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Computers Storia della Cina e .....
scritto inedito di: Prof. dottor Milost Edvino Mariano
Italia e Cina
L’Italia è entrata nella rivoluzione economica cinese e Roma offriva ai cinesi il suo modello di innovazione della piccola e media impresa. Forse stiamo diventando la porta dell’Oriente, la porta che l’Europa apre agli investimenti dell’ Asia e dell’ Europa in Asia, attraverso il fondo Mandarin, leva finanziaria appoggiata dai due governi e costruita con la China. Devlopment Bank e la Banca delle Importazioni -esportazioni cinese. La filosofia italiana è che quando scoppia una rivoluzione industriale o commerciale orientata sulla modernizzazione non bisogna scappare, ma capire se l’ operazione è giusta e poi partecipare. Il presidente della Cina Hu Jantao intende raddoppiare nei prossimi cinque anni la produzione e affrontare i problemi con un paese amico, l’Italia. Purtroppo a Pechino Hu ha anche incrementato le spese militari e spera entro il 2025 di raggiungere la parità strategica con gli USA. Secondo quello che mi aveva a suo tempo raccontato zio Nicola, fratello di mia madre, sui cinque anni passati in Cina, vivere in questo paese è molto bello, purchè certi generali stiano alla larga. Dopo aver raggiunto Hankow nella Cina meridionale, gli offrirono, dopo pochi giorni, il posto di concessionario di una fabbrica di auto francesi e vissero tranquilli e felici, lui, sua moglie e la loro figlia per più di sei anni, conducendo una vita brillante tra gente civile e mettendo da parte un bel mucchio di dollari. Tutto questo durò fino a quando il generale Ciang Kai- Shek decise di intraprendere la ricostruzione politica ed economica del paese, liberandola dai comunisti. I cinesi che vedevo a Milano erano brava gente, onesta e lavoratrice, viveva vendendo cravatte nel centro di Milano e abitavano in una specie di ghetto in via Canonica, nelle vicinanze dell’Ospedale Maggiore. Si avvicinavano alla gente con gentilezza nelle vie centrali della città con le cravatte bene distese, in mostra sull’avambraccio sinistro. Mi ricordo il loro modo di parlare che noi stupidi ragazzi imitavamo ridendo, “ bela clavata due lile, plego signole “ . Quelle due lire forse erano la cifra che permetteva a loro di non morire di fame. Il mio meccanico era un cinese bravissimo. Quando arrivavo con la mia giardinetta 500 nell’officina di via Canonica, mi diceva: “metti in moto” e lui ascoltava il motore con un vecchio fonendoscopio che qualche medico gli aveva regalato e faceva la diagnosi, senza sbagliare mai. Quando aveva problemi di salute veniva a trovarmi nel vicino ospedale e questa volta ascoltavo io il suo cuore ed i suoi polmoni con il mio fonendoscopio. Alla fine di un afoso giorno d’agosto, terminato il lavoro, lo invitai a bere qualcosa di fresco in un bar a due passi dall’officina. Seduti sotto un ombrellone, mentre stavamo bevendo una fresca spuma gli chiesi: sei a Milano da quattro anni, ma come vi trovate, tu e la tua famiglia, qui in Italia ? Mi rispose con una barzelletta .Siamo scappati dal nostro paese perché la situazione era molto confusa, mentre qui da voi, nel 1930, c’era ordine e lavoro. Da qualche parte avevo letto che per voi il mio paese è “una immagine rovesciata dell’Europa “, forse al tempo degli imperatori era così, ora abbiamo solo politici e generali che non sono all’altezza della situazione, per cui ci è rimasto solo Confucio con le sue massime. Una di queste diceva: “ogni paese dove andrai, donne e buoi diversi troverai”. E Confucio aveva ragione anche qui. Domenica faceva un caldo boia, come dite voi a Milano e volevo fare una sorpresa a mia moglie. Dove sarebbe andato Confucio per godersi un po’ di fresco ? In montagna naturalmente. Alle cinque del mattino entriamo in autostrada, ma dopo cinquecento metri non andiamo ne avanti ne indietro, perché siamo bloccati da una coda di dieci chilometri di macchine che vorrebbero andare al mare, ma invece sono bloccati dalla polizia che sta finendo i rilievi per un incidente, sotto un sole feroce, in attesa di una ambulanza per i feriti. Verso le undici siamo a casa per farci una bella doccia. Esiste anche la variante invernale con tutte le macchine che in pieno inverno, con cinque gradi sotto zero restano bloccate, per andare a rompersi le gambe sciando. Termino con un problema un po’ delicato. Quando un cinese ha l’influenza e gli cola il naso prende un fazzolettino di carta , si asciuga il naso e lo butta nel gabinetto o in un posto simile. Cosa fanno invece molti italiani ? Tirano fuori dalla tasca un fazzoletto di lino o di cotone, si asciugano il naso, poi ripiegano il tovagliolo umidiccio e pieno di virus e lo rimettono in tasca, ripetendo la manovra, sempre con lo stesso fazzoletto, una trentina di volte nella giornata. Chi è strano dunque noi o voi ?
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