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Computers Il Pensiero filosofico e religioso
scritto inedito di: Milost Della Grazia
I Misteri Eleutini
Venendo da Patrasso, pochi chilometri prima di Atene, incontriamo l’antica città di Eleusi, affacciata sul golfo Saronico. Qui troviamo i ruderi del tempio di Demetra, la dea materna della Terra. Secondo una leggenda in questa piana  sarebbe stato coltivato per la prima volta il grano e in questo tempio  venivano celebrati  annualmente  i più importanti  riti religiosi  dell’antichità, che erano di  origine antichissima, per quali Omero aveva scritto un Inno dedicato alla dea.  Questi riti, ai quali partecipava tutta la Grecia, si dividevano nei “piccoli misteri”, che venivano  celebrati nel mese di antesterione  (febbraio-marzo) in Atene, dove si svolgeva la prima fase dell’iniziazione e nei “grandi misteri“, che si svolgevano ad Eleusi  dal 13 al 23  di  boedromione 
( agosto-settembre ). Alla fine  una grande  processione lungo la via Sacra concludeva i festeggiamenti.
Che cosa in realtà si facesse nel tempio di Demetra non lo si è mai saputo, perché gli iniziati erano vincolati per giuramento al più stretto segreto, ma si pensa che venisse rivissuta, come si fa oggi con una sacra rappresentazione, la vita di Demetra, la dea della fecondità e di sua figlia Persefone,  nata dalla sua incestuosa relazione con il fratello Zeus. Tutto il rito era accompagnato da danze orgiastiche, sotto il patrocinio di Dioniso, il dio dell’ebbrezza. Per noi che abbiamo assimilato la teogonia omerica tramite la lettura dell’Iliade e dell’Odissea questo nuovo dio era uno sconosciuto. Veniva dalla Tracia e dopo un periodo di permanenza in India  era rientrato in Grecia e si era stabilito a Tebe in Beozia, paese d’origine di sua madre. La dea degli Inferi e figlia di Zeus Persefone lo aveva generato dopo un rapporto incestuoso con il padre Zeus, che amava molto questo fanciullo al quale voleva dare il dominio del mondo, ma i Titani, con i quali Zeus era in lotta, lo fecero a pezzi  e divorarono le sue membra, scordandosi, ormai sazi, del cuore, che Atena raccolse e portò a Zeus, che lo inghiottì dando vita a un secondo Dionisio. Zeus, adirato, fulminò i Titani e dalle loro ceneri nacquero tutti gli uomini, ma il loro corpo era inquinato dalle tracce della cenere titanica, che equivale al nostro “peccato originale”,  dal quale solo la religione o la filosofia li poteva liberare.  Dioniso, appena arrivato a Tebe, volle organizzare anche qui i Baccanali, feste durante le quali tutto il popolo, ma specie le donne che invasate da un delirio mistico, correvano per i campi  lanciando grida rituali. Dioniso, che aveva intuito l’importanza della vite e ne stava diffondendo l’uso, era il dio del vino e dell’ebbrezza, era festeggiato ovunque e arrivò anche in Italia, con grande entusiasmo delle popolazioni della Magna Grecia, fino a quando nel 186 a.C. il Senato Romano proibì la celebrazione dei Baccanali.  Il terzo ingrediente del nostro cocktail è Orfeo. Anche lui  veniva dalla Tracia per portare ai greci  la sua religione,  per aiutare l’uomo a superare questo conflitto tra il bene e il male,  ma tutto questo ustoquesto implicava, da parte dell’iniziato, un impegno morale notevole. La religione orfica prevedeva un paradiso ed un inferno dantesco per chi aveva raggiunta  la completa purificazione o si aspettava la punizione divina. Questo modo di vedere l’aldilà è tipico dell’ orfismo e lo distingue dalla religione dionisiaca, che preferiva affogare nel vino e nell’ebbrezza le loro angosce.  Il mito di Orfeo è uno dei più oscuri che conosca la mitologia ellenica ed ebbe una grande influenza sia sullo sviluppo della spiritualità di Pitagora e di Platone, sia sulla formazione del cristianesimo primitivo. Ma chi era Orfeo, un uomo mortale, un semidio oppure un dio ?
Orfeo è ritenuto generalmente figlio di Eagro, probabile re di Tracia e sulle immagini a noi giunte porta il costume dei traci. Sua madre era Calliope, la più importante  delle nove muse. Apollo gli donò la lira, le Muse gl’insegnarono ad usarla. Agli  inizi del VI secolo a.C. Orfeo è già un mito affermato e fonte della sua potenza incantatrice è la musica. Egli è  il cantore per eccellenza, suona la lira e la cetra e  si  attribuisce  a lui   l’aumento  del numero delle corde, da sette a nove. Cantava  canzoni così soavi  che le bestie più feroci lo seguivano docilmente e gli alberi si piegavano  verso di lui . Sapeva ammansire anche gli uomini e, membro dell’equipaggio degli argonauti, durante una tempesta con il suo canto calmò i flutti. Il  filosofo   Bertrand   Russell non è d’accordo con quanto ho scritto e ritiene più probabile che l’orfismo provenga da Creta,  in quanto  le sue dottrine  contengono  molti elementi che derivano  dall’Egitto.  E’ famosa la sua discesa agli Inferi per tentare di salvare sua moglie Euridice, morta per il morso di un serpente.  La morte di Orfeo è stata descritta in vari modi ed Eschilo ne ha fatto il soggetto  della sua tragedia Bassarai.  Secondo la leggenda,  dopo la perdita della dolce Euridice, non voleva avere più rapporti con le donne e si era circondato di giovinetti, fatto considerato un insulto da parte delle donne tracce. Quando poi Dioniso invase la Tracia, Orfeo trascurò di onorarlo, occupandosi più dei suoi fedeli e contattando per certi suoi problemi direttamente il dio Apollo invece di rivolgersi a lui.  Dioniso si indispettì per questo suo l’atteggiamento ed istigò le donne, già imbestialite  per il suo atteggiamento,  ad ucciderlo. Queste lo fecero a pezzi e gettarono le sue membra e la testa nel fiume che trascinò i suoi resti in mare. La leggenda racconta che la testa raggiunse con le onde l’isola di Lesbo, dove gli abitanti la trovarono nella sabbia. Gli tributarono tutti gli onori e gli eressero una bella tomba. La sua lira fu trasportata in cielo, dove divenne una costellazione
Qualcuno assicura  che, quando il vento increspa le onde e flette le tamerici , da questa tomba  esce un dolce suono. Come diceva un poeta, queste cose  non sono mai avvenute, ma sono sempre.. 
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