Vivo da dieci anni in Friuli, sulle prime colline a nord di Udine, e tutte le mattine, quando spalanco le imposte del mio studio, vedo i boschi, le verdi colline e le Alpi Giulie e ringrazio il Signore che mi ha dato la possibilità di passare gli ultimi anni della mia vita tra questi monti e tra questa gente dura, laboriosa e pragmatica, gente che ha ancora rispetto per gli anziani, gente che ha saputo sopravvivere nonostante le drammatiche vicende che hanno colpito senza pietà questa terra, dalle orde di Attila al terremoto del 1976, che trasformò il Friuli in un cumulo di macerie: pestilenze, carestie, gente che moriva di fame, continue scorrerie barbariche, guerre spietate che trasformarono il paese in un campo di battaglia, con i friulani sempre pronti a tirarsi su le maniche per rimettersi al lavoro, senza perdere tempo, ma soprattutto senza lamentarsi inutilmente dopo l’ennesima catastrofe.
Questa è anche l’incredibile storia di Anilla una ragazza nata a Nimis il 25 ottobre del
1917. E’ possibile che i suoi antenati siano arrivati quì dalla Francia, tenendo presente la donazione della Villa Nemach, che il patriarca Voldorico II concesse al capostipite dei Conti di Nimis, famiglia che si estinse completamente nel secolo XIV. Comunque il suo cognome
è quello della cittadina dove è nata e dove è vissuta più a lungo e da brava friulana non disdegnò di lavorare come contadina nella zona della Motta , tra Nimis e Savorgnano. Dopo il matrimonio e dopo la nascita della figlia Violetta, emigrò nella Svizzera tedesca, dove visse per tre anni, apprendendone bene la lingua, fatto che le fu utile per aiutare il marito nel suo lavoro.
Nonostante tutte le traversie è arrivata in buona salute alla soglia dei novanta anni. Per conoscere meglio la cittadina di Anilla ho sfogliato varie volte il voluminoso libro di Bruno Fabretti, che in 650 pagine racconta la vita del paese e della sua gente, anche attraverso una documentazione fotografica eccezionale. Questo libro riassume in tre parole tutto il dramma vissuto dal Friuli e da Nimis, un calvario durato secoli .Sabato ho pranzato con Anilla, ottantasette anni molto bene portati, con un appetito migliore del mio, forse perché troppo occupato a farle domande ed a memorizzare le risposte.
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