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Computers Il Pensiero filosofico e religioso
Cosa sta succedendo al mondo?

scritto inedito di: Milost Della Grazia
La libertà nell'Islam
Nei paesi arabi la libertà e la cultura dovranno, ancora per un lungo periodo, passare attraverso la moschea, situazione bene descritta nei libri di Isaiah Berlin.
Anche noi occidentali abbiamo impiegato più di un secolo, tutto il tempo del Risorgimento, per liberarci dalle pastoie religiose ed arrivare al concetto di libera chiesa in libero stato. In questi paesi arabi è meglio non forzare i tempi e lasciare che la rivoluzione religiosa segua una sua logica ma lenta evoluzione, imparando soprattutto a leggere e interpretare in modo corretto il Corano, come sicuramente è nella volontà di Allàh e del suo profeta Maometto, per evitare che nel loro nome vengano commessi degli orrendi crimini.. Soltanto nella Turchia di Kemal Ataturk, con l’aiuto di un nazionalismo esasperato che voleva a qualunque costo salvare la  patria, fu possibile laicizzare il paese a tamburi battenti. Quando Kemal Ataturk proibì agli uomini l’uso del fez  rosso, simbolo dell’Islam, dovette far saltare letteralmente parecchie teste, prima di ottenere  risultati soddisfacenti.
L’amico , poco più di quaranta anni fa, visse per un certo periodo nella Libia di Re Sidi Idris, allora protettorato italiano e mi scrive che a quei tempi  il Corano permeava la vita  in modo ossessivo e il concetto di cultura, avulso dalla religione, era inconcepibile e che pertanto non poteva essere  completamente d’accordo con me su una possibile assoluzione dell’Islam, relegando a pochi criminali la colpa dello stato attuale. Probabilmente ha ragione, ma è mia abitudine sviscerare i problemi, non per avere ragione, ma per avvicinarmi il più possibile alla verità. Per confortarlo gli racconto che nel periodo tra le due guerre, per ottenere il passaporto, il problema non era il fascismo, ma la benevolenza della portinaia e soprattutto del parroco, ai quali la polizia si rivolgeva regolarmente per avere notizie della nostra rispettabilità. Per quanto poi riguarda la religione e la libertà di cultura, nel 1960,  circa quando Rossoni era a Tripoli, fui assunto, come assistente incaricato nel più grande ospedale  di Milano. La Madre Superiora volle conoscermi, per darmi il benvenuto. Dopo i soliti convenevoli, mi disse: si ricordi, se vuole lavorare e fare carriera  in questo ospedale, deve essere uno dei nostri. Dopo qualche giorno scoprivo  che il mio primario ed alcuni giovani colleghi, prima di andare in reparto, si fermavano devotamente per qualche minuto nella chiesa dell’ospedale, sotto l’occhio benevolo della superiora. Dopo qualche mese vinsi un concorso, diventando assistente universitario presso una cattedra, abbandonando con gioia la carriera ospedaliera.
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