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Computers Posso parlare ancora di Fascismo?
scritto inedito di: Milost Della Grazia
Il Secolo Breve
Quello che lo storico Eric J. Hobsbawm, membro della British e American Academy of Arts and Sciences, ha definito 
“ Il Secolo Breve “, è stata l’epoca più violenta della storia dell’umanità, una carneficina di qualcosa come trecento milioni di esseri umani, sommando il milione e mezzo di kulaki assassinati nel 1929 in Russia, i milioni di dissidenti civili e militari eliminati da Stalin, i milioni di ebrei, di testimoni di Geova, di Zingari  inceneriti da Hitler nella “soluzione finale”, il milione e mezzo di armeni fatti uccidere dai “ Giovani Turchi “nel 1917, la notte dei lunghi coltelli del 30 giugno 1934  in Baviera, i milioni di inermi civili uccisi dalle bombe, dalla fame e dalle privazioni durante le due guerre mondiali, i milioni di soldati morti nelle varie Verdun e nelle trincee del Carso, gli asfissiati dai gas, i  cinquecentomila inermi cittadini di Dresda, bruciati vivi la notte del 13 febbraio dalle bombe al fosforo, poi tutti i morti di fame, di freddo e di stenti dei campi di sterminio, dei lager e dei gulag, i morti di Hiroshima e Nagasaki, quelli della Corea e del Vietnam, i morti congelati durante la ritirata dal fronte russo dell’Armir e quelli sulle montagne albanesi, tutti quelli massacrati in Africa, le migliaia di affondati con le loro navi, le migliaia di inermi civili e militari buttati vivi nelle foibe carsiche, i milioni di uccisi nelle pulizie etniche del serbo Milosevic e del croato Tudjiman, i morti di Srebrenica,  i morti dell’esodo italiano dall’Istria e dalla Dalmazia, i fucilati di Cefalonia, i curdi massacrati dai turchi e tutti gli australiani e neozelandesi sbarcati a Gallipoli e massacrati dai turchi e potrei continuare per un bel pezzo.
Questo è stato il XX secolo ed  i futuri storici avranno un lavoro immenso  per approfondire, per rivedere la ricostruzione dei fatti, per riscrivere la storia,  emancipandola dall’ideologia. 
L’arco della mia vita  coincide quasi completamente con tutto quello che è successo in questo periodo, di cui sono stato per certi fatti anche un testimone oculare.
Per quanto concerne l’Europa hanno avuto un ruolo fondamentale in molte di queste sciagure  due personaggi: Benito Mussolini, nato nel 1883 a Dovia di Predappio, figlio di un fabbro e, dopo qualche anno, Adolf  Hitler, nato a Braunau in Austria nel 1889, figlio di un doganiere, entrambi caporali e reduci di guerra disoccupati.
Due altri  protagonisti   “a latere “, Lenin, con la rivoluzione d’ottobre del 1917 e poi Stalin, 
hanno aiutato Mussolini a conquistare il potere facendo aleggiare sull’Europa lo spettro del bolscevismo 
Il romagnolo Benito Mussolini, compiuti i  diciotto anni e in possesso di un diploma di maestro elementare conseguito nel 1894 al Collegio Carducci di Forlimpopoli, dopo molte domande di assunzione, ottenne nel 1902 una supplenza in una piccola frazione di Predappio, che raggiungeva a piedi scalzi, portando le scarpe a tracolla appese ai lacci,  per risparmiare le suole del suo unico paio di scarpe. Finita la supplenza, partì per la Svizzera dove trascorse i due anni più desolati della sua vita. 
Mi sono chiesto, se qualcuno gli avesse offerto un posto di insegnante elementare fisso, sarebbe cambiato qualcosa nella nostra storia ?  La stessa domanda me la sono posta anche per  Hitler, il quale, anche lui disoccupato con velleità artistiche, era stato respinto da una scuola, nella quale voleva inserirsi, perché giudicato senza alcuna predisposizione per l’arte. Se non fosse stato respinto, probabilmente non avrebbe perso tempo con la politica e il vecchio maresciallo Hindenburg avrebbe offerto ad un altro l’incarico di formare il governo della Germania. 
Mussolini era solo un socialista romagnolo, che aveva ricevuto una unica cosa buona dalla vita, un grande  fascino che gli permetteva di  insidiare le belle ragazze di campagna, mentre il suo teutonico ammiratore, Adolfo Hitler, andava  soggetto a furiosi accessi d’ira, durante i quali urlava con la bava alla bocca, incapace di controllarsi. Una specie di dottor Jekyll, che uccise milioni di persone, ma che quando era normale, esercitava, purtroppo, una  carismatica attrazione sulle masse. Hanno scritto molti libri sulla sua follia, attribuendola a disfunzioni sessuali da serial killer;  il  cacciatore di criminali nazisti  Wiesenthal sosteneva, invece, che Hitler odiava gli ebrei per colpa di una prostituta dei bassifondi di Vienna, per di più ebrea, che gli aveva trasmesso la sifilide.
Comunque è un argomento che non può interessarci, anche perché, dopo aver scritto vari volumi,  sono arrivati alla  conclusione che non si comprende  fino a che punto Hitler fosse un estremista, piuttosto che un pazzo.
Mussolini non poteva sapere queste cose e quando Hitler tentò la prima volta nel 1934 di occupare l’Austria, con due divisioni al Brennero riuscì a dissuaderlo. La seconda volta nel 1936, quando  Hitler occupò l’Austria, non potè fare nulla, i tempi erano cambiati  e il terzo Reich si era riarmato, per cui a Mussolini non restò altro che leggersi il telegramma di Hitler: Benito Mussolini, non  dimenticherò mai  la tua solidarietà.
Il 4 maggio Hitler era a Roma e Mussolini volle sbalordirlo, trasformando Roma in un grande palcoscenico per uno spettacolo degno di Nerone: il Colosseo che lanciava bagliori d’incendio dai suoi archi, con i pini illuminati da luci verdi e gialle, che sembrano di cristallo e le rovine del Foro che sprigionavano riflessi d’argento per i vapori colorati che si alzano verso il cielo,  con i romani e Hitler che guardavano incantati ed  ammirati dal nostro splendore.
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