..
Computers Il Pensiero filosofico e religioso
scritto inedito di: Milost Della Grazia
Da Aristotele a Plotino
Quando si parla di pensiero filosofico, specie se greco,  non si può prescindere dalle concomitanti vicende storiche per avere una visione complessiva più completa.  fatto questa premessa in quanto  non si può parlare di Aristotele senza menzionare  nel contempo la figura di Alessandro Magno ed il suo grande impero.  La Grecia ai tempi dell’Accademia di Atene era  un insieme di piccole città-stato, per lo più ostili  o in guerra tra di loro. Atene, Sparta, Tebe, Mileto, città della Ionia, Siracusa, Crotone e Taranto della Magna Grecia potevano avere un governo democratico di sinistra, oppure retto da aristocratici, talvolta erano in mano a veri tiranni.. 
Atene e Sparta, di fronte all’invasione persiana, si erano alleate e furono in grado di sconfiggere i persiani a Maratona,  nella battaglia navale del Monte Athos ed  a  Salamina (492-490).  Dopo qualche anno Sparta aggredì Atene dando inizio alla guerra  del Peloponneso  431-403 ).
Nel 371 il tebano  Epaminonda con il suo “battaglione sacro“  sconfisse gli spartani nei pressi di Leuttra,  trovando poi la morte ( 362 ) a Mantinea, quando sembrava  avesse nuovamente in pugno la vittoria. 
In quell’ ampio arco di tempo che va dal  cinquecento al trecentosessanta  a. C.  a  nessuno dei famosi filosofi greci, Pitagora, Socrate e Platone venne in mente che sarebbe stato molto più saggio creare  una specie di federazione democratica di tutte le polis greche. Pitagora aveva creato la sua Scuola a Crotone, se l’avesse aperta ad Atene avrebbe fatto la stessa fine di Socrate, accusato di empietà e ucciso con la cicuta. Mi piace ricordare le sue ultime parole: “ E’ l’ora di andare, io a morire e voi a vivere. Chi di noi stia andando verso il meglio, lo può sapere soltanto Dio”. 
A quei tempi, quando un malato era guarito, si usava immolare un gallo ad Esculapio e Socrate, dopo aver bevuto la cicuta e quando si accorse che la fine era vicina e che era  ormai “guarito” da ogni male di questa vita, si rivolse al suo discepolo, dicendogli: “siamo in debito di un gallo a Esculapio, portaglielo tu, Critone,  non dimenticare”. 
Il grande Platone, scrisse circa tremila pagine di dialoghi, parlando di un po’ di tutto, ipotizzando  una Utopia, che nessun comunista nostrano avrebbe accettato per la sua crudeltà. 
Allevò un gran numero di allievi, arrivando all’ottantesimo anno di età senza che la sua mente eccelsa venisse mai sfiorata dall’idea che i greci delle varie polis , in base al principio che “l’unione fa la forza”, sarebbero vissuti meglio se si fossero confederati in una specie di repubblica democratica. 
Lo aveva capito invece sia Aristotele che Filippo, il re dei Macedoni e suo figlio Alessandro, i quali dopo qualche anno crearono  un impero, del quale la Grecia divenne  una delle tante province.
Aristotele nacque nel 384 a. C. a Stagira, ( in greco Stayros, piccola cittadina della Macedonia, situata sulla costa orientale della penisola Calcidica.
Percorrendo la strada da Salonicco a Kàvala, ho fatto una deviazione di pochi chilometri per visitare Stagira e rendere omaggio al suo grande cittadino. Dopo pochi minuti e  interpellati tre abitanti di questa squallida cittadina, ho capito che qui nessuno aveva la minima idea chi fosse stato Aristotele.
Suo padre era medico e amico di Aminta, nonno di Alessandro Magno e re della Macedonia, regione spesso coinvolta nelle migrazioni  di vari popoli, soprattutto sciti e celti, che in più ondate occuparono la parte  meridionale della  penisola balcanica.
A diciotto anni Aristotele era ad Atene all’Accademia di Platone, del quale fu allievo per venti anni. 
Tra l’altro fu uno dei primi studiosi a crearsi una biblioteca personale. Platone e Aristotele erano entrambi dei geni e  mezzo secolo di età li divideva, ma Platone  non mancò di riconoscere  la grandezza di quel ragazzo venuto dal nord che una volta definì “Mente dell’Accademia”.
Alla morte del maestro ( 347 ) abbandonò l’Accademia per contrasti con Speusippo, successore di Platone. Passò un periodo con Senocrate ad Asso nella Troade e ad Atarneo, entrambe in Asia Minore, dove Ermia, antico discepolo di Platone, si era imposto come moderato tiranno della città. La nipote  e figlia adottiva di Ermia, Pizia, divenne sua moglie. I maligni dicevano che costei fosse la figlia o la concubina di Ermia, ma entrambe le storie furono smentite  dal fatto che Ermia era un eunuco. Probabilmente fu lo stesso Ermia a convincere Filippo, figlio del defunto re Aminta, a chiamare Aristotele a corte come maestro del figlio Alessandro.
Visitatori dal 22 aprile 2004
AdCComputers
webmaster@melegnano.net