani d'Oriente che
dei Cazari un blocco al traffico attraverso le Terre Russe per motivi di
sicurezza a causa di troppe azioni piratesche che poi era stato ritirato ().
Per i Variaghi, i pirati più temibili, attraversare queste terre passando
dal lago Ladoga fino al lago Ilmen' fu una scelta obbligata non appena i
mercati del Sud si riaprirono e l'archeologia intanto ci conferma che
costoro avevano (sin dal VIII sec.) delle postazioni o approdi preferiti sia
alla foce del fiume Volhov nel lago Ladoga, sulla riva sinistra, sia lungo
il corso del fiume. Dalla parte settentrionale del lago Ilmen', c'era
addirittura la cosiddetta Cittadella di Rjurik (Rjurikovo Gorodisc'c'e).
Tutte queste postazioni mantennero fino al XI sec. delle loro
caratteristiche abbastanza chiaramente scandinave ().
Si parla di Variaghi del Mar Baltico nella Russia e di solito si immaginano,
ed è sicuramente giusto, queste persone vissute secoli fa come gente in
movimento alla ricerca di un loro modo di vita, ma si sbaglia quando li si
associa con i Vichinghi. Si continua a leggere su Internet (ma perfino sui
libri scritti da storici professionisti) etichette e didascalie per i
Variaghi come Vichinghi dell'Est e simili () e ciò non ha un fondamento
storico.
La Scandinavia, ancora fino al XV sec. più o meno, era considerata un'isola
circondata dal classico Mare Oceano ai Limiti del Mondo secondo le
concezioni vigenti degli antichi geografi, Plinio soprattutto, e, a quel che
pare, gli Scandinavi, Vichinghi e Variaghi inclusi, erano per natura dei
grandi navigatori. Tuttavia, se venivano dalle coste norvegesi (o danesi),
portavano con sé un certo tipo di spirito di avventura, mentre se venivano
da quelle svedesi l'impeto era molto minore. Ciò era dovuto principalmente
alla rispettiva situazione geografica: i Norvegesi si trovavano
immediatamente nelle acque del Mar del Nord (ossia l'Oceano degli antichi) e
affrontavano davvero l'ignoto quando un viaggio verso le coste più vicine,
la Scozia o l'Irlanda, comportava una navigazione, minimo!, di più di una
giornata intera con correnti contrarie e tempeste frequenti (). Al
contrario, gli Svedesi si affacciavano in un mare interno ben conosciuto e
frequentato, relativamente calmo e con brevi distanze da una costa all'
altra.
Di qui è chiaro che, semmai i Norvegesi avessero voluto addentrarsi nelle
Terre Russe, significava dover fare un lungo giro vizioso intorno alle coste
piene di fiordi fino a Capo Nord e virare poi verso sudest lungo la penisola
di Kola. Un'impresa certamente "spaventosa" perché condotta lungo l'Oceano
(Mar Glaciale Artico, lo chiamiamo noi oggi) popolato di mostri e che
versava le sue acque attraverso vortici mortali (il Mælstrom, ad es., se
avete letto E. A. Poe) nell'abisso ()! Lo stesso problema però esisteva
anche dal lato svedese col risultato che avventurarsi verso Nord lungo le
coste dell'odierno Golfo di Botnia neppure per loro era consigliabile! A
conti fatti perciò gli Scandinavi, in generale, guardavano con maggiore
interesse a Sudovest o a Sudest.
Tuttavia, se nel Mare del Nord navigando verso sud o sudovest (nel Regno
Franco) si aprono coste frequentate da commercianti con centri ricchi, nel
Baltico non c'è molto: né grandi insediamenti né città sontuose data la
densità abitativa rivierasca bassissima. Ciononostante dobbiamo chiederci:
Quale ragione ineluttabile poteva spingere questi arditi a lasciare casa
propria per vagare in terra straniera? Era solo avidità di ricchezza o che
altro? E in quanti si muovevano?
Prima però vediamo di conoscere un po' meglio il Baltico.
E' un mare interno pienissimo di isole, quasi come l'Egeo, ed è facile da
attraversare cabotando fra un'isola e l'altra! Non c'è neppure bisogno di
navi attrezzate per le tempeste "oceaniche" o con vela per le lunghe
traversate. Le famose impressionanti ed enormi navi "vichinghe", i knörrar
o i drakkar trionfali (), qui erano navi superflue! Un qualsiasi navigante
alla ricerca di avventure partendo dalla Svezia non aveva difficoltà ad
approdare sulle coste di fronte a lui, come fanno ancora oggi i suoi epigoni
con le popolarissime barche a vela, senza dover necessariamente armare
costosi mezzi marittimi. Le navi ritrovate dagli archeologi danesi e svedesi
e ricostruite nei musei nordici, erano più necessarie sull'Atlantico che non
nel Baltico e, figuriamoci poi, lungo i fiumi russi! In queste acque noi
pensiamo a piccole bande di armati i quali, partendo dall'Uppland dove oggi
c'è Uppsala o da Sigtuna sul lago Mälar, a poche miglia in mare aperto
trovano subito la grande isola di Gotland o, un po' verso Nord, le isolette
chiamate oggi Åland per giungere alla costa finlandese. Verso Sud invece, s'
incontrano già la Curlandia e le isole che chiudono il Golfo di Riga e
ancora dopo, qualche miglio più avanti, si entra nell'odierno Golfo di
Finlandia davanti alle isolette che sbarrano il porto della moderna San
Pietroburgo. Superate quelle, si è già vicinissimi al lago Nevo (oggi lago
Ladoga).
Non solo! Quando l'avventura dei Variaghi è meglio documentata per le Terre
Russe nel IX sec. () la situazione "politica" delle coste dipendeva ancora
dalle "voglie" dei Vendi (in questo etnonimo sono conglobati gli slavi
occidentali presenti nel bacino dell'Elba e della Vistola fino al mare) già
a partire dall'arcipelago danese, ossia da Lubecca, fino alla Curlandia. I
Vendi avevano un santuario nazionale ad Arkona nell'isola di Rügen e
difendevano perciò le loro terre dagli intrusi con le armi e le imboscate (e
questo fino al XII-XIV sec.) persino ricorrendo a curiosi espedienti ().
Arenarsi sulle loro spiagge era molto pericoloso perché c'era il rischio,
mentre si facevano i tentativi di rimettere la propria barca in mare, di
essere improvvisamente circondati dai Vendi, solitamente in agguato fra gli
alberi fitti presenti a venti o trenta metri dal bagnasciuga! Si veniva
spogliati letteralmente di tutto e poi, quelli fatti prigionieri, erano
venduti schiavi! In altre parole era preferibile continuare la navigazione
fino all'ultimo grosso avamposto slavo-vendico di Ventspils (oggi in
Lettonia) e avventurarsi fra i più timidi e meno numerosi, ma sconosciuti,
Finni più ad Est.
Questi sono i frequentatori medievali più assidui del Mar Baltico: Vendi, da
una parte, e Svedesi chiamati Variaghi e presunti fondatori del primo stato
russo, dall'altra! I Vichinghi invece non ci sono.
Abbiamo parlato di piccole bande perché non abbiamo prove, dopo la vera e
massiccia migrazione dei Goti partiti dalle stesse coste nel II sec. d.C.,
di spostamenti esodali dalle lande svedesi verso il Sud. Occorre aggiungere
però che, sebbene le condizioni geografiche dell'ambiente attraversato dai
Goti fossero molto cambiate nel VIII-IX sec., le sollecitazioni che
spingevano i loro discendenti verso le coste baltiche meridionali e
orientali rimanevano più o meno quelle che avevano provocato l'antica
migrazione: Il miraggio del ricco e caldo Sud! I Vichinghi norvegesi
cercavano la stessa cosa, ma navigando in altre direzioni e in modo diverso
nella realtà delle loro azioni da quello dei Variaghi svedesi e dall'altro
lato d'Europa. Sappiamo bene che è difficile separare i Norvegesi dagli
Svedesi in base a costumi e lingua ancora oggi né è questa la sede per una
discussione approfondita su questi punti, ma siccome il nome Vichinghi o,
rispettivamente, Variaghi è stato loro attribuito da altri non scandinavi, è
importante poter ricostruire le differenti prospettive rispetto a questa
parte di storia europea. Ciò ci aiuterà a capire meglio le vicende che
narreremo sulla straordinaria città che è Monsignor Grande Novgorod.
La parola Varjago (anche Varego) ci dà il primo indizio! Ha un etimo norreno
(nome convenzionale che si dà alla lingua svedese-norvegese-islandese nei
primi tempi della sua esistenza parlata) nella parola væringr e significa
colui che ha fatto un patto o meglio chi ha un contratto d'ingaggio e,
sottolineiamo, questa parola è più tarda rispetto alle origini della storia
russa scritta e dunque alla fondazione di Novgorod. Il termine appare
intorno all'XI sec. presso il cronografo greco Kedrenos nel 1034 col
significato di Guardia del corpo dell'Imperatore ed è applicato
genericamente ai gruppi armati mercenari fatti di gente del nord (). E'
evidente, secondo la nostra lettura, che le Cronache Russe errano (sono
state scritte molti anni dopo gli avvenimenti di ora ci occupiamo), nell'
elencare i Variaghi come un "popolo" del Baltico, visto che un popolo non
sono! E' soltanto la necessità del monaco cronachista di far rientrare
queste persone così diverse nell'elenco delle genti disperse dopo la Torre
di Babele in cui un "apolide" come uno svedese fuggiasco è inconcepibile se
non fa parte di un popolo biblico e se non appartiene a nessun'altra
schiatta già nota nelle Scritture. Sottolineiamo così ancora una volta per
non deviare il nostro lettore lungo sentieri errati che non è mai esistito
un "popolo variago" alla ricerca di una terra dove fondare una nazione nuova
e perciò neppure la ricerca di un unico focolaio d'origine dei Variaghi
nella costa svedese (Roslagen!) ha ragion d'essere! Costoro erano forse
degli emarginati o dei fuori-legge che non avevano altra alternativa, se non
darsi all'avventura in mare, raccogliendosi in bande organizzate per imprese
di saccheggio e non "popoli" in movimento! L'impresa doveva fruttare tanta
ricchezza da poter far tornare le bande in patria a riprendersi un posto
sociale nella comunità, migliore di quello che avevano lasciato, altrimenti
era inutile aver ripreso la via di casa.
Da quel che i mercanti stranieri (quasi sempre ebrei) raccontavano a Birka,
in Svezia, sull'esistenza dell'altra Roma (Costantinopoli) e delle capitali
musulmane altrettanto grandi e magnifiche si creerà un mito che, secondo
noi, risulterà molto accattivante, soprattutto quando gli Svedesi capiranno
di trovarsi geograficamente più vicini di altri a queste città ricchissime.
sempreché si riuscisse ad individuare le strade più corte per giungervi. Qui
nel Nord arriverà persino l'informazione che ci siano possibilità di essere
ingaggiati a far da scorta armata a convogli commerciali oppure a diventare
guardie ben pagate di re ed imperatori o ancora a far da truppa speciale
nelle spedizioni guerresche dell'Impero Romano.
Dove trovare un mondo migliore per vivere invece di restare nella dura e
precaria Isola Scandinava? Come un qualsiasi avventuriero disperato o deciso
a dare una svolta alla sua vita, il Variago (ormai chiamiamolo così)
intraprendente cerca perciò un futuro più agiato e l'unica cosa che sa far
meglio e che è pronto ad offrire è la sua abilità nella lotta armata (anche
per ragioni di dimensioni corporee e visto che è sempre descritto () come un
giovane in ottima salute e ben in forze). Attenzione però, qui si parla di
guerra non come la intendiamo noi oggi, ma dell'arte di battersi nel corpo a
corpo. a parte poi il diritto al saccheggio dei beni del vinto o della
schiavitù del vinto stesso, se è ancora vivo ().
A questo punto abbiamo pensato che fosse utile rivisitare una spedizione
variaga nelle Terre Russe proprio per poi riviverla meglio quando parleremo
dei traffici novgorodesi. Ecco allora qui di seguito il quadro che abbiamo
ricostruito.
A capo della banda c'è uno che comanda e organizza, il cosiddetto kuningas
(di qui deriverà il titolo russo rjurikide knjaz) o sedicente nobile (), che
sa dove andare e che cosa fare, che ha raccolto le notizie e le informazioni
su un certo luogo dove si trova un certo bottino. Naturalmente per essere
della partita occorre accettare la vara ossia i vincoli di un contratto. A
proposito! Nel gruppo non sono ammesse volentieri le donne, salvo talvolta
quelle del kuningas.
Se una banda può disporre di una guida esperta della via da seguire già a
bordo, tanto meglio. Magari si può tentare, dopo aver lasciato Gotland e la
Curlandia, di passare fra le isole (Saare- e Hiu-maa, soprattutto) che
chiudono a nord nel cosiddetto Stretto di Irben l'enorme "lago di acqua di
mare" che il Golfo di Riga sembra essere. Costeggiando verso sud, si trova
un approdo alla foce della Dvinà (chiamata dai lettoni Daugava), Questo
fiume si può poi risalire per entrare nelle Terre degli slavi Krivici.
Attenzione però ai Vendi, sempre a guardia dello stretto! Dunque è meglio
saltare il Golfo di Riga e proseguire, lasciando le isole (oggi estoni) a
tribordo. Si giunge così alla foce della Narva (fiume non lontano da Tallinn
odierna) che non è molto bene in vista dal mare, ma che è l'unico accesso
verso il grande lago Peipus (o, come lo chiamano i russi, "dei Ciudi") per
giungere fino a Pskov (anticamente Pleskov dal fiume Pleskovà che bagna la
città) da dove si può proseguire verso Sud. Neanche questa però è una rotta
molto battuta.
Rimane allora l'ultima spiaggia ossia entrare nel Golfo di Finlandia e
procedere fino alla foce della Nevà! Mantenendosi più o meno al centro della
corrente (la Nevà non ha molti meandri e i suoi pochi affluenti sono
facilmente distinguibili dalla presenza di fitti canneti) si evitano
facilmente pericoli o agguati, sebbene non si sia vista un'anima viva
finora! Neppure oggi vive molta gente nella cosiddetta Ingria (Ingermanland
in norreno e Izhora in russo) che è la provincia di San Pietroburgo o, in
russo di oggi, Leningradskaja Oblast' ().
Alfine si entra nel lago Nevo e, aggirata una specie di penisola leggermente
elevata, si è alla foce del Volhov. Perché ci si ferma qui? Evidentemente
perché si sono scorti i fili di fumo che salgono dalle case del villaggio su
palafitte dei Finni locali sulla riva opposta per cui oltre questo approdo
non è permesso andare. Oggi qui, a Ladoga Vecchia (Stàraja Làdoga), c'è una
fortezza che è la ricostruzione (del XV sec.) di quella costruita in mattoni
e pietra nel 1114 - l'unica dell'epoca dove si cominciarono ad usare tali
materiali () - ed essa dovrebbe trovarsi proprio sulle rovine del vecchio
approdo, alla confluenza del fiumiciattolo Ladozhka col Volhov. Le tracce
della postazione antica sono comunque più tarde di quelle del villaggio
finnico di fronte a riconferma che i Finni erano presenti lì molto prima
dell'arrivo degli Svedesi e degli Slavi. Anzi! L'archeologia ci avverte che
i tre gruppi etnici vivessero separati, ma abbastanza pacificamente vista l'
assenza di una conflittualità permanente ed inoltre che, non essendosi
trovate tracce indicanti un grande consumo continuativo di alimentari, il
numero di abitanti variava di stagione in stagione ().
Qui giunti, occorre ora decidere il da farsi perché il tempo stringe e, se
si vuole proseguire per il sud, sarà meglio affrettarsi, prima che il duro
inverno ostacoli il ritorno. Dobbiamo tener presente che le visite di queste
bande rispettavano sempre delle date precise per non incappare nel ghiaccio
invernale o nella fanghiglia primaverile delle piste forestali (in russo
rasputìza) e quindi se si partiva un certo giorno dalla costa svedese
occorreva prevedere di tornare in un cert'altro giorno per non rimanere
bloccati dai capricci della stagione. Possiamo pensare che più o meno il
periodo, per la regione che ci interessa, corrispondeva al calendario
marittimo adottato dall'Hansa secoli dopo nel quale, ammesso che non ci
siano stati drastici mutamenti del clima fra il IX e il XV sec. d. C., si
prevedeva la chiusura dei traffici fra Novgorod la Grande e Lubecca a San
Martino (11 novembre).
Ed ecco un'altra domanda alla quale occorre rispondere: Quali prospettive
realistiche si offrono al Sud per i Variaghi non hanno alcun intenzione di
diventare dei mercanti o trafficanti, ma vogliono continuare ad essere un'
élite militare ben pagata e senza sottomissione a nessun altro capo o
organizzazione.
Certamente il commercio Nord-Sud non era cosa nuova nel Baltico e dintorni
visto che già Tacito secoli prima ce ne parla a proposito dell'ambra e dell'
avorio (), quest'ultimo sia fossile dai mammut sotto il ghiaccio sia dai
trichechi dell'Artico, fornito dai Finni (gli Aestii?) e mandato a Roma.
Naturalmente nel periodo che ci interessa le esigenze dei mercati sono
cambiate e gli scambi non sono più quelli d'una volta, ma la memoria della
"presenza" romana rimase nei ricordi locali perché l'Impero Romano era
ancora vivo ed operante e il Baltico da area fornitrice periferica e di
secondaria importanza è ora diventata una fonte di articoli lucrosissimi.
Gli informatori locali intanto riserbano una sorpresa per i loro minacciosi
ospiti d'oltremare: Risalendo il fiume si arriva a due passi dalle sorgenti
del Volga, del Dnepr e della Dvinà di Polozk! Dicono per di più che lì
vicino, sulle rive nord del lago Ilmen', c'è un ottimo posto dove si fa
compravendita dei prodotti di queste parti come le costose pellicce di
zibellino. Questa è la buona notizia attesa perché è un indizio sicuro che
si è presa la direzione giusta verso le città ambite e si è trovata la fonte
delle future ricchezze! Sarebbe però tutto abbastanza più semplice, se il
kuningas non fosse stato già preavvisato che occorre avere, non solo merce
da scambiare, ma altresì le relazioni necessarie (accordi, salvacondotti,
mercanti riconosciuti, concorrenza etc.) per poter percorrere senza
insuperabili intoppi il lungo itinerario che porta ai mari meridionali.
La risalita controcorrente del Volhov è di ca. 200 km e si presenta
abbastanza difficile perché il fiume in questo periodo (IX sec.) era in
crescente magra da molti anni e dunque presentava delle irte rapide fra cui
la prima era proprio alla foce. Per inciso precisiamo che giusto da questa
situazione nasce il toponimo slavo Ladoga derivante dal finno-carelico Alode
Jogi (da cui Alde-igja) ossia Fiume con basso fondale () passato poi in
norreno come Aldeigja e ciò suggerisce che l'abitato, come al solito, è
misto, quanto alle etnie presenti.
Intanto c'è una precauzione da prendere: procurarsi delle barche senza
chiglia (strug o paròm o natanti simili)! A causa dei molti trasbordi,
quelle usate qui sono le uniche agevoli ad essere trascinate sul terreno con
l'aiuto dei cavallini locali e con i rulli di legno che si pongono sotto lo
scafo senza doverle scaricare (). A volte, quando è possibile, ad esempio
vuote nei viaggi di ritorno, si caricano sulle spalle dei baldi giovani
della zona pagando per l'aiuto ().
Finalmente superiamo le rapide. Ora usando delle lunghe pertiche per tenere
i natanti al centro della corrente, proseguiamo verso sud ().
E' inteso che stiamo andando avanti soltanto perché ci si è accordati coi
Finni (che le Cronache chiamano genericamente Ciudi o talvolta Vesi) oltre
che con gli Slavi e i Balti che vivono già qui da tempo. Non è perciò
plausibile pensare ai soliti assalti pirateschi che distruggono i villaggi
degli autoctoni perché, così facendo, i Variaghi ricaverebbero un bottino
ben misero e soltanto per una volta e incontrerebbero la disapprovazione
slava. Insomma, in queste circostanze occorre abbandonare la filosofia della
violenza piratesca. al contrario dei Vichinghi della stessa epoca! Sarà un'
evoluzione difficilissima, ma necessaria e che porterà alla formazione di
una classe di mercanti novgorodesi squisitamente nemica dei conflitti.
La prima tratta che stiamo navigando passa per una landa veramente desolata
e, malgrado ciò, è da notare una cosa che ne spiega tante altre più avanti:
Le prove archeologiche relative ad una presenza scandinava più antica
rispetto agli Slavi (oltre ad altre tracce "scandinave" che si seguono lungo
i fiumi fin nel Sud) suggeriscono che questa rotta (a partire da Novgorod la
Grande) fu forse la prima frequentata dai Variaghi ()!
Dunque siamo arrivati alla Cittadella di Rjurik dove si trova il mercato.
Qui l'archeologia ha trovato sulla stessa riva (di destra) una postazione
slava posta su una bassa elevazione del terreno e più a nord non molto
lontano una postazione finnica, ambedue però quasi contemporanee. Teniamone
conto perché questi abitati entreranno a far parte della città nuova.
Che intendiamo per postazione, mercato e che cosa si scambiava in questi
posti? Non entreremo ancora nei particolari dei traffici e daremo qui
soltanto alcuni cenni più generali.
Sappiamo dalle Cronache Russe e da altre fonti che i Finni erano abilissimi
a catturare gli animali da pelliccia con trappole apposite affinché il
pregiatissimo pelo non si rovinasse. Con esse facevano scambio con il famoso
metodo del "commercio muto" contro derrate alimentari di origine agricola
che di solito gli Slavi ottenevano dalle proprie coltivazioni più
meridionali. Altri articoli di scambio, sempre per esportazione, erano il
miele e la cera che si raccoglievano invece nelle foreste più fitte dell'
odierna costa Baltica o delle Paludi del Pripjat' poco a nord di Kiev o in
altri luoghi forestati. Da queste zone arrivavano anche gli schiavi e per
quanto riguarda questi, "articoli commerciali" importanti per cui tutta l'
area diventò notissima nei paesi musulmani, sappiamo poco sebbene è
immaginabile che le famiglie che vivevano di limitate risorse non esitassero
a cedere i propri figli (bocche in più!) ai mediatori sperando per i loro
ragazzi () in una vita migliore all'estero. Più o meno come si fa oggi,
sebbene sotto altre denominazioni giuridiche. Ebbene tutte queste "merci"
(ma ce n'erano altre) venivano ben impacchettate e caricate sulle dette
imbarcazioni. Lungo il tragitto poi, ogni tanto, sui passaggi da una
corrente all'altra (gli spartiacque o vòloki) ci si riposava e ci si
rifocillava (e non solo, se pensiamo all'accogliente presenza di giovanette
e giovanetti che andavano in schiavitù) prima di ripartire.
Se leggiamo poi meglio le fonti, apprendiamo pure altro. L'élite kieviana al
potere quando la frequentazione variaga nelle zone settentrionali si fece
preoccupante (in pratica dalle sorgenti del Dnepr le bande erano già una
minaccia per la città ucraina situata più a valle) deve aver mandato
immediatamente gente per mettere meglio la regione sotto controllo (sec. X
sec.)! In realtà tribù di Slavi erano arrivate in questo semideserto del
Nord molto prima (gli Slaveni/Sloveni), ma si erano attestate più numerose
in luoghi più periferici, se così si può dire, rispetto all'area
novgorodese. Giunti dall'odierna Polonia e dalla valle del Danubio fino alle
rive del lago Ilmen' (lo prova la presenza della più antica cittadina slava
che porta il nome di Rusa, oggi Stàraja Russa), si erano attestati sulle sue
sponde meridionali. Ciò è spiegabile, come abbiamo prima accennato, a causa
delle difficoltà climatiche per l'attività agricola per cui gli Slavi, da
contadini quali erano, non potevano rinunciare alle loro coltivazioni
tradizionali. In seguito forse, a causa del regime variabile del lago che a
volte invadeva i terreni sulle sponde impantanandoli per chilometri si cercò
di integrare l'agricoltura con la raccolta nelle foreste e qui ci s'incontrò
più intimamente coi Finni locali. Questo spiega la presenza degli abitati
separati di cui abbiamo parlato e dei santuari, fra cui quello del dio
balto-slavo Peryn (ossia Perun, un dio che incontreremo più in là),
ritrovati dagli archeologi sulla sponda nord del lago sulla riva di fronte
alla Cittadella di Rjurik.
Kiev guardava con molta attenzione queste "commistioni etnico-politiche" che
in qualche modo temeva, ma deciderà di intervenire direttamente solo quando
l'interesse per le merci "settentrionali" crescerà a seguito della domanda
in aumento, specialmente nei mercati di Baghdad, Costantinopoli e Cordova e,
probabilmente, su sollecitazione dei Cazari che, anch'essi, non vedevano di
buon occhio un'intrusione dei Varjaghi negli affari del Nord. Forse un
esempio di questo ruolo moderatore di Kiev è la notizia di un assalto nel
875 di Askold, appunto da Kiev, "vittorioso" (così dice la Cronaca) sui
Krivici, sebbene l'intervento sistematico non sia ancora in atto. D'altronde
è logico. Questa era ancora terra vergine e fortunatamente non c'erano stati
che discutevano per accordarsi o che scendevano in guerra per conquistarsi l
'un l'altro. C'erano soltanto villaggi sparsi e leghe di tribù occasionali
e, nella buona stagione. le fastidiose bande variaghe di cui una, però, è
quella del sopradetto Askold!
Al di là della Chiamata e degli interventi armati sporadici occorre capire l
'indispensabilità storica della presenza variaga sia a Kiev sia a Novgorod
ed è ciò che faremo, esaminando i legami fra Kiev e Novgorod la Grande, fra
le piccole entità variaghe e le genti intorno, fra il Nord e il Sud delle
Terre Russe.
Ed eccoci tornati all'enigma del nome: Novgorod o Città Nuova! La prima
apparizione di questo toponimo è intorno alla metà del X sec. quando, come
Naugard, l'Imperatore Costantino VII Porfirogenito ne parla in De
administrando Imperio ().
Per quanto riguarda le Cronache Russe invece, dobbiamo mettere bene in
chiaro un problema molto particolare.
Ufficialmente esse si scrivono al tempo di Jaroslav il Saggio (sec. XI) e
non soltanto a Kiev, ma anche a Novgorod e qui forse anche qualche tempo
prima, benché non anteriormente degli inizi del sec. XI, sebbene comunque
dopo l'introduzione del Cristianesimo. Questa datazione è importante poiché
negli anni '30 del secolo scorso fu scoperto da rilievi sullo scheletro del
defunto principe () che, secondo le leggi in vigore a Kiev sulla successione
al trono di Principe Anziano, Jaroslav aveva usurpato il posto del fratello
maggiore Mstislav (). Questa situazione rese necessario, per il futuro,
legittimare in tutti i modi la posizione dell'usurpatore (dopo la morte del
fratello!) e dei suoi successori e ciò spiega le storture e le aggiunte
nelle Cronache di Kiev, le Cronache dei Tempi Passati o in breve CTP (in
russo Povest' Vremennyh Let) rispetto alle altre, e i contenuti del famoso
Contratto Novgorodese di Jaroslav di cui parleremo più avanti.
Nelle CTP dunque si parla della regione di Novgorod per l'anno 859 per dire
che i locali Sloveni, Krivici e Meri pagano un tributo ai Variaghi che
dominano il Nord, mentre i Cazari lo riscuotono dai Poljani di Kiev, dai
Severjani e dai Vjatici del Volga. Poi per l'anno 862 è finalmente nominata
Novgorod in relazione alla Chiamata di Rjurik. Da quel che abbiamo detto ciò
non prova che la città esistesse come tale e dunque ancora una volta c'è l'
incertezza sulla data di fondazione.
Cerchiamo allora nelle tradizioni e ci accorgiamo che, come tutti i luoghi
famosi ed antichi, anche per la nostra città circolarono delle leggende e
noi ne riportiamo qui una curiosa presente per esteso in un florilegio
(antologia) russo del 1665, ma risalente a tempi molto antichi (). Si
racconta che due fratelli, Sloven e Rus, lasciato il Mar Nero (o degli
Sciti, così gli Slavi orientali erano chiamati dai Greci del tempo) con le
loro genti si misero alla ricerca di un posto dove stabilirsi, puntando in
tutte direzioni. Finalmente dopo 40 anni di peregrinare nel nord delle Terre
Russe, raggiunsero un grande lago sulle rive del quale decisero di
stabilirsi. Al lago dettero il nome della loro sorella Ilmer' e sulle rive
del fiume che scorreva verso nord edificarono una città a cui dettero il
nome del maggiore dei fratelli, chiamandola perciò Slovensk la Grande, cioè
Novgorod. Il racconto chiude questa parte con la frase ".da allora gli Sciti
che vennero da queste parti si chiamarono Sloveni."
Un'altra tradizione, forse più conseguente, attribuisce la fondazione della
città ai Pruzzi (Prussiani baltici che forse qui risiedevano, sebbene in un
luogo troppo lontano dalla loro sede tradizionale) e, come prova che tale
versione fosse la più affidabile, informava che nel cantone dei Liudi
esisteva una via che da sempre si chiamava Prusskaja ossia Via dei Pruzzi.
E nelle saghe scandinave? In esse Novgorod è chiamata Holmgårdr.
Probabilmente le saghe non si riferiscono alla città in sé che forse non c'
era ancora al momento della loro stesura. Holm in norreno significa isoletta
in mezzo al fiume e gårdr recinto fortificato, ma soltanto la Cittadella di
Rjurik ci è sembrata assimilabile a un tale toponimo, sebbene in città in
tempi successivi la parola Holm indicasse anche il cantone detto degli Slavi
(in russo Slavjanskii Konec) ossia uno dei tre centri abitati originari che
abbiamo rammentato righi fa!
Alcuni viaggiatori del sud musulmano-persiano nominano nel X sec. d.C. una
Città degli Slavi nel lontano nord (Madinat us-Salabijat o semplicemente
al-Islauijat) o un Paese degli Slavi (Bilad as-Saqalibat) da dove provengono
schiavi bellissimi e pellicce di pregio () ed anche questa città/regione non
può essere che Novgorod degli Sloveni. Al-Idrisi il famoso geografo che
disegnò nel XII sec. la carta del mondo per il re Ruggero di Palermo, nella
zona dove dovrebbe trovarsi più o meno Novgorod annota un toponimo leggibile
come an-Nibariya (traducibile a nostro avviso come Centro Commerciale) e,
sempre a nostro avviso, indica la regione della quale noi parliamo.
Al-Idrisi ha addirittura sulla stessa carta Ladoga, col nome "norreno" di
Aldiga, naturalmente trascritto in arabo.
Oltre a queste notizie c'è poco altro. Ad esempio, sebbene nella Vita di san
Giorgio di Amastride (di produzione bizantina, ma esistente solo nel testo
russo-antico) si racconti del saccheggio della chiesa del santo (sulla costa
anatolica) da parte di un principe russo a nome Bravlin da Novgorod agli
inizi del IX sec., la notizia è inaffidabile giacché la provenienza risulta
un'aggiunta successiva. Dobbiamo dunque tornare alle CTP o fare un'altra
ipotesi.
Se teniamo presente che il IX sec. è ancora un secolo di Paganesimo per il
Grande Nord d'Europa, possiamo figurarci la fondazione di una città nuova
presso gli Slavi, o presso qualsiasi altro popolo dell'area, come una
questione religioso-rituale molto complicata. Orbene, siccome questo periodo
(IX sec.) è tutto un "nuovo fiorire" di città lungo le coste baltiche (),
anche Novgorod entrerebbe nel quadro. Qui, peraltro, si tratta di creare un
nuovo primo stato organizzato slavo con riflessi politici su tutto il
Baltico vendico e dunque, se questa intenzione era già nella mente dei
fondatori, la questione acquista un peso ben diverso!
Salvo Ladoga, all'archeologia non risulta un posto abitato anteriormente ben
preciso né la tradizione ha conservato notizie di una qualche migrazione da
altre città per venire a fondarne qui una nuova, salvo che Novyi-gorod, come
in realtà suona il nome primitivo, non sia una denominazione augurale. Se
accettiamo questa idea, il toponimo allora fissa il ruolo futuro della
città!
E forse proprio questo volevano esprimere i capi delle élites locali,
secondo quanto dice Janin, archeologo e grande conoscitore di Novgorod. Il
nostro autore suggerisce che la nuova circostanza che spinge alla nascita
fisica della città è la decisione di abbandonare la zona da parte del
variago Oleg, dopo la morte di Rjurik, mettendosi in viaggio verso Kiev con
il figlio del defunto a nome Igor.
Dagli scavi fatti in città (ma anche nei dintorni) a partire dal 1932,
poiché tutta una serie di condizioni fisico-chimiche del suolo argilloso
hanno conservato molti oggetti - seppur di legno -riconoscibili e databili
col metodo del Radiocarbonio, è accertata l'esistenza di tre Cantoni (Konéz
in russo) separati l'uno dall'altro da canali corrispondenti ai tre
agglomerati etnici di cui abbiamo detto e ridetto. E gli abitati sono
sicuramente contemporanei con il Detinez che, come solitamente si fa,
vagamente si può assimilare al Cremlino tradizionale russo. Dunque Slavi,
Finni e Balti dopo essersi accordati fra di loro, ormai liberi da vincoli,
mettono mano alla costruzione del Detinez procedendo in questo modo alla
fondazione di Novgorod nel modo più canonico.
C'è però altro. Dall'osservazione dei piani delle altre città slave (),
possiamo rilevare una certa differenza fra quelle erette in area occidentale
(Volin, Stettino fra le altre) e quelle in area orientale (Polozk e Pskov
principalmente). Il tipico abitato slavo-orientale era di solito costituito
dalle case delle grandi famiglie contadine allineate lungo una strada con i
terreni coltivati alle spalle delle case stesse mentre poco lontano, su un'
elevazione pronunciata del terreno, si collocava un santuario dedicato al
dio della stirpe, Rod, e agli altri dèi dei diversi clan componenti (). Il
santuario (kapisc'c'e) naturalmente circondato da una palizzata di
fortificazione era prima d'altro un luogo di festa e di esaltazione dell'
unità di parentela dei villaggi che vi facevano capo durante tutto l'anno,
ma diventava anche deposito di derrate in caso di momenti difficili. A volte
si trasformava persino in un rifugio in caso di attacco nemico poiché era
accessibile soltanto da un lato e per il resto era completamente circondato
dalle acque dei fiumi. E' chiaro che questa planimetria non solo si adattava
di volta in volta alle esigenze del terreno, ma soprattutto dipendeva dalla
decisione degli dèi di concedere e di proteggere il nuovo "universo" creato
dall'uomo! E, com'è naturale, ciò richiedeva cerimonie abbastanza elaborate
per la ricerca del sito giusto che gli dèi concedevano ().
La disposizione descritta sopra è l'ideale dedotta dai vari scavi fatti
finora e tuttavia quella di Pskov, di Polozk ed altre città del Nord russo
vi si avvicinano molto: Sorgono costantemente alla confluenza di due fiumi
ed hanno gli adattamenti fortificati necessari, in caso di attacchi
militari. E' uno schema che diventerà successivamente il modello tipico
delle città (gorod) con Cremlino al centro e case abitate intorno (posad)
nella Russia del Medioevo.
Nel caso di Novgorod il disegno della città, il luogo pianeggiante, il fiume
che l'attraversa e non l'abbraccia, la mancanza del posad ed altri
particolari sono invece atipici.
Abbiamo persino notato dei parallelismi con la nuova Baghdad di al-Mansur
eretta verso la fine del VIII sec. d.C. () al posto di un vecchio impianto
fortificato sasanide e che ricevette auguralmente il nome di Città della
Pace ossia Madinat us-Salam. Aveva una cittadella, al centro della quale si
trovava il palazzo di al-Mansur con la moschea principale e un muro tutt'
intorno. Al di là di questo c'era un'altra fascia circolare di terreno in
cui si trovavano i palazzi dei notabili e dei parenti, circondata pure da
mura circolari. Quattro strade attraversavano la Città Rotonda e sboccavano
all'esterno delle due cinte in altrettante porte. Fuori delle mura, a sud, c
'era il Mercato (al-Khark) e il fiume Tigri la costeggiava ad est. E' una
soluzione abbastanza diffusa nel mondo persiano e, quel che è strano,
Novgorod coincide su parecchi di questi tratti, sebbene non proprio nell'
impianti originario, ma in quello dei secoli successivi.
Attenzione! Le similitudini possono non essere casuali poiché il mercato che
i novgorodesi frequentarono per buona parte della loro storia, era proprio
la nuova Baghdad! Se a questo aggiungiamo che era nella democrazia
oligarchica di questa città discutere e decidere collettivamente, che ci
sarebbe di male a pensare senza scandalo che, magari con l'aiuto di esperti
stranieri (Alani? Rahdaniti?), nello sviluppo successivo della città si
erano assimilati principi di pianificazione del territorio di origine
persiana nel lungo termine? Non è forse accaduto per molte città rivierasche
del Volga nello steso modo?
Per un impianto come Novgorod possiamo adottare persino come adeguatissima
la definizione tecnica datagli da Al-Idrisi: Centro logistico, poiché qui,
non solo ci si incontra per far mercato, ma si gestiscono anche depositi
custoditi e attrezzati. E, data la natura prevalentemente stagionale dei
traffici, questo spazio non ha ragione di essere abitato per tutto l'anno,
salvo che per ragioni di sicurezza, se non dagli Sloveni o dalle altre etnìe
locali.
Intanto alla fine del IX sec. s'intensificano e si complicano i traffici
internazionali europei ed extraeuropei e la richiesta delle merci
"settentrionali" aumenta in quantità e in qualità e pertanto, ritornando un
istante su questo punto, ci accorgiamo che i mercanti del Baltico pur
continuando a coprire la domanda del continente con i viaggi verso
Birka/Björkö, ora si rivolgono con maggior profitto alle vendite nel Sud. Di
qui la necessità di avere delle forniture continue. Le merci
"settentrionali" sono già acquisibili dal Sud fra i Bulgari dell'Oka,
parzialmente soggetti ai Cazari anch'essi, ma la concorrenza del Nord
comincia a farsi sentire e evidentemente la raccolta e la produzione bulgara
fino a questo momento non basta più. D'altronde l'arrivo di merci dal Paese
degli Slavi del Nord intacca pure gli interessi globali del grande Impero
Cazaro che controlla (o cerca di controllare) le vie d'acqua che sboccano
nel Mar Caspio e nel Mar Nero e che vuole continuare a godere di questi
traffici, visto il suo boom economico e culturale () che vive in questo
periodo.
Di qui tutta la serie di iniziative come la leggenda della Chiamata per
liberarsi dai Cazari, dai Bulgari e da chi altro impedisca i traffici del
Nord. Arriva Rjurik e i suoi armati conle bande dei due altri fratelli che
vanno ad occupare rispettivamente: Sineus, il territorio di Lagobianco
(Belo-ozero) più a Nordest, e Truvor, Izborsk, su un fiume che sbocca poco
lontano a nordovest di Pskov nel lago omonimo. I due fratelli moriranno e il
sopravvissuto Rjurik s'impadronirà dei loro territori e finalmente si
trasferirà alla Cittadella, lasciando per sempre Ladoga.
Il nucleo cittadino di Novgorod nasce perciò come Centro Logistico per
soddisfare tutti questi interessi messi insieme e il suo spazio è
pianificato in loro funzione quando finalmente si mette mano ad organizzare
la nuova città. Si pone il primo problema: Con chi popolarla? E qui nelle
nostre fonti esiste un po' di confusione. Leggiamo che, prima che Novgorod
nascesse, la gente che viveva a nord del lago Ilmen' era divisa in tre
"agglomerati" abitati rispettivamente dagli Slaveni, sulla riva destra del
fiume, dai Liudi (altra gente finno-baltica), sulla riva sinistra, e dai
Nérevi (una gente finno-baltica) anch'essi sulla riva sinistra. Le genti
soggette ai Variaghi erano i Ciudi, gli Sloveni e i Meri, ma poi troviamo
menzionati anche i Krivici (balto-slavi) e i Vepsi o Vesi (finno-balti).
Concludendo, c'erano varie genti, principalmente di tre etnie, Finnica,
Baltica e Slava che vivevano per loro conto. In virtù delle nuove
circostanze, queste genti sono coinvolte nel progetto di sfruttamento dell'
entroterra voluto dalle rispettive élites e sono ammesse a mettere insieme
il nuovo centro politico per riuscire così a governare.
Qui ci sono alcune incongruenze e ci viene il sospetto che la morte di
Sineus e Truvor come pure la "fuga" di Oleg e Igor' non siano che il
risultato finale di faide fra bande "mafiose" una volta alleate addirittura
con gli stessi locali.
Siccome abbiamo parlato di bande "mafiose" e abbiamo detto che la Chiamata è
una leggenda, a questo punto serve sapere qualcosa di più sull'argomento. A
quanto ci consta le bande sul Baltico sono numerose e nascono sia per
iniziativa di qualche individuo intraprendente con lo scopo di riuscire a
sistemarsi per tutta la vita nella ricchezza sia per opera di stessi
principi rivieraschi, slavi o svedesi, sempre a scopo di rapina.
Le bande, in particolare, non si muovono quasi mai da sole, ma se ne legano
insieme un certo numero per poter battere senza problemi qualsiasi
resistenza locale e, se rinunciano al saccheggio improvvisato, restano loro
due possibilità operative: 1. impiegarsi come scorta con ingaggio stagionale
per i convogli che partono per il Sud via fiume e 2. rifornirsi di merci e
trasformarsi in mercanti. Per quest'ultima ipotesi, lo ripetiamo ancora una
volta, ciò significherebbe o scambiare quello che si ha (e le bande non
hanno niente da commerciare) oppure depredare con la forza ad altri quello
che non si ha! Questo modo di fare inoltre potrebbe essere messo in atto più
facIlmente visto che i Variaghi hanno le armi e la forza fisica, ma è senza
sbocco poiché l'azione predatoria è a senso unico. Riuscita una volta, una
seconda fallirebbe giacché tutto l'ambiente si ritorcerebbe ostilmente e
addirittura verrebbe preclusa loro la via dell'eventuale ritorno!
Le rotte inoltre hanno molti impedimenti a partire dall'opposizione delle
altre bande presenti con lo stesso traguardo e per finire con le reazioni
degli Slavi che lì vivono. D'altronde è escluso che si possa proseguire sui
fiumi con azioni bellicose in ogni punto daziario poiché sul Volga ci sono
gli armati della Grande Bulgaria e quelli dell'Impero Cazaro, molto più
forti e più organizzati. Né gli intermediari che gestiscono i traffici si
possono sottoporre a costrizioni, se si vogliono realizzare dei guadagni
(che l'archeologia ci conferma esserci stati, sotto forma di tesoretti in
monete, sklady, sepolti negli strati più antichi).
Le problematiche insomma sono numerose e non tutte praticabili a causa dell'
atteggiamento fondamentale delle bande variaghe che rimane quello dei
guerrieri mercenari, benché, come vediamo, nelle Terre Russe del IX sec. non
si trovano principi né tanto meno stati protettori dei traffici "privati" e
quindi disposti a pagare un tanto per il servizio di scorta ai convogli
commerciali. Per il momento questi sono una congerie di imprese autonome
che, al massimo, pagano un servizio di scorta solo alla conclusione del
viaggio dopo aver venduto tutto quello che hanno portato al Sud.
Se questo ci è chiaro, vediamo allora gli itinerari più importanti e la
logicità della loro esistenza.
Il primo che restò in funzione per moltissimo tempo (fino al XVI sec.) è
quello lungo la Dvinà di Polozk gestito dagli Slavi Krivici (Polociani,
erano chiamati quelli di Polozk) attestati molto all'interno rispetto alla
foce del fiume. Tale posizione altresì si spiegava con motivi sia ambientali
sia di spazi coltivabili. I motivi ambientali erano dovuti al fatto di aver
trovato la regione già occupata dai Baltici Pruzzi e Jatvjaghi (insieme con
altri) affini per lingua agli Slavi stessi, ma abbastanza lontani per
cultura. Nell'archeologia locale ciononostante non s'evidenziano tracce
clamorose di conflittualità e quindi possiamo pensare che queste genti
riuscissero a convivere e a mescolarsi senza litigare.
Le bande variaghe erano pure presenti lungo la Dvinà e a Polozk (Polotesk) e
la loro presenza risulta anteriore qui alla fondazione di Novgorod e non
sembra imposta con la forza, secondo i reperti archeologici. Continuiamo il
viaggio allora. Da Polozk si risale la Dvinà fino all'altezza del lago di
Lepel'. Dopo aver percorso un breve volok (spartiacque, dove appunto le
imbarcazioni venivano tirate a secco e trascinate da una corrente all'altra
sui rulli, come già accennato), si entra a Borisov dove c'erano le famose
pietre moreniche - valuny - ossia delle vere e proprie pietre miliari
indicanti la rotta () e con su incisa una croce e una benedizione (oggi una
di esse si trova spostata dal suo luogo naturale in mezzo al fiume e posta
in un museo all'aperto). Dopodiché si è già sulla Berezinà che scorre nelle
immense Paludi del Pripjat e si scarica nel Dnepr, non molto lontano da
Kiev.
L'altro itinerario lungo la Narva (o, anticamente, Néreva) segue il breve
tratto di questo emissario del lago Peipus. Si entra nel lago attraversando
il primo bacino o lago dei Ciudi, poi il secondo più piccolo e inframmezzato
da isole o lago Caldo ed infine si prosegue per il terzo chiamato più
propriamente lago di Pskov. Di qui si entra sulla corrente del fiume Grande
(Velikaja). La si risale fino ad un volok che separa quel fiume dalla Dvinà.
Un altro ancora parte proprio da Novgorod, attraversa il lago Ilmen'
dirigendosi verso sudovest e entra in uno degli immissari del lago, la Lovat
', e risale fino alla cittadina di Holm. Qui c'è il volok che separa questa
stazione da Toropez, sempre sulla Dvinà, per proseguire fino a Vitebsk. Di
lì sul volok si passa ad Orscia e si è già sul Dnepr. Questa rotta è quella
che le Cronache Russe chiamano la Via dai Variaghi ai Greci che però
stranamente è nominata pochissime volte rispetto a quella che del Volga-Don.
La Via dai Variaghi ai Greci rimase in auge finché Costantinopoli costituì
il maggior mercato compratore delle merci russe. Successivamente, dapprima a
causa della conquista della capitale dell'Impero Romano d'Oriente da parte
dei Crociati nel 1204, la rotta decadde e, poi per le conquiste dei Tatari
(Mongoli) nella steppa ucraina verso la metà del sec. XIII, cominciò a perse
quasi tutta la sua importanza commerciale.
Ed infine c'è l'altra rotta detta la "Via dei Figli di Sem" (perché diretta
verso i Cazari ebrei) che è storicamente la più importante dato che qui si
svolsero le vicende più sofferte di tutta la storia russa ossia quella detta
del Volga-Don. Inizia sempre dal Lago Ilmen'' e, percorrendo la Lovat' e
deviando prima di Vitebsk sul fiume Kasplija, ci si porta a Smolensk, si
risale il Dnepr, che qui è ancora un fiume giovane perché vicinissimo alle
sorgenti, e si giunge a Dorogobuzh dove, dopo aver superato il volok con l'
Ugrà, si è già quasi sull'Oka che confluisce nel Volga chilometri avanti all
'antico stato della città di Bolghar, capitale dei Bulgari della Volga-Kama.
Si percorre il Volga fino al Grande Volok (oggi qui è stato scavato un
canale navigabile) che avvicina i due fiumi, Don e Volga, e qui si può far
la scelta di continuare per il Mar d'Azov verso il Mar Nero oppure verso il
delta del Volga, sul Mar Caspio.
Tutta questa rete di vie fluviali (abbiamo tralasciato naturalmente tanti
altri itinerari, anche via terra, percorsi di solito in caso di guerre
locali o di altri problemi) deve essere tenuta libera da impedimenti e
difesa () nel Nord. Da chi o contro chi? Ed eccoci arrivati al punto
cruciale del nostro discorso.
Come abbiamo finora appreso, i Variaghi avevano imposto un tributo alle
genti locali del Volhov, ma non per lungo tempo e, non appena questo regime
diventò troppo esoso, tutti si erano ribellati e avevano ricacciato i
Variaghi nel loro mare! Secondo noi, questo significa (lo ripetiamo)
soltanto una cosa per le bande variaghe: o si rinuncia a fare i pirati "alla
vichinga" o ci si adegua all'ambiente collaborando coi capi locali.
Dalle notizie che abbiamo, l'élite al potere a Kiev è slava, come pure negli
altri insediamenti del nord: Polozk, Turov, Pskov, Rusa. Anzi! Costantino
VII Porfirogenito ci dice genericamente che il nord della Pianura Russa era
soggetto al principe di Kiev e che costui ne ritirava un tributo ogni
inverno. In realtà però le vecchie città già esistenti erano delle vere
città-stato che, più che altro, collaboravano con Kiev per i traffici. Qui
le bande armate variaghe erano ben note e ben pagate per vari impieghi
militari o per esercitare la repressione sui locali più riottosi.
Le intromissioni variaghe sul lago Ilmen', a questo punto, urtano gl'
interessi slavi, seppure questi sembrino qui gli ultimi arrivati. E' vero
che gli Slavi d'altra parte non sono gente d'arme e la maggior parte di loro
sono contadini che risiedono qui tutto l'anno, ma ciononostante la loro
élite ha tutti i contatti adatti per fare commercio col sud. A quel che
sembra, i Balto-slavi ormai apparentati coi Finni formano la classe
dominante e tutt'insieme si sono accorti che non è una cosa così facile
scacciare una banda variaga giacché a quella ne segue subito un'altra, vista
l'attrazione enorme che si è sviluppata per queste aree in questi anni nel
Baltico (chiamato nelle Cronache per questi motivi Mar dei Variaghi).
Tuttavia ora queste élites sono pronte ad impedire ogni ulteriore
penetrazione, ma, siccome hanno bisogno di gente che si sappia battere
(senza impicciarsi d'altro), sono disposte al compromesso. Insomma non c'è
scelta! Occorre trovare da parte variaga un modus vivendi con gli Slavi e
con i loro alleati, baltici e finnici, vantaggioso per tutti!
Le trattative con il presunto principe Rjurik, tornando alla Chiamata, noi
le interpreteremmo come la formazione di una mafia che, a spese della gente
soggetta, si sta creando un impero ricchissimo. Si potrebbe pensare che la
Chiamata derivasse dalle dicerie che correvano sulla bocca di tutti su tali
manovre politiche dei capi e che i preti le avessero saputo cogliere molto
bene, per riportarle nelle Cronache dopo averle epurate a favore della
dinastia che governerà il resto della storia medievale russa: i Rjurikidi.
Chissà inoltre che, magari interpretandola lungo la via che abbiamo
indicato, non si possa risolvere l'annoso problema se Novgorod esistesse già
da tempo o fosse invece Kiev (o altri ancora) ad operare in questa parte
della Pianura Russa.
Il problema in realtà è di natura squisitamente economica.
Già Kiev ha tentato di arginare ed di impedire il libero commercio via
terra, che scorreva via Turingia () probabilmente a partire da Polozk e
Turov. Ha imposto un'esazione invernale del "tributo" che l'élite kieviana
intraprendeva con un lungo giro per setacciare tutte le tribù del Nord delle
Terre Russe (Costantino VII Porfirogenito descrive questa raccolta col nome
di poljudie che si può tradurre come raccolta degli schiavi) giusto allo
scopo di avere il monopolio dei traffici. Ora che, come sembra, si è
sviluppato un nuovo e più ricco centro di "raccolta delle merci
settentrionali" è importante che quei flussi mercantili vengano anch'essi
convogliati verso Kiev e non deviino nel Mar Baltico da Ladoga, come sta
avvenendo adesso, per il Caspio o altre direzioni indesiderate. Per questa
ragione si è molto sensibili a qualsiasi mutamento che avviene nel Nordest
e, soprattutto, si opererà affinché Ladoga perda la sua preminenza o il
Volga sia troppo frequentato.
Questi sono naturalmente gli interessi di Kiev, ma nel Nord i mercati del
Baltico sono altrettanto importanti quanto quelli del Sud e così, se le
bande variaghe devono essere sotto controllo, si esige soltanto che si
trasformino da predoni in una vera e propria organizzazione di polizia
privata per mantenere l'ordine (ossia lo sfruttamento) e custodire le merci
(compresi gli schiavi giovanetti, molto costosi) in un luogo sicuro per
conto delle élites!
E il "tributo"? Se Kiev ha risolto questo problema con il poljudie - la
spedizione armata con riscossione forzata durante l'inverno che abbiamo
appena detto - ciò nel Nord non è fattibile perché le merci richieste sono
raccolte in luoghi sconosciuti e impenetrabili. Secondo noi, i Variaghi di
Rjurik imposero accordi del tipo: Noi vi difendiamo dalle altre bande
variaghe e facciamo in modo che non penetrino più, ma voi, Slavi Balti e
Finni, ci pagherete non più il prezzo della sola scorta, ma una
cointeressenza nel traffico e nella vita politica. All'esazione e alla
raccolta però pensateci voi! Questa fu l'unica legittimazione possibile del
ruolo di Rjurik e dei suoi due fratelli giunti qui insieme con lui in quell'
anno con una ben nutrita banda di armati (non più di una cinquantina di
giovani al comando di ciascun fratello, comunque). La ricompensa è adeguata:
Egemonia militare nel territorio e legami mafiosi con la lega dei capi
slavi, finnici e baltici.
Ciò non esclude che, secondo noi, le bande della Mafia Variaga, costituite
da ragazzi scapoli e incolti, quasi dei disperati reietti della loro società
d'origine, accolte in un consesso di gente che invece ha un senso orgoglioso
della propria identità che rinnova ad ogni occasione possibile, siano
assimilate con matrimoni in famiglie nuove sebbene parzialmente miste
(finno-balto-slave) dal punto di vista culturale e, malgrado le regole più
solite del matrimonio esogamico praticato dagli Slavi che prevedevano la
"morte" culturale della donna e non dell'uomo, non possano che slavizzarsi.
D'altronde imitano le altre etnie, finniche e baltiche del luogo, le quali
hanno fatto altrettanto da tempo immerse nella marea slava dominante!
A parte l'integrazione culturale, un sistema di dominio simile basato sull'
alienazione forzata dei beni altrui da parte di un'élite armata () è stata
ben denominata dal biologo australiano Jared Diamond col termine
cleptocrazia e, per di più, ciò corrisponde molto bene a quella che
conosciamo oggi in Europa sotto il nome siciliano di mafia. A nostro modo di
vedere, i Variaghi avevano costituito un vero e proprio Racket Mafioso
Variago con varie bande che agiscono anche in contrapposizione coi Vendi,
come sarà più tardi per i Vitalienbrüder. E' logico che nelle Terre Russe in
posti dove c'è la frequenza stabile di una banda, a meno di non volersi
scontrare per una resa di conti, un'altra evita di penetrare. E forse il
centro operativo delle bande era proprio Gotland, dove appunto si trovava
Rjurik alla Chiamata.
Rjurik di certo conosceva la situazione e sapeva benissimo che non sarebbe
stato da solo qui. A Polozk, come abbiamo detto, troverà già il variago
Kvillan che poi passerà il potere ad un altro a nome Ragnvald (in russo
Rogvolod). A Turov dominava Tur (ossia Thor) e, come ci prova la Vita di
Santa Olga (), persino a Pleskov (oggi Pskov) c'erano da prima Variaghi
integrati ai Balto-slavi.
Così, mentre Rjurik farà la spola fra Ladoga e la Cittadella, Sineus si
stabilisce a Lago Bianco (Bjeloje Ozero) e Truvor a Izborsk, nelle vicinanze
di Pleskov (oggi Pskov) a sud del Lago Peipus (chiamato anche dei Ciudi).
Sineus e Truvor per loro sfortuna muoiono prematuramente (o sono eliminati)
e Rjurik accentra nelle sue mani il potere su tutta la regione.
Questa è più o meno quanto si deduce dalla versione ufficiale (molto
edulcorata, in qualche versione) immessa nell'XI-XII sec. nelle Cronache
Russe. Siccome in questo periodo il principe regnante era Jaroslav figlio di
Vladimiro il Santo e giacché sappiamo che questi aveva degli interessi e dei
legami molto forti con la Svezia (per parte di sua moglie Inghigherda), è
legittimo il sospetto che tutta la sequenza degli eventi sia stata
ricostruita in base alle particolari esigenze politiche (costruiva in quest'
epoca tutta una rete di alleanze con i Franchi attraverso matrimoni
dinastici rimasti famosi) di questo sovrano di Kiev, lui stesso. di
ascendenza variaga!
In qualunque caso l'origine di Novgorod potrebbe essere quella venuta fuori
dal nostro discorso senza alcun pentimento "storico-ideologico", visto che
quasi tutti gli stati medievali europei sono nati ed hanno consacrato le
rispettive dinastie regnanti in modo simile.
© dicembre 2007 di Aldo C. MARTURANO |
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