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Computers Gli ultimi asburgici
scritto inedito di: Milost Della Grazia e Machì Venera Milost
Commiato
Lucciole! Per fortuna nel mio giardino sono tornate. Volevo solo dirti, mia cara Benny, che quando Vera è entrata nel mio studio con una scatola nella quale c’eri tu, ti ho subito battezzata con il nome del cane di mia nonna, con il qual giocavo sempre, soltanto che lui , era un San Bernardo e pesava poco meno di 100 chili, mentre tu sei una signorina che pesa cinque chili e mezzo. Il mio Genoma ? Ho avuto da parte di mio padre due zie entrambe arrivate vicino ai cento anni. Da parte di mia madre l’albero genealogico annovera un paio di guerrieri nomadi, quelli che si cucinano le bistecche sotto le selle del cavallo, venuti dalle steppe dell’Asia Centrale dell’Asia Per mia fortuna dormo tranquillo tutte le notti, non so cosa sia la depressione, ma non ostante la mia buona volontà, cammino con fatica e posso scrivere solo con il computer, fatto che mi è molto utile perché allarga molto il mio orizzonte che per l’età tende a restringersi. Viviamo in un mondo pieno di problemi che non trovano soluzioni, Una mi interessò in modo particolare: Scegli un lavoro che ti piace e non lavorerai un’ora per tutta la vita, e fu così che divenni chirurgo-urologo-nefrologo per 42 anni a Milano, e così divertendoci, Pisani Enrico ed io creammo a Milano il primo Padiglione in Italia riservato ai pazienti nefropatici e creai tre centri dialisi in una divisione urologica che la Regione Lombarda giudicò essere la più funzionale e aderente alle richieste di una UE. Ho raggiunto gli 87 anni, ma il mio spirito è rimasto quello d’un tempo e vorrei scalare ancora per l’ultima volta la Grande di Lavaredo, come l’8 agosto del ’45 con l’amico Angelo Di Bona che ora, diventato una statua accanto alla chiesa di Cortina d’Ampezzo, osserva per l’eternità le cime che aveva scalato. Io invece sto assistendo, praticamente inerme, alla distruzione che il Parkinson sta provocando nella mia sostanza nigra spingendomi verso la demenza, per cui il computer è diventato l’unico mezzo per poter comunicare con gli altri e questa sarà probabilmente l’ultima storia della mia vita. Non sono stato sicuramente un uomo religioso, la mia religiosità la chiamerei piuttosto sentimentalismo, ricerca ossessiva di un passato infelice. Il ricordo di mia madre che mi preparava l’albero di Natale. Il ricordo di due settimane a San Diego in California, passando le notti con mio padre raccontandoci tutto quello che non ci eravamo mai detti nella vita. Morì dopo una settimana che ci eravamo salutati all’aeroporto di San Diego piangendo. Ricordo la prima volta che andai in Israele con mia moglie. Avevamo noleggiato una macchina e prima eravamo andati a visitare Gerico, il Mar Salato e la famosa università del deserto a Beer-Seba. Da qui affrontammo il deserto del Negheb raggiungendo la valle di Timnà con le miniere di rame di re Salomone. Per ultimo raggiungemmo Gerusalemme. E’ stato detto che il mondo ha dieci misure di bellezza e che nove di queste appartengono a questa città, che ha visto gli eserciti di 36 guerre. L’hanno ridotta in cenere 17 volte, ha conosciuto il rimbombare degli zoccoli dei cavalli degli Assiri, ha udito sibilare le sciabole arcuate di Saladino, ha visto più passione, più amore, più selvaggia crudeltà di qualsiasi luogo abitato dall’uomo. E’ stata definita centro del mondo, ombelico del mondo. Il sipario delle storia si levò in Mesopotamia, l’età della pietra era finita, l’uomo mesopotamico varcò la soglia della civiltà. Inventò la rivoluzione agricola, quando scoprì che era più semplice cibarsi con i cereali che crescevano spontanei nella famosa Mezzaluna Fertile, piuttosto che andare a caccia. Fu il periodo in cui l’uomo addomesticò il cane, che divenne il miglior amico dell’uomo. Un’antico canto ebraico dice: “Io camminerò a Gerusalemme, = io canterò Gerusalemme, = danzerò Gerusalemme, = sarò a Gerusalemme quando morirò”. Si avvicina il momento del commiato, cara Benny, non ti ho mai raccontato una brutta storia che ho dovuto vivere per rendere gli uomini più capaci di operare, per questo sono stato costretto a uccidere moltissimi cani, che abbiamo usato per migliorare la circolazione extracorporea che ci avrebbe permesso di operare i bambini “blu” con gravi malformazioni del setto intraventricolare. Unica consolazione è che non li ho mai fatti soffrire perché prima di fissarli su di un lettino operatorio sedavo i loro dolori con la morfina. La primavera è tornata ancora una volta, e due ginestre nel nostro giardino sono in fiore, giacinti selvatici, violette e ciclamini salgono dall’erba profumata, gli uccellini in viaggio verso il nostro paese hanno potuto riposarsi in pace nel nostro giardino e alla sera si sente un dolce mormorio di uccelli nel folto rosmarino. Sono venuti a riposarsi prima di iniziare il lungo viaggio verso il Nord. Spesso ti addormenti ai miei piedi, cara Benny, di tanto in tanto, sul ventre e mi guardi con occhi pieni di amore e di tristezza. Ogni tanto in questi giorni ti alzi e appoggi la tua piccola testa sulle mie ginocchia. Sto per partire per un lungo viaggio in una terra lontana e questa volta non potrai venire con me. Non preoccuparti, avrai ogni giorno il tuo abbondante pasto, quando le campane del mattino suonano per svegliarci. Dopotutto chissà se riusciremo a vederci ancora, vado in un paese di cui niente conosco, non so cosa mi accadrà lassù. “Non andartene, resta con me o portami con te” implorano i tuoi occhi. Ho letto molte fiabe di questo mondo ignoto ma non sono che fiabe, perché nessuno di quelli che vi sono andati è mai tornato per dirci cosa ha visto. Il giardino dove scorrazzi è sempre tuo, cerca di non dimenticarti la legge che ti avevo imposto di non usare violenza contro gli animali. Obbedisci sempre a Vera, ti saluto e spero di rivederti. Ti affido a Vera ti abbraccio. Può darsi che un giorno ci si riveda.
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