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Computers Il Pensiero filosofico e religioso
scritto inedito di: Milost Della Grazia
lo Sivaismo
Questo non è un saggio sulla storia delle religioni, ma il racconto dell’esperienza personale di uno studioso francese, Alain Danielou, il quale, durante una lunga permanenza in India per studiare e poi per insegnare sanscrito, filosofia e musica all’università di Benares, ebbe il tempo e l’intelligenza di individuare in questo immenso museo della storia del mondo che è l’India, l’esistenza dello Sivaismo, una religione anteriore all’induismo vedico, allo zoroastrismo, alla religione greca ed alla storia biblica di Abraamo. Questa religione mistica e naturalista considera il mondo come un tutto armonioso nel quale le piante, gli animali, gli uomini e gli dei appaiano come diversi aspetti della sostanza divina.  Alain Danielou, sulla base di numerose osservazioni, aveva concluso che circa seimila anni a.C., si era diffusa dall’India dravidica verso tutto il bacino del Mediterraneo e da qui verso tutta l’Europa, una religione primordiale, che rappresentava l’insieme degli sforzi dell’uomo per capire la creazione e armonizzarsi con l’opera del creatore, avvicinandosi e identificandosi con Lui.
Trattando questi argomenti mi è stato molto utile l’ esperienza yoga acquisita per anni a Milano con  il maestro Patrian ed il lavoro svolto come Maestro Venerabile della  R. L. Umanità e Progresso- Krishna all’Oriente di Milano, alla quale il maestro fraterno Ugo Poli aveva dato una impronta esoterica basata sulla filosofia indiana. Nella mia biblioteca ho ancora un notevole numero di libri di Krisnamurti e di altri grandi maestri indiani, oltre ai nostri scritti  durante il lavoro massonico.
Avendo studiato i testi e i riti del tantrismo, che permettono di collegare l’esperienza yoga  ai principi universali, Danielou era stato colpito dai numerosi parallelismi incontrati negli antichi culti dell’Egitto, della Grecia e del mondo pre-celtico,  arrivando alla conclusione che vi era stata un’epoca, prima delle invasioni ariane, in cui queste diverse regioni avevano le medesime credenze e la stessa religione dell’India. Dopo l’ultima glaciazione e in un clima più mite, le grandi migrazioni dall’India verso ovest avevano trasferito anche quella cultura che portavano l’impronta religiosa del sivaismo, con una concomitante diffusione in Europa ed in Asia di idoli di pietra e monumenti megalitici ( dal greco megas lithos ). 
In Asia, dopo la costruzione della Grande Muraglia cinese, erano iniziate le grandi migrazioni di popoli verso ovest e un folto gruppo di tribù nomadi indoeuropee, che occupavano da secoli una vasta zona pianeggiante tra il Mar Caspio e il lago di Aral, al nord dell’Hindu-kush, si divisero in due rami. Di quello che possiamo chiamare Iraniano, una piccola parte rimase nel territorio che occupava da secoli, il resto si diresse verso occidente raggiungendo la Persia. Il ramo Ario-indiano, alla ricerca di terreni più fertili, raggiunse Kabul nell’Afghanistan e da qui penetrò nella vallata dell’Indo, dando inizio a una vera e propria migrazione ad ondate successive verso l’India. 
Nel 1700 a.C. avevano già distrutto Mohenio-daro, la città-giardino nella quale i  dravidi, per costruirla,  avevano usato, per la prima volta al mondo, mattoni cotti. 
Gli Ari, man mano che  avanzavano verso sud e verso est, soggiogavano e facevano schiavi gli indigeni  di pelle scura. Alla catastrofe provocata dall’invasione degli indoeuropei, si aggiunse anche quella provocata dalla piena dell’ Indo.
Tutta la storia dei popoli indiani, le loro usanze e tradizioni è scritta  nei quattro libri chiamati Veda (saggezza), ma è soprattutto l’ultima parte dei quattro libri, chiamata Upanisad, che  si occupa  della loro tradizione religiosa e filosofica. Il primo libro Veda è il Reg,  il secondo Yajur, il terzo è il Sama, il quarto è Atharvaeda e si occupa  dell’antica religione degli Ari. Tutti compilati nel corso dei secoli e completati verso il 900 a.E.V. Altri testi, nei quali sono state trascritte e riassunte tradizioni orali che parlano del diluvio e di miti e leggende glorificanti Brama, Vishnu,  Shiva, sono i trentasei volumi  Purana. 
I due grandi poemi epici della letteratura indiana,  il Mahabarata, centomila versi suddivisi in diciotto libri e il Ramayana, ventiquattromila versi divisi in sette libri,  sono la versione poetica di miti e leggende.  ll Bhagavad Gita è un breve testo di settecento versi nei quali vengono raccontate le imprese di Arjuna e di Krishna.  
Da ultimo ricordo ventotto Agama nei quali vengono spiegate le regole delle varie sette sivaite ed i  Tantra, opere di carattere esoterico che si occupano soprattutto di yoga.
Ma in quale lingua sono stati scritti tutti questi volumi, quale lingua usavano queste popolazioni per comunicare tra di loro ?  In India esiste una enorme frammentazione linguistica, per cui si parla di un migliaio tra lingue ufficiali e dialetti che si possono raggruppare in quattro principali famiglie linguistiche: 
· l’indo-europea, che comprende la maggior parte delle lingue ufficiali
· la dravidica,  parlata nella parte meridionale dell’India e nell’sola di Ceylon      
· la sino-tibetana,  parlata nella zona nordica montuosa
· la  munda, parlata  in varie isole linguistiche, sparse  nelle regioni centro-orientali tra Bombay      ed il  Bengala occidentale.
Tutte quelle indo-europee parlate in India appartengono al ramo indo-iranico, al quale appartiene il dialetto beluci, parlato nella parte sud-occidentale del Pakistan e un gruppo indo-ario, al quale appartengono  tutte le altre lingue e dialetti parlati in India. L’indo-ario  ha una lunga tradizione e comprende lo sanscrito, che veniva parlato anticamente e ancora oggi viene usato come lingua letteraria.
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