Come previsto il congresso alle quattordici era praticamente finito ed iniziavo con Hieron il breve giro della Svizzera tedesca. Dopo un paio d’ore,
tornando verso Aarau, il fiume Aare entra in una stretta valle che percorriamo per tre chilometri di curve, dopo di che all’ improvviso si apre e
Hieron si fermò in uno spiazzo erboso. Scendiamo dalla macchina ed alla mia destra notai subito le rovine di un antico castello.
« Questa è la sorpresa che ti avevo promesso. Noi la chiamiamo “rocca del nibbio”. Sono i ruderi del castello di Habichtsburg, fatto costruire intorno al 1020 dagli antenati di Rodolfo I d’Asburgo, il principe che legò la
sue sorte a quella degli Hohenstaufen, Federico Barbarossa, Federico II di Svevia, e l’infelice Corradino di Svevia, fatto decapitare a 16 anni a Napoli da Carlo d’Angiò, dopo averlo sconfitto a Tagliacozzo.
Forse tu sei la prima persona che sia venuta a visitare questi ruderi. Qui puoi
trovare solo gente che, con la lenza in mano, va a sedersi sulla riva dell’Aare, per pescare una trota. Non sanno cos’è la storia, la confondono con le storielle, cioè con le barzellette.
Mi avevano detto che tu eri stato il primo ad occuparti di emodialisi e di trapianto di rene a Milano ed io dovevo organizzare tutto all’Ospedale Cantonale di Aarau. Avevo bisogno dei tuoi consigli e del tuo aiuto e così siamo diventati amici. »
« Si, ora mi ricordo bene la tua visita, anche perché era venuto a trovarmi un altro collega, del Policlinico di Zurigo, che si chiamava Hildebrand come te e dopo un trapianto di rene era morto. Ti avevo visto solo una volta e, per fortuna, ho fatto confusione. Ma il fatto mi aveva colpito molto perchè pensavo fossi tu la vittima. »
« Il mio cognome in Svizzera è molto comune, come da voi Brambilla, Rossi o Bianchi ... Quando venni a trovarti in corso di Porta Romana, a due passi dal Policlinico, mi avevano sorpreso i vari proclami di Radetzky incorniciati e in bella vista in anticamera e nel tuo studio, le foto di tuo padre, di tuo nonno e dei vari zii, tutti in divisa di ufficiale austro-organico, i due grandi ritratti con dedica di Francesco Giuseppe. La tua casa era un vero mausoleo degli Asburgo. »
« Si hai ragione, Hieron, mancava solo di sentire, in sottofondo, la marcia di Radetzky, quella marcia che ricreava in me, per pochi istanti, quel mondo mitteleuropeo ormai perduto, che mio padre mi aveva lasciato come base culturale, quando, pieno di rimpianti, lasciò Trieste per la California.
Ero troppo piccolo per ricordare quel giorno in cui i bersaglieri sbarcarono dal cacciatorpediniere Audace sul molo prospiciente la Piazza Grande di Trieste. Molta gente applaudiva i soldati italiani, altra gente piangeva. persone piangevano. Questo era il destino di tutte le popolazioni con la “frontiera mobile”, come Trieste, la Polonia, l’Alsazia, la Lorena e la Boemia.
« Ma gli Asburgo erano svizzeri , austriaci o germanici ? »
« Quella degli Asburgo fu una dinastia europea, perché nel suo processo storico, seppe riunire tanti popoli di diversa etnia in un unico regno, sul quale non tramontava mai il sole e fino alla guerra mondiale del ‘14 – ’18 ufficiali austriaci, ungheresi, polacchi, boemi, sloveni e croati combattevano, fianco a fianco, con Francesco Giuseppe. A complicarci la vita arrivarono dalle steppe dell’Asia centrale molte tribù, già islamizzate nell’Iran, che finirono per conquistare tutta l’Anatolia, dopo aver distrutto l’ impero bizantino.
Nel 1157 la dinastia dei selgiuchidi si estinse e presero il potere gli ottomani Murad e Maometto, i quali, nel 1453, conquistarono Costantinopoli, realizzando il programma del Corano, un solo Dio in cielo, un solo Re in terra e le nostre famiglie croate e slovene vennero coinvolte nella lotta contro l’invasore ottomano, sia nei Balcani che nelle battaglie navali in Dalmazia, a Cipro, a Candia e Lepanto, »
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