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Computers Gli ultimi asburgici
scritto inedito di: Milost Della Grazia e Machì Venera Milost
Storia dei Milost
La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla
Gabriel G. Marquez
I  Milost sloveni  nobili di Tarnova e fedelissimi a Francesco Giuseppe, con il quale hanno combattuto nei Balcani contro i Turchi e in Lombardia contro i piemontesi ed i  francesi di Napoleone III°.   Milost Anton, che dai registri del Herzogtum di  Krain  risulta nato e vissuto  intorno al 1840, era un possidente agrario  capostipite di una famiglia di agricoltori.   Aveva inviato il suo unico figlio Francesco prima a Lubiana poi a Vienna per fare pratica su problemi amministrativi e postali  e avevano studiato questi problemi con la guida di due italiani, Torno e Tasso, che erano particolarmente esperti in materia, tanto da essere interpellati anche da Francesco Giuseppe, il quale voleva riorganizzare alcuni servizi dell’impero. Con l’aiuto di mio nonno aveva modernizzato la flotta della marina militare austro-ungarica ed ora voleva valorizzare il porto di Trieste dopo che era stato creato il canale di Suez perché, con questo canale,  il viaggio tra  Trieste e l’ Estremo Oriente era diventato molto più veloce e meno costoso, per cui  Trieste poteva competere con  i grandi porti  del nord, come Amsterdam, Ostenda, Amburgo e Bremen. Per questo motivo aveva fatto costruire una linea  ferroviaria Vienna-Trieste. Anche qui i consigli di una persona esperta sul rapporto spesa - guadagno,  avevano accelerato la realizzazione del progetto.   Mio  nonno Venceslao  inviò i  due figli maschi, mio  padre Emil e Vladimiro,  alla scuola militare di  Kishmarton in Ungheria.  Mio padre era disciplinato e studioso, Vladimiro invece era molto indisciplinato e fu ferito, per errore, da una ronda militare, che voleva solo vedere i sui documenti.   Spaventato, si buttò nel Danubio dal Ponte delle Catene, annegando per le ferite. Il  suo corpo fu ricuperato alla foce del Danubio in Romania. Ora riposa nella tomba di famiglia dei Milost a Trieste.  Mio padre Emil, dopo sei anni di Ungheria era passato all’Accademia Navale di Fiume , ed a 23 anni era Tenente di Vascello, comandante di un sommergibile e decorato più volte dall’imperatore per le sue azioni. Raggiunta l’età della pensione mio nonno si trasferì con tutta la famiglia a Trieste in Aquedotto per dar modo alla nonna di poter curare meglio i suoi disturbi.
Mio padre Emil e suo nonno Anton, il patriarca della grande famiglia di agricoltori sloveni del Herzogrum di Krain-Ducato di Carniola e la sua famiglia era ben nota all’imperatore per la sua fedeltà agli Asburgo. Parlando  di loro  diceva sempre: “voi  sloveni siete, come sempre, i miei unici e grandi amici, oggi a Solferino contro i francesi, nel passato contro i turchi nei Balcani.”
Appartengo a quella stirpe di amanti  della storia che quando  lascia il Friuli o Trieste per andare a  Milano, in genere per i morti ai primi di novembre, rompendo l’anima a  chi è seduto accanto a me  gli chiedo: “lo sai chi comandava la carica di cavalleria a Pastrengo?”
Su un percorso di 500 chilometri passiamo tre culture, quella triestina mitteleuropea asburgica, quella dell’impero sul mare, veneziana e quella lombardo-milanese della Battaglia dei Giganti, che decise se diventavamo uno dei tanti cantoni svizzeri oppure il nostro futuro erano i Savoia.   Lasciando Trieste, a Barcola sfioro un piccolo cimitero dove riposa un fratello massone che saluto:  ciao Alberto Lobba.
A Miramare il mio pensiero va  al  “Rinato fiore d’Asburgo, alle tue bianche  torri  fosche vengon le nubi.”  ( G. Carducci ).
Prima di lasciare Trieste il mio saluto va alla roccia con i due Lupi di Toscana e a Redipuglia penso a Benito Mussolini  che volle questa scalinata di pietra bianca per far riposare i caduti sul carso triestino. Sul  Piave maledico  quel generale che fece fucilare innocenti soldati per giustificare la sua  incompetenza.
Non dimenticherò mai quel folle carnevale veneziano  con  Nicola Grillo e la musica dell’Idomeneo. A  Padova rivedo la splendida villa Pisani dove nel 1934 si incontrarono l’uomo della Provvidenza e il Nuovo Redentore, invaso da un delirio messianico, che ci portò alla rovina.
Poi Custoza, Goito, Pastrengo e la Torre-Ossario  di Solferino, ormai siamo in Lombardia e sono le cinque del pomeriggio e comincio a sentire nell’aria il profumo della cazzuola di verze con le costine di maiale, tipico piatto autunnale lombardo e sotto il bel cielo della Lombardia, dato che mi è venuta un po’ di fame, mi dirigo verso un locale dove so dove trovare una buona cazzuola,  ascoltando il C.D . di Zucchero “ Va’ pensiero sulle ali dorate”.
L’impero austro-ungarico era formato dall’unione di varie etnie, alcune tranquille come quelle austriache, slovene e croate, altre inaffidabili come l’Ungheria, la Boemia e la Slovacchia, la Slesia, la Galizia  e la Bukovina, tutte in continua contestazione.   La nomina a Papa del cardinale liberale Mastai-Ferretti, con il nome di Pio IX° , scatenò in tutta l’Europa, specie dove comandavano gli Austriaci,  sommosse e  rivoluzioni.   L’aveva capito il conte maresciallo  Radetzky che era meglio andarsene per qualche giorno, evitando di prendere a cannonate questa città che adorava e la sua amante milanese.
La gente qui in Friuli ha ancora nostalgia degli Asburgo?
Cormons è una bella cittadina vicina a Gorizia, dove ogni anno si festeggia il compleanno di Francesco Giuseppe.  Quando chiesi alla madre di un mio amico che abita ad Udine:  lei di dov’è?   Sono un’austro-ungarica, mi rispose con orgoglio. Buona risposta, ho pensato, risponderò anch’io così.  Il senso del dovere e della dignità ha finito per trasformare il suo nome, la sua figura  in un mito e per noi, ultimi asburgici,  la morale vuol dire dovere, onestà, correttezza, cavalleria, ma soprattutto, come diceva mio padre: “un uomo una parola”.
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