Il Medioevo Russo
Storia “medievale” o mostro sovietico
e comunista da aborrire?
Nel 1998 in Francia e nel 2000 in Italia presso Einaudi uscì
un libro di Karl Ferdinand Werner intitolato in italiano Nascita della
Nobiltà - Lo sviluppo delle élites politiche in Europa. E’
una ricerca sulle origini delle élites nobili d’Europa condotta
per cinquant’anni a Parigi dove l’autore lavora quale presidente di un
istituto di cultura. Ebbene questo lavoro è rimasto sconosciuto,
obliterato dalla volontà dei “medievisti” italiani di non riconoscere
la propria chiusura mentale rispetto ad un’Europa che è molto più
grande di quella che immaginano continuando a considerare come sufficientemente
“europea” la storia fittizia che viene insegnata a scuola e negli Istituti
Universitari.
Prenderemo spunto giusto da questo libro (fondamentale
per chi vuol conoscere meglio le nostre radici) per affrontare un altro
argomento, anch’esso messo da parte con la stessa protervia: La storia
delle origini “russe”.
Si sentono vaganti nell’aria alcune idee preconcette
quando si conversa con coloro che si interessano di Medioevo. A parte la
definizione assolutamente artificiale di questo periodo storico che però
può far comodo per attirare il lettore “colto” più ignaro,
queste idee, a nostro avviso, limitano l’orizzonte di quella lontana epoca
perché escludono perentoriamente alcune realtà che sono invece
importanti e fondamentali per tutto il continente. In questa nostra conversazione
vorremmo tentare di mettere a fuoco alcuni di questi preconcetti per vedere
di smontarli o per lo meno di rimetterli nella giusta carreggiata, se così
possiamo dire.
Innanzi tutto il Medioevo, magica perifrasi che significa
Età di Mezzo apparsa durante l’Illuminismo francese, che cos’è?
E’ un periodo quanto mai glorioso per le conquiste del pensiero e per quelle
materiali che hanno portato l’Europa d’oggi a diventare il punto focale
della civiltà in tutto il pianeta, sebbene abbia accumulato tantissimi
errori politici e sociali e continui ad accumularne quando usa metodi imperialistici
ereditati proprio dal suo Medioevo per mascherarsi da società innovatrice.
Tuttavia, siccome non è questo il nostro argomento, lo lasciamo
qui espresso così, in modo semplicistico e politicamente non schierato.
L’inizio del Medioevo è fissato per autorità
dal saccheggio della città di Roma in Italia da parte dei Visigoti
di Alarico nel 410 d.C. e con l’abdicazione dell’ultimo Imperatore Romano,
sempre in Italia, Romolo Augustolo nel 476 e lo si chiude di solito con
la caduta di Costantinopoli nel 1453 in mano ai Turchi di Maometto II il
Conquistatore o addirittura con la scoperta dell’America da parte di Colombo
nel 1492 o chissà con quale altro evento.
Questi sono in generale i limiti temporali fissati in
Occidente. E’ chiaro che essi sono fittizi e ideologici e dunque da superare,
ma, come abbiamo già detto, talvolta fanno comodo. Ciò non
toglie che alla radice degli eventi che lo storico indaga e racconta, da
una parte ci siano storie locali pregresse che non vanno assolutamente
trascurate e dall’altra eventi che in qualche modo hanno influito su quelle
storie e che neppure vanno semplicemente gettati via, ma cerniti indagati
e apprezzati. D’altronde nella storia non esistono interruzioni improvvise
in cui si possa passare da un periodo all’altro chiudendo una porta e aprendone
una nuova e facendo del Medioevo un periodo da attraversare velocemente
sotto una “guida tutta francese” o “tutta italiana”. Dobbiamo anche dire
che la parte di storia che chiamiamo Medioevo appartiene a tutti i popoli
europei senza escluderne neppure uno, specialmente se si tratta di quelli
che si trovano al di là del Reno e dell’Elba, benché con
malcelato disprezzo gli storici “nostrani” marchino ancor oggi quei popoli
col nome di barbari.
Il Medioevo dunque deve tornare ad appartenere a tutti
gli europei che oggi parlano diverse lingue ed abitano in regioni diverse
del continente perché in qualsiasi caso sono essi, con noi, che
si riconoscono a pieno titolo eredi di quel passato, senza alcuna discriminazione
di superiorità o inferiorità e senza cesure temporali artificiose.
Per ragioni geografiche fino alla scoperta dell’America al di là
dell’invalicabile oceano e per ragioni ideologiche, come la presenza del
Cristianesimo nelle sue varie confessioni insieme con l’Islam, questi europei
oggi hanno come traguardo ideale e futuro un “tutto supernazionale” che
serva all’umanità come esempio da imitare, proprio perché
è costruito sui propri errori compiuti in un passato dal quale tutti
provengono e devono conoscere.
Questa
è l’“europeità” da contrapporre alle “non europeità”
del resto della civiltà universale! E’ inutile e dannoso tuttavia,
a nostro avviso, proporre l’europeità agli altri popoli “extraeuropei”
come la migliore possibile e senza la necessaria umiltà che ognuno
deve avere davanti alle catastrofi che ha provocato fino a questo momento.
Una posizione diversa sarebbe anti-storica e verrebbe vissuta (già
lo è in molte parti del mondo) con dolore. Anche qui però
ci arrestiamo perché entriamo in un campo politico molto paludoso
non consono con la nostra conversazione.
E’ già giusto dire che non staremo qui a fare
la “metastoria” del Medioevo e, sebbene delle tre religioni monoteistiche
di questa epoca se ne attribuisca la maternità esclusiva il Cristianesimo
(intendiamo naturalmente non solo quello cattolico dominante in Occidente),
in realtà il maggior “peso storico” di questa ideologia sarebbe
minima senza l’apporto concreto delle altre due, Islam e Ebraismo. Le crociate,
il colonialismo, la scienza esatta, la religione universale, il tempo scandito
ritualmente, la lingua unica sono tutte utopie nate all’interno di queste
tre religioni in Europa e, ancora oggi, attraverso le sue nazioni
militarmente più potenti, tentano d’imporsi in tutto il mondo come
verità assolute ed indiscutibili. A quale scopo? Non vogliamo essere
retorici, ma ci sembra che tutto sia fatto dalle élites al potere
per mettere in movimento quei flussi di ricchezza diretti verso se stesse,
senza le quali non sussisterebbero nell’opulenza attuale!
Si crede ancora da parte del lettore colto medio che
il Medioevo sia un periodo oscuro da dimenticare, eppure, per quanto ci
riguarda da studiosi di storia russa (Medioevo Russo è una definizione
che odiamo), aggiungiamo che neanche la storiografia sovietica, approdata
per prima alla nuova democrazia di concezione marxista-leninista, è
riuscita a superare il Medioevo con il concetto di Feudalesimo dove quest’ultimo
periodo è considerato intermedio proprio perché è
il tempo dello sfruttamento della “classe dominata” prodromo del passaggio
all’era della liberazione comunista. Anche questo modo di vedere lo scorrere
degli eventi umani ha provocato e giustificato il grande “scisma” fra storiografia
“occidentale” e “orientale” che si trascina fino ai nostri giorni e che
ha portato questa parte d’Europa, l’Occidente, ad ignorare la storia dell’altra,
che erroneamente in Italia è chiamata Europa Orientale, sebbene
poi si trovi al Nord.
E’ bene pure ribadire che l’evoluzione culturale umana
è un processo lentissimo e senza fine o soluzioni di continuità.
E’ bene pure ribadire che nell’esperienza storica esiste quasi sempre una
causalità più o meno rigida e tutto quello che oggi conosciamo
ha le sue radici comunque e dovunque nel passato, immediato o lontano.
Ciò non vuol dire che non ci sia libertà di scelta sui propri
eventi personali o collettivi che siano, ma che, quando ad un certo momento
una scelta è fatta, l’evento che segue è il frutto di quella
scelta e quindi se ne devono subire le conseguenze.
Oggi forse questi pregiudizi sono diventati in gran parte
“più leggeri” storiograficamente, eppure nessuno storico italiano,
per quanto ci risulta, ha finora cercato di spazzare il campo da questa
paccottiglia ideologica, benché grandi ricerche e nuove messe-a-punto
siano intervenute, in primo luogo per opera dei “medievisti” di cultura
francese e tedesca. Insomma, secondo noi, è diventato urgente scrollarsi
di dosso, oggi!, tutti i carichi inutili altrimenti gran parte della nostra
Europa rimarrà sempre al di fuori del quadro! E allora diciamo la
verità: Fa comodo far sì che l’opinione pubblica nostrana,
italiana, non s’accorga di essere entrata nella fase che l’ha portata alla
subalternità culturale per cui, benché fieri di appartenere
all’Europa, siamo trascinati dalla storia senza parteciparvi culturalmente
e attivamente! E da dove cominciare?
Secondo noi, approfondendo le nostre conoscenze del Medioevo
in modo da abolirlo purché si ammetta che neppure un atto clamoroso
di quel genere basterebbe e alla fine, come qualsiasi mossa intellettuale
innovativa e improvvisa, troverebbe resistenze enormi.
Portiamoci allora al di là delle Alpi e del Mediterraneo,
prima. Vediamo che cosa c’è e si muove fuori dell’Italia e dell’Occidente
e cerchiamo di farlo senza intermediari e pregiudizi. Purtroppo, se cercate
nelle Università, nelle librerie o nelle biblioteche più
fornite qualche elemento che vi faccia valicare il Reno o le Alpi, vi renderete
conto che è una ricerca vana perché materiale di studio per
il mondo slavo-russo che occupa la stragrande maggioranza del Grande Nord
Europeo, non ne esiste o è scarsissimo!
Di chi la colpa? Dell’ideologia finora regnante nell’URSS?
Delle cortine di ferro o di altro genere poste dall’autorità sovietica
sulla propria produzione intellettuale? O perché l’Occidente si
è sentito escluso e abbandonato dall’Oriente dopo l’ultima guerra
mondiale?
Le ragioni sono molteplici e assai antiche. Sono di natura
ideologica e religiosa, fatte di razzismo e di paura politica e non sono
discutibili in questa sede, benché il motivo ultimo sia la scelta
di abbandonare questo mondo a se stesso per aspettarne il collasso materiale
e culturale, plaudendo non tanto alla svolta epocale di M. S. Gorbaciòv
quanto invece allo sfascio che ne è seguito.
A volte ci viene il dubbio se veramente sia esistita
una storia russa prima di Pietro il Grande o di Ivan il Terribile (e perché
Ivan e non Giovanni?) e che invece la storia delle origini degli stati
russi non sia che un’invenzione dei sacrileghi comunisti sovietici che
abitavano il reaganista Regno del Male…
A noi è nato per davvero un tale dubbio benché
sperassimo che fosse solo uno scherzo. Avevamo letto un articolo sul Web
(in tedesco) di Frank Kämpfer dell’Università di Münster
che ci aveva spaventato per le accuse documentate e profonde fatte al mondo
accademico europeo su questo problema, ma poi ci siamo accorti che la ragione
più prosaica, ma vera e sacrosanta, è che il mondo accademico
ha escluso lo studio del russo, come lingua, dal proprio seno “pedagogico”
per ragioni razziali e politiche e oggi si trova a non aver storici che
conoscano questa lingua (o altre lingue dell’est) per accedere all’opera
di validissimi storici pre-sovietici, sovietici e post-sovietici. Alla
fine lasciare che la curiosità del pubblico più informato
e gli studenti più entusiasti ignorassero la storia russa delle
origini perché non importante (anzi dannosa) per gli eventi di questo
Occidente, era più funzionale alla concezione “medievale” italiana
e europea che non… mettersi a studiare il russo! Con questo strano atteggiamento
la storia “medievale” russa corre – ancora oggi – il rischio di rimanere
al di là dei Carpazi o di essere completamente obliterata persino
in patria, sotto l’influenza “accademica” di retrivi storici russi emigrati
in Europa o in USA e di consiglieri editoriali nostrani! Tuttavia, e lo
ripetiamo, rimane pur sempre l’ignoranza della lingua russa la ragione
fondamentale per “giustificare” questa carenza in gran parte dei “loci
academici”! Addirittura, gli slavisti sono stati costretti a diventare
storici sfruttando l’occasione (peculiare) per cui la storia russa si può
raccontare basandosi quasi interamente sulla lettura e sull’interpretazione
delle sue numerosissime Cronache!
Da questa ambigua situazione sono nati la nostra intenzione
e i nostri sforzi di aprire una porta su questo nuovo mondo per cominciare
a parlarne senza pregiudizi politici e senza trionfalismi di sapore come
“lo sapevo io!”, ma con l’umiltà di gente interessata e curiosa
e assolutamente non gelosa di quanto sa e che cerca di raccontarlo con
un linguaggio semplice, rigoroso e immediato. Certo! Sappiamo bene che
ci sono tante difficoltà in questo nostro agire, ma ormai sono anni
che tentiamo di superarle, talvolta riuscendoci.
Per prima cosa se ci spostiamo qui, nella Terra Russa,
la storia “medievale” non coincide più con l’età di mezzo
sopra detta, ma è giusto l’inizio della storia con la leggendaria
fondazione della Dinastia Rjurikide. Schematizzando in modo “medievale”,
si può poi aggiungere che si chiude in pratica verso la fine del
XVI sec. con l’estinzione di questa dinastia (manipolata dalla Chiesa Russa)
quando il figlio di Giovanni IV detto il Terribile, morendo senza altri
figli degni, passa la sua corona (rappresentata da una berretta preziosa
conosciuta come la sciapka di Vladimiro Monomaco) a Boris Godunov, non
rjurikide.
Ciò tenuto presente, vediamo di addentrarci meglio
nell’argomento, dal principio.
Con il trionfo della formula statale costantiniana in
cui il vescovo di Roma Nova (poi Costantinopoli) consacrava e legittimava
la figura dell’Imperatore Romano e questi a sua volta proteggeva il vescovo
e la sua santa organizzazione, l’Europa inizia la nuova storia in cui l’Impero
Romano è dichiarato l’unico possibile nell’universo creato dal dio
cristiano. Siccome il potere sugli altri uomini promana da quello stesso
dio, secondo le sue leggi e i suoi disegni noti solo a lui e non svelabili
agli uomini se non a volte ed anche in modo non sempre chiaro, ecco che
il gerarca della Chiesa Cristiana unico intermediario fra Dio e il mondo
è investito della facoltà di consacrare il capo del regno
universale e cioè l’Imperatore. A questo sovrano terreno tutti si
devono sottomettere e rendergli omaggio. Si possono ricevere da lui anche
incarichi di comando e dignità diverse purché si accetti
l’idea che l’Imperatore è il padre e le persone che sceglie e alle
quali demanda incarichi e concede poteri sono i suoi figli!
Sono questi i concetti e le situazioni che si riverseranno
sull’élite di Kiev quando si avrà il battesimo più
famoso d’Europa voluto da san Vladimiro nella Terra Russa verso la fine
del X sec.! Quel battesimo non fu molto facile da ottenere da parte di
Costantinopoli e nei documenti ci sono vari tentativi operati sui “russi”
da un paio di Patriarchi, prima del 988 anno in cui il Cristianesimo fu
proclamato religione di stato per tutti i residenti nelle Terre Russe.
Niente di nuovo rispetto a quanto avveniva o era già avvenuto in
Occidente con i Franchi, ad esempio! In altre parole l’Impero agiva nei
casi di nuovi popoli che si affacciavano ai suoi confini sempre secondo
esperienze pregresse, ma ben collaudate e che avevano dato buoni frutti.
Le ragioni che premevano su Costantinopoli ad avere come
alleati Kiev e le città da essa dipendenti erano però alquanto
diverse, rispetto a quelle che valevano per l’Occidente, e proprio su alcune
di queste ragioni il Medioevo Russo ha un fondamento in più per
non essere messo da parte.
Con
l’avvento del Cristianesimo e lo spostamento dell’epicentro politico da
Roma in Italia a Roma Nova sul Bosforo, l’Impero verso l’VIII sec. si trova
a fronteggiare ad Occidente l’Islam che incalza per allargare la sua espansione
dal Mediterraneo verso il continente guardando sia alla Sicilia che all’estrema
punta occidentale che oggi è lo Stretto di Gibilterra, e ad Oriente
i movimenti dei popoli slavi nei Balcani oltre alle offensive dei Sasanidi
e dei Cazari fra il Caspio e il Mar Nero. E’ logico che le situazioni più
urgenti per Roma Nova sono queste ultime visto che coinvolgono i territori
più vicini e dunque è anche logico che in certo qual modo
lasci più spazio in Occidente ai Franchi che si vanno sempre più
consolidando, benché avanzino pretese sempre maggiori quali eredi,
anch’essi, del potere romano decentrato. Probabilmente per colui che guarda
fuori dal tempo, questo fu un errore che diede la possibilità al
Papa di Roma di reclamare il posto di signore unico e assoluto non solo
per l’Occidente, ma in seguito anche per il resto del mondo, inventando
la cosiddetta Donazione di Costantino. Naturalmente il Patriarca romano-italiano
dovette allearsi con le nuove forze di origine “barbara” e in particolare
con i Franchi.
Non è qui il luogo per rifare tutta la storia
del Soglio Pontificio e delle liti con il Patriarcato costantinopolitano,
ma abbiamo riferito a brevissimi tratti quanto sopra per far capire quale
fosse il ruolo che il Papa di Roma giocò per la creazione di un
nuovo impero universale, affidato tuttavia a Carlomagno e non più
all’Imperatore romano sul Bosforo.
Una società però ha bisogno di economia
per vivere e sussistere e quindi, da una parte, ricerca le fonti di sussistenza
fisica e materiale per avere continuamente cibo e riparo e, dall’altra,
di mantenere la posizione della sua élite che agisce da comando
e da guida con tutti i rituali che ne esaltino la natura legittima. Per
far questo l’élite ha bisogno di merci di lusso esclusive. Se in
realtà il sistema economico c’è già e funziona da
tempo, l’unico neo è la “sacralizzazione” del potere.
Occorre naturalmente che tutti i sudditi di un signore
cristiano credano nelle stesso dio e così l’opera di “santificazione”
dell’Europa, dei suoi abitanti e delle sue élites da parte dei più
attivi monaci irlandesi s’intensifica, giungendo addirittura agli eccessi
di Bonifacio, santo evangelizzatore del popolo germanico lungo il Reno.
Costui per la sua origine celtica (era nato nel Devon) conoscendo i precedenti
pagani della sua terra fece di tutto affinché la gente minuta, invece
di preferire le feste stagionali alle messe nelle prime chiese che apparivano
qui e là, si trasformasse in “lavoratori della terra” e si guadagnasse
il pane col “sudore della fronte” secondo i dettami delle Scritture. In
queste condizioni poi venissero a messa per concludere la giornata e non
saltassero nessuna delle celebrazioni delle feste comandate! Le misure
prese da questo vescovo intorno al 752 rimasero famose perché non
solo fece abbattere la quercia sacra del dio Donar presso Geismar in Assia,
ma anche perché avvelenò le fonti d’acqua perenni usate per
le libagioni pagane! Non era il solo in questa crociata contro la foresta
di pianura: già san Martino di Tours (ungherese e protettore dei
re franchi) aveva proceduto nello stesso modo qualche secolo prima e, dopo
Bonifacio, persino Carlomagno si distinse in questo scempio e cioè
nella distruzione sistematica della foresta.
Perché la foresta? Perché distruggere gli
alberi e quello che la foresta ha e dà? Semplice! Il Cristianesimo,
non avendo mai cancellato gli dèi pagani dal mondo, spiegava che
essi esistono ancora, perché sono personificazioni viventi del demonio!
Questi dèi non scompaiono e continuano ad imperversare dal luogo
dove sono stati esiliati da Dio al tempo della loro decadenza! Dante pone
il Principe dei Diavoli negli Inferi addirittura al centro della Terra
dopo aver attraversato una foresta oscura perché qui è il
suo dominio, ma dove si nascondono i suoi diavoli quando vengono in superficie?
Dove vivono? La risposta è ovvia: Nei templi pagani nella foresta!
Nei querceti, vista la spiritualità di questo albero, unica pianta
senza morte! E’ nel folto degli alberi che si celebrano i riti pagani e
perciò la distruzione degli alberi “europei” viene portata avanti
con grande fervore e gioia per il trionfo di Dio!
Tutto questo viene predicato in lungo e in largo e ogni
credente più minuto viene investito molto intimamente nella propria
vita giornaliera poiché le riforme che vede messe in atto
agiscono soprattutto sugli usi e sui costumi (non soltanto religiose, quindi!)
e trasformano i consumi personali con i relativi flussi mercantili. L’ideale
che la Chiesa assegna alla gente minuta è l’agricoltura e per i
lavori agricoli occorrono campi sterminati che possono essere ottenuti
soltanto sottraendo spazio alle fitte foreste che ancora esistono nel resto
dell’Occidente, a parte quelle che erano state abbattute già nei
secoli anteriori dall’Impero Romano in espansione. Indirettamente e forse
senza volerlo Cristo fa il più grande danno possibile: Priva tutto
l’Occidente della sua più importante risorsa di materie prime e
costringe gli alberi, letteralmente, a rifugiarsi sulle montagne!
Diamoci uno sguardo intorno. Città, campagna,
costruzioni, strade etc. In questo universo dove oggi viviamo risaltano
le memorie del passato tanto da farci abitare in uno spazio dedicato solo
ai morti e ai loro ricordi. I monumenti, gli antenati però sono
importanti perché ci danno una misura della nostra civiltà
e la ragione di essere come siamo. Spesso però guardiamo tutto questo
nei resti di pietra naturale o di pietra fatta dall’uomo (i mattoni!) senza
pensare che questi monumenti di solito sono “a giorno” cioè aperti,
senza porte, senza pareti e senza tetto… proprio perché quelle parti
di legno non si sono conservate! Se poi pensiamo a come si costruivano
le cattedrali o le abbazie o le stesse abitazioni signorili, immaginiamo
subito che pietre e mattoni erano collocati sul uno scheletro di legno
che poi si distruggeva. Le gru, le impalcature, i soffitti… E gli arnesi?
Salvo punte e lame di metallo, erano tutti di legno! E le armi? Ugualmente!
Se immaginiamo per un solo momento un esercito di una decina di migliaia
di fantaccini con picche, ecco che possiamo subito fare un conto di quanto
alberi erano stati tirati giù per farne le aste! E quanto legno
occorreva per fondere metalli o cuocere mattoni? E per riscaldarsi? E per
costruire le navi in mare o sui fiumi? E quando si cominciò a produrre
sale come conservante degli alimenti bollendo l’acqua salata? E per costruire
e arredare le abitazioni dei contadini?
E dove si trova il legno e dove lo si può scegliere
per qualità e consistenza ? Nella foresta…
Qualche numero, che dobbiamo al ricercatore tedesco H.
Kühnel, ci dà un’idea dei consumi immani di legno nel XIII-XIV
sec.: Per fondere 10 kg di vetro ne occorrevano 2 metri cubi mentre per
fucinare del metallo se ne consumava fino a 15 quintali…
Tuttavia la foresta non fornisce solo legno, ma tutta
una serie di prodotti che durante l’epoca di cui ci occupiamo costituivano
la base della vita delle comunità e delle loro élites “sacralizzate”
dal Cristianesimo. Potremmo cominciare elencando i prodotti selvatici come
funghi, bacche o insalate. Potremmo continuare dicendo che la foresta era
il luogo dove il piccolo bestiame andava a pascolare esimendo il contadino
dal dover coltivare il foraggio, insieme ai cereali.
E’ bene però soffermarsi un po’ più profondamente
sugli articoli che si commerciavano poiché erano quasi tutti prodotti
foresticoli e non sempre quelli che oggi potremmo immaginarci.
Vediamo un po’. Per il consumo della gente semplice si
può dire che quanto essa stessa produceva col suo lavoro era sufficiente
a coprire la domanda e, siccome la parte più importante dei prodotti
di consumo erano il cibo e i panni e tutto questo era prodotto in casa,
direttamente o indirettamente le materie prime provenivano dalla foresta.
Ecco che la deforestazione continuata dovette creare molti problemi, come
sappiamo dalle frequenti rivolte del mondo contadino e dalle carestie numerose.
A questo punto è bene adottare la classifica in
tre ordines o strati sociali fatta dal vescovo di Laon nell’XI sec. dei
cristiani residenti nell’Impero Franco, per capirci meglio, e cioè
la divisione della società soggetta al re in Coloro che governano,
Coloro che pregano e Coloro che lavorano.
Le èlites per eccellenza comprendono naturalmente
il re, l’imperatore, gli uomini di corte e la cosiddetta nobiltà
che appartengono tutti al primo ordo. Quelli che pregano, il secondo ordo,
sono tutti i membri della chiesa i quali vertici, guarda caso!, sono nobili
essi stessi perché parenti stretti o lontani di re e di imperatori.
Infine c’è la grande massa che Dio ha destinato al lavoro per mantenere
in vita gli altri due ordines.
Per farla breve fra riti e feste cristiane, fra banchetti
e ricevimenti di ospiti di riguardo, fra necessità di mantenere
castelli e arredamenti lussuosi, fra le spese per la guerra e per la difesa
e tantissime altre cose costosissime che qui sorvoliamo, la Chiesa e le
Corti erano costrette a spendere enormi somme per il decoro della propria
posizione sociale…
E’ comunque importante nominare qui qualche prodotto
foresticolo di altissimo valore aggiunto, magari indicandone gli usi e
perciò l’indispensabilità, affinché la nostra conversazione
risulti più chiara.
1. Gli schiavi. Sebbene
la religione cristiana indicasse l’eguaglianza di tutti gli uomini di fronte
a Dio, gli schiavi giovani continuarono ad essere acquistati in tutte le
corti cristiane per i lavori più pesanti o per il divertimento più
ricercato e lo stesso palazzo del Laterano, sede antica del Papa di Roma,
e poi Avignone, contavano schiavi a migliaia. Anche per la corte sul Bosforo
era la stessa cosa come lo era per le corti franche. E questi schiavi,
forse per costume o per necessità particolari, provenivano dalla
foresta russa, figli e figlie i contadini, i quali quando le bocche da
sfamare erano troppe per la terra che coltivavano preferivano agli stenti
di tutti, la vendita dei ragazzi più belli. Le corti musulmane naturalmente
erano quelle che ne compravano di più. E’ stupido però guardare
con occhio negativo a questo commercio perché in realtà i
giovani schiavi erano trattati bene proprio perché costavano tanto
e dovevano essere sempre in forze. |
2. Le pellicce pregiate.
Queste servivano soprattutto a distinguere il ricco dal povero, il potente
dal soggetto. Erano pellicce di zibellino, di martora, di vaio e di tanti
altri animaletti della foresta apprezzati ancora oggi che orlavano abiti
e cappelli, guanti e scarpe e costavano davvero un occhio del testa. Malgrado
ciò un re, un signore, un vescovo non potevano rinunciarvi per nessuna
ragione al mondo! |
3. Il miele. Solo sulle
tavole dei signori si servivano dolci fatti con il miele e in generale
questo prodotto delle api era il dolcificante esclusivo per vari piatti,
salvo che però pochissimi potevano procurarsene a causa dell’altissimo
prezzo. E non solo per i dolci! Il miele si usava anche per farne bevande
inebrianti, oggi ormai passate di moda, come il famoso idromele. |
4. La cera. Di questo
prodotto, che naturalmente prevedeva il sacrificio dei favi melliferi,
se ne consumavano enormi quantità. Anch’essa costava molto perché
doveva essere ben pulita e libera da corpi estranei. L’uso era per farne
candele. Mentre il contadino si accontentava di lampade dove bruciava sego,
l’élite chiedeva e consumava milioni di candele, specialmente infisse
su candelabri quando si doveva illuminare una chiesa o un salone da festa
per le cerimonie d’uso. Oltre che per le candele, in seguito la cera si
consumò sempre di più per gli oggetti fatti di bronzo in
modelli di argilla col metodo detto “a cera persa”. |
5. La pece. Questo prodotto
era importantissimo per quelle corti che gestivano flotte e flottiglie
e cioè per quasi tutte le corti europee, dato che si viaggiava anche
lungo i fiumi e che le barche richiedevano la calafatura proprio con la
pece. |
Lasciamo naturalmente da parte tutto una serie di erbe
medicinali e di prodotti secchi che la foresta pure forniva oppure il pesce
e la selvaggina, quest’ultima di consumo esclusivo dell’élite.
A questo punto con quel che abbiamo detto finora ci permettiamo
di fissare un’equazione, molto grave per le responsabilità storiche
da attribuire al Cristianesimo di Roma: Dove non arrivò il Papa
Romano, si conservò più a lungo la foresta!
Per non essere tacciati di partito preso però
dobbiamo aggiungere che i consumi “forestali” non erano diversi o diminuiti
nel resto dell’Impero Romano ad Oriente e cioè sul Bosforo e aree
viciniori, ma la politica della Chiesa Ortodossa fu molto meno arbitraria
di quella della Chiesa Romana lasciando che i popoli nuovi man mano catechizzati
gestissero la propria economia senza inutili interferenze religiose. In
questo modo nella Rus’ di Kiev, una volta battezzata, la Chiesa lasciò
che il principe gestisse il tutto politico pretendendo però l’annuale
decima senza eccezioni.
Addirittura, un esempio per noi incisivo perché
riguarda la storia russa delle origini è quello di Jogaila, principe
lituano e cugino del Gran Principe di Mosca, il quale nel XV sec. dopo
aver abbandonato l’Ortodossia nel cui segno era stato già battezzato
ed esser passato al Cattolicesimo Romano, si adoperò per distruggere
i luoghi pagani che i Lituani conservavano ancora nei querceti della grande
foresta russa, ma stando anche attento che non si devastasse “quella miniera”
rendendosi ben conto dell’importanza economico-strategica delle aree forestate.
Successivamente pose la “sua” foresta sotto personale protezione per poter
andarvi a cacciare a suo piacere. E Jogaila non è altri che Ladislao
Jagellone, re polacco di Cracovia e Granduca della Lituania, e la foresta
di cui si parla è sempre la foresta polacco-bielorussa del Grande
Nord!
E qui non si può non chiedersi: Ma come, le Terre
Russe erano le maggiori fornitrici di materie prime e di articoli di lusso
per le corti occidentali e nessuno ne parla? Perché mai? I documenti
ci sono e sono disponibili da sempre…
Leggiamo ad esempio E. Perroy nel suo Il Medioevo, L’Espansione
dell’Oriente e la Nascita della Civiltà Occidentale. L’autore nota
benissimo questo traffico del nord Europa intorno al XII sec. quando vede
i risultati del famoso Drang nach Osten degli Ottoni a partire da Magonza,
ma poi non sottolinea l’importanza della foresta nell’economia e nei commerci
col nord. Insomma si parla come se non si sapesse bene che cosa si commerciasse
in questi traffici! Al contrario C. Goehrke nel suo studio La vita d’ogni
giorno nella Russia Antica (non pubblicato in Italia!) evidenzia immediatamente
l’importanza di avere a disposizione una foresta da sfruttare. Altrettanto
fa lo storico R. Bechmann nel suo La Foresta nel Medioevo o l’eccellente
F. Hageneder nel suo Geist der Bäume ossia Lo Spirito degli Alberi
(non pubblicato in Italia!) e, last but not least, Marc Bloch.
Non
andremo oltre nel nominare altri autori sull’argomento e diremo che il
famosissimo Le Goff in tutta la sua produzione trascura sic et simpliciter
l’importanza della foresta nordica nello sviluppo della Civiltà
Occidentale e questo, a nostro avviso, concorre a costruire un modo assolutamente
sbagliato di guardare al commercio medievale mettendo in ombra l’importanza
storica e politica del Grande Nord. Si parla di fiere, di mercati dove
si commercia vino, grano, e soprattutto panni! Non è così!
I Veneziani e i Genovesi che avevano le loro basi nel Mar Nero o l’Hansa
che aveva i suoi uffici a Novgorod, a Polozk, a Smolensk e a Pskov nelle
Terre Russe erano là perché commerciavano ben altro e di
molto più gran valore che panni e alimentari!
Purtroppo non ci sono rimaste moltissime documentazioni
dirette su questi flussi di materie prime e prodotti semifiniti, ma rimane
possibile dagli studi fatti (ne parlano M. Lombard, J. Favier, ma anche
B. Lewis e specialmente B. Schechter che nel secolo scorso ha catalogato
con certosina pazienza tutte le carte della Genizà della Sinagoga
del Cairo) dedurre che il grande commercio, quello cioè che trattava
merci di altissimo valore e che quindi aveva come clienti le corti e i
signori che potevano pagare delle grosse somme, era gestito dagli ebrei
chiamati rahdaniti che disponevano di un’organizzazione logistica affidabile
lungo itinerari molto lunghi per il Mar Mediterraneo (ma anche via terra
attraverso la Turingia). Gli ebrei rahdaniti arrivavano infatti a Baghdad
e in Cina e portarono a Costantinopoli l’industria della seta (e non i
leggendari monaci con i bachi da seta nascosti nel bastone da viaggio,
per carità!) e la coltivazione del riso sulle rive del Caspio… ma,
come era costume, non svelavano facilmente le loro rotte e i loro contatti
e magari li mascheravano dietro favole e mostri! A causa di ciò
è probabile che costoro diffondessero le grandissime difficoltà
di raggiungere le Terre Russe e di fare affari con gli Slavi lasciandoci
poco informati sulla loro realtà storica durante il periodo medievale.
Ignoranza conservatasi a lungo, se possiamo esagerare nel ricordare che
ancora nel XVI sec. l’autore svedese della Storia dei Popoli del Nord,
Olao Magno, ignorava l’ubicazione di Novgorod-la-Grande!
Comunque sia, dai “posti di produzione” (le Terre Russe
del nord, specialmente) le merci viaggiavano fino al Mar Nero e di qui
fino a Roma, ad Aquisgrana, a Cordova e in altre città cortesi con
gran soddisfazione dei clienti e grandi ricavi per i mediatori rahdaniti.
Abbiamo ricordato Cordova intenzionalmente perché un altro stereotipo
che conserviamo è che l’Occidente Europeo fosse soltanto cristiano,
mentre questo non è vero visto che la Spagna era quasi tutta musulmana
(fino al Perpignano e a Marsiglia) e Cordova giunse all’apogeo nel X sec.
con Abd ur-Rahman III! Anche la Sicilia era arabo-musulmana e importatrice
di schiavi russi…
Pellicce, miele, cera, schiavi: Tutta roba di provenienza
foresticola e tutta fornita dal Grande Nord come ci ricordano gli autori
musulmani che conoscevano meglio le Terre Russe.
A parte questo, un altro stereotipo da eliminare è
che gli Slavi orientali avessero una cultura arretrata e inferiore al resto
dell’Europa e che, a causa di ciò, è inutile interessarsi
troppo della loro storia. E questo è uno di quegli stereotipi strani
che già qualche esempio basterà a dissipare.
Kiev nel 1037 inaugura la seconda più grande
cattedrale cristiana d’Europa (v. H. Dittmar in La Lotta delle Cattedrali,
Politica, Potere e Costruzione di Chiese in Lotta fra Est e Ovest oppure
Massimiliano Mandel in Storia dell’Arte Bizantina e Russa)!
Novgorod-la-Grande, oggi capoluogo di provincia
e cittadina di secondo ordine rispetto alla vicina San Pietroburgo, fino
al XV sec. era la città più grande del Nord Europa e la più
antica repubblica europea. E inoltre che fosse la più colta e più
alfabetizzata dell’Europa del Nord non è un’affermazione gratuita,
ma documentata. Negli scavi condotti da Arzihovskii e Janin dal 1951 nella
sola Novgorod sono state ritrovate oltre mille… berjòsty! Queste
sono comunicazioni scritte su scorza di betulla che ormai tutte le lette
e tradotte dicono chiaramente come qui tutti sapevano scrivere e leggere,
dal nobile ricco fino all’artigiano di strada!
E possiamo dimenticare che i monaci del Monastero della
Trinità (oggi sede del Patriarcato di tutta la Russia nella cittadina
di Sergeev Posad non lontano da Mosca) andarono ad alfabetizzare i finnici
del nord inventando persino un alfabeto per i Zirieni nel XIV sec.?
Che ne dite? Non è una bella prova di cultura
delle Terre Russe?
Ed ancora un’altra notizia. Nel primo Medioevo
nell’Anticaucaso esisteva un Impero famoso e potente: L’Impero Cazaro!
Aveva la sua capitale a Itil sul Volga (quella città non è
stata ancora ritrovata per cause geografiche e naturali, ma un’altra, Sarkel,
altrettanto famosa e costruita dai Bizantini, sì!), professava la
religione ebraica e dominava il Mar Nero fino sotto Kiev in concorrenza
con Costantinopoli. L’Impero Romano cercò ripetutamente non solo
di convertire l’élite al potere al Cristianesimo, ma persino di
allearla alla casata imperiale. Costantino V detto il Nasotagliato sposò
una principessa cazara di nome Cicek (in turco, la lingua dei Cazari, fiore)
ed ebbe come figlio e successore Leone IV detto il Cazaro perché
usava nelle cerimonie più importanti indossare un mantello che gli
aveva confezionato sua madre secondo l’arte cazara chiamato appunto il
Mantello di Cicek ossia in greco Tzitzakion (i greci non sapevano pronunciare
la ”c” e la sostituivano con il digramma “tz”). Ebbene questo Impero che
fa parte della storia russa delle origini in quanto da esso vennero le
prime indicazioni a san Vladimiro di Kiev su come costruire uno stato che
funzionasse è completamente ignorato!
In un libro scritto da un certo Robert Marshall
edito da Neri Pozza qualche anno fa col titolo Tempesta dall’Est, l’autore
ringrazia tutta una serie di esperti accademici che hanno rivisto il testo
del suo libro diretto al grande pubblico che parla dell’invasione dei Mongoli
in Europa ed ecco che cosa leggiamo nelle prime pagine: “…dei Mongoli.
… il 24 marzo 1241, la Domenica delle Palme, la città (Cracovia)
venne saccheggiata e incendiata. Per il resto dell’Europa la notizia del
saccheggio di Cracovia apparve come un terribile presagio etc. etc….” Ma
come? Quasi una decina di storici e esperti hanno riveduto il testo e nessuno
s’è accorto d’aver dimenticato l’avvenimento che aveva scosso l’Europa
e il Papato tempo prima e che, questo sì!, aveva aperto la strada
oltre i Carpazi per giungere a Cracovia!! Il 6 dicembre 1240 infatti era
caduta sotto i colpi dei Mongoli una città molto più importante
di Cracovia e molto più nota: Kiev! Qualche anno dopo di qui vi
passerà persino il legato del Papa Giovanni del Piano Carpini a
constatare tristemente i danni lasciati dal saccheggio! Che dire? Si rimane
allibiti da queste “chiusure mentali” anche perché il ruolo della
Rus’ di Kiev nel contenere l’espansione mongola è assolutamente
fondamentale per capire la storia d’Europa…
Un altro punto sono le Crociate e i Cavalieri.
C’è in circolazione un numero sempre maggiore di libri sui Cavalieri,
sui Templari, sulle Crociate. In questi libri di divulgazione, ma scritti
anche da storici peraltro sedicenti informati, le crociate si fanno soltanto
in Medio Oriente e giunte alla Nona con la perdita di San Giovanni d’Acri
nel 1291… terminano! Purtroppo, così facendo, si cancella dalla
memoria storica europea la Crociata più importante: Quella dei Cavalieri
Teutonici iniziata intorno al 1226 con l’appoggio di Federico II e finita
praticamente con la Battaglia di Tannenberg Grunwald del 1410! Contro chi?
Contro Prussiani e Lituani considerati gli ultimi pagani d’Europa e soprattutto
contro i principi “eretici” delle Terre Russe! Eppure i Teutonici furono
e rimasero un fattore importantissimo per il Baltico. Introdussero la “pianificazione
industriale” del territorio, diffusero la segale al posto del frumento
difficile da coltivare in certi climi, introdussero i tribunali popolari,
il primo diritto cittadino rispetto alla campagna, un nuovo concetto di
sovrano assoluto etc.! Ma chi ne parla? Cercate pure…
E chi ha sentito parlare di Alessandro Nevskii? Eppure
il Papa Innocenzo IV da Lione gli scrive una lunghissima lettera nel 1248
affinché abbandoni la sua fede ortodossa e riconosca la soggezione
della Chiesa Russa al Papa di Roma: Risolverà molti problemi coi
Cavalieri Teutonici e Livonici, facendo ciò!
Il ruolo della donna nel Medioevo è poi
un altro grosso neo di ignoranza. Chi ha mai sentito parlare di Olga di
Kiev o di Eufrosina di Polozk o di Marta Borezkaja? Forse nessuno dei nostri
lettori! Eppure sono figure di donne russe che furono importanti per la
storia. Forse si dirà che sono cose note solo a chi studia questo
argomento specifico. Se però accettiamo questa osservazione (peraltro
fatta da editori italiani abbastanza qualificati in campo storico) allora
come mai nessuno ricorda che la casata dei Capetingi ha come capostipite
la bellissima Anna di Kiev? E’ la madre di Filippo I (da buona ortodossa,
introduce per prima fra i nomi germanici dei re di Francia un nome biblico
e greco: Filippo). E’ lei che educa il figlio secondo la magia medica slava
e diffonde la fama guaritrice dell’imposizione delle mani da parte del
re. Da questa educazione scaturirà la cerimonia rimasta famosa in
cui nei giorni prescritti Filippo I aspetta la fila dei sofferenti sui
quali impone le mani per guarirli dalla… scrofola!
E, a proposito di donne, parliamo di streghe e
affermiamo che in tutta l’Europa sono state condannate e perseguitate.
Non è così! Qui nelle Terre Russe le streghe non furono mai
trattate in malo modo. Anzi, erano apprezzate come ”le donne che sanno”
ed erano le uniche medichesse a disposizione nei villaggi russi! Perseguitarle
avrebbe causato una rivolta massiccia contro la Chiesa Russa. D’altronde
sono esse le fondatrici (ignorate) dell’omeopatia e della farmacognosia…
Quando poi si sente parlare di Vichinghi, di Vichinghi
dell’Est, di Variaghi e di Rus’ è una confusione unica, ma non perché
ognuno la racconti a modo proprio, ma perché si evidenzia subito
che l’argomento in sé è sconosciuto e si confondono popoli
con bande, atteggiamenti moderni con quelli di mille anni fa, tecniche
con condizioni geografiche e climatiche per giungere a conclusioni inaudite:
I Vichinghi hanno scoperto le Terre Russe! Su questo argomento però
rimandiamo al nostro articolo Dedicato ai Variaghi pubblicato in parte
in www.mondimedievali.net o su altri siti.
In questi ultimi tempi è uscito il nostro
ultimo libro, Vita di Smierd, nel quale siamo riusciti a ricostruire tantissimo
del mondo slavo-orientale che oggi si conserva ancora nelle usanze e nei
costumi, non solo culinari, dei contadini russi, lituani, estoni e delle
genti delle steppe ucraine. Qual era il fine di pubblicare un simile lavoro?
Semplicemente perché il patrimonio folcloristico russo è
il più ricco d’Europa!
Chiediamo a chi ci legge: Sapete niente sul pantheon
slavo e slavo-orientale in particolare? E infine su San Nicola? Chi sa
che questo santo notissimo ormai in tutta l’America del Nord e in tutto
il mondo anglosassone per opera, a quanto sembra, della pubblicità
della Coca Cola è il santo più popolare russo? Le icone più
famose e più sacre sono dedicate a lui. Chi può immaginare
che Babbo Natale non è altro che lui? E Santy Claus (da Saint Nicolaus)
non è altro che il nomignolo che gli danno i newyorchesi nel loro
dialetto forse non sapendo che l’uso di dare dolci ai bimbi buoni e cenere
a quelli cattivi è nato proprio a Novgorod-la-Grande quando si celebravano
le due feste del santo, quella di Nicola il Caldo e quella di Nicola il
Freddo! Nella repubblica del nord c’era una chiesa proprio nella Piazza
del Mercato. Sicuramente sanno di questo legame continuo e mai reciso fra
San Nicola e la Russia i baresi quando vedono la scritta in russo sulla
statua del santo che si trova sul sagrato della Basilica a lui dedicata…
In questi ultimi tempi ci siamo anche occupati di un'altra
figura medievale per vedere se c’è il corrispondente nella storia
delle origini russe: il Cavaliere! La ricerca è stata dura, ma il
risultato è che tale figura non esiste come in Occidente, ma sotto
forme diverse e molto originali.
E qui chiudiamo con un grosso dubbio: Ci siamo sempre
domandati come mai si possa arrivare una situazione del genere! Una risposta
soddisfacente non si riesce a trovarla, se non in quella molto degradante
per l’Italia e per il suo mondo accademico in cui, per ragioni politiche
e di incertezza linguistica di accedere alle fonti storiche originali,
è meglio che la gente ignori una parte di storia europea! All’impossibilità
personale degli storici nostrani di accedere alle fonti si aggrega tranquillamente
l’editoria italiana di grido (quella potente diretta ad un ampio pubblico
curioso e pseudocolto, per intenderci), a partire da Mondadori e per finire
con Laterza, la quale finora non ha pubblicato alcunché sul cosiddetto
Medioevo Russo!
© ottobre 2007 di Aldo C. MARTURANO |