I cosacchi del Don non avevano mai accettate il dominio bolscevico comunista e quando Hitler attaccò la Russia, molti di loro chiesero di poter combattere con i tedeschi contro le armate
sovietiche per liberare la Russia. Quando le armate tedesche dovettero ritirarsi, molti cosacchi con le loro famiglie seguirono le armate tedesche ed Hitler pensò di utilizzarli per tenere libero il percorso tra la Germania e la Linea Gotica dai partigiani, percorso fondamentale per poter inviare materiale bellico dalla Germania alle armate del Feldmaresciallo Kesselring. I vari reggimenti cosacchi furono sistemati nelle varie zone del Friuli, con Villa Santina come sede del comando, promettendo a loro, come seconda patria, il Friuli.
Quando la guerra, ormai chiaramente perduta, era agli sgoccioli, i cosacchi ricevettero l’ordine di ritirarsi nella zona di Lienz, d’accordo con le autorità inglesi che, dopo averli disarmati, si erano impegnati a proteggerli. Un accordo segreto di Yalta, tra Stalin, Roosevelt e Chirchill, prevedeva invece la consegna di tutti questi cosacchi alle autorità russe che li considerava dei traditori.
Molti cosacchi nel frattempo vennero uccisi dai partigiani garibaldini. Mentre i vari reggimenti stavano concentrandosi a Lienz, i cosacchi furono brutalmente maltrattati dagli inglesi, e quelli che si ribellarono furono uccisi con le loro mogli e i loro figli. La gran massa fu fatta salire sui carri bestiami con le loro famiglie per consegnarli alle autorità russe. Quando i cosacchi si resero conto della situazione, tentarono disperatamente di fuggire. Intere famiglie si buttarono dai treni in corsa, in corrispondenza dei fiumi cercando di disperdersi. La maggior parte venne consegnata alle autorità russe, che li condannò a morte. I vari generali furono tutti impiccati a Mosca, compreso Krassnoff, ex ufficiale dello zar ed autore del famoso libro “Dall’Aquila imperiale alla Bandiera Rossa”, impiccato a Mosca nonostante i suoi ottantasette anni.
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