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Dall'homo
erectus all'homo religiosus ...
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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il Culto della fertilità... | ![]() |
![]() Queste quattro esperienze non sono sufficienti per formare una religione, per cui deve intervenire un altro elemento decisivo. L’uomo ragionando arriva alla conclusione che, se esiste un essere superiore a tutto e responsabile di tutto, si poteva benissimo pregarlo, per ottenere da lui quello di cui abbiamo bisogno. Pregare il dio della fecondità per ottenere una prole numerosa, il dio del raccolto per ottenere la pioggia e così via. Per accattivarsi l’essere divino l’uomo poteva sacrificargli un agnello o una capra, come poi fecero per secoli i Greci, oppure pregare lungamente, tentando di attirare la potenza divina sui suoi problemi, naturalmente parlo sempre di religiosità primitiva. Quando l’uomo era forte quanto il dio, non aveva bisogno di mendicare, pregando, poteva cercare di imporre il proprio volere basando la sua sfida sulla magia, mediante scongiuri e incantesimi. Oggi ridiamo quando si parla di malocchio, di maledizioni e di incantesimi, tutte azioni che mirano ad influenzare gli uomini e le cose mediante formule e rituali magici. Un tempo le forze magiche erano considerate una realtà, con la possibilità di costringere al proprio volere le forze invisibili. Se poi non si otteneva alcun risultato, si concludeva che la formula era stata pronunciata in modo scorretto o incompleto. Anche il particolare culto dei morti dell’uomo primitivo, del quale ho già parlato, fa parte di una loro religiosità, che si manifestava in modi diversi. Nella zona di Konya e di Lepenski Vir in Anatolia, a Gerico in Palestina e nell’isola di Cipro, il cadavere veniva dapprima esposto in luoghi appartati per farlo scarnificare dagli avvoltoi, come nelle “torri del silenzio” in India e gli scheletri poi veniva conservati sotto i loro letti e quello che conservavano non era un cadavere, ma l’imperituro, cioè le ossa. Sulle pareti dipingevano grandi avvoltoi con piedi umani e in realtà erano esseri umani travestiti da avvoltoi e quella era una danza mascherata di un popolo primitivo. Il più antico murales giunto a noi in ottime condizioni, rappresenta l’unico vulcano a due cime nella pianura a sud di Konya, dipinto scaramantico da venerare, dipinto per rabbonire lo spirito divino di quel vulcano, perché risparmi, durante una eruzione, quel nucleo familiare. Ma la magia, l’esorcismo esiste ancora ? ![]() Iraklion, odòs Dedàlou, Creta ,1993 . In un piccolo negozio della tranquilla via Dedàlou stavo parlando con un anziano pope greco-ortodosso e ammiravo l’ikona che stava dipingendo. Quello che lei vede, mi disse, non è il ritratto di un santo, bensì una “finestra del cielo“ed è il santo in persona che appare nell’immagine. Da qualche tempo ho iniziato a dipingere ikone, senza arrivare al punto di vedere finestre aperte nel cielo, ma, a dire il vero, in certi momenti, mentre lavoro, avverto la stessa sensazione di librarmi nell’aria, come nel rilassamento analitico alla fine degli esercizi yoga Se qualcuno mi chiede come ho fatto, alla mia età, a mettermi a dipingere ikone, dandomi delle arie, rispondo: non sono io che dipingo, ma è Dio che guida la mia mano. Friuli 1998, un paese della Bassa. Più volte mi sono chiesto: come è possibile, che un individuo, a causa di una pratica malefica, di una “fattura”, tipo malocchio o maledizione, possa sentire il bisogno di ricorrere ad un mago per farsi esorcizzare ? Eppure è così. Un mattino, per curiosità, vado da uno dei tanti maghi, che sui giornali offrono massima serietà e discrezione. Alle nove del mattino, preso il bigliettino come in certi negozi, mi rendo conto che ho dodici persone prima di me, perchè il mago comincia a ricevere alle sette del mattino. Me ne vado, non potendo aspettare il mio turno, ma la cosa è servita a farmi comprendere quanto la gente si affidi ancora a questi personaggi per risolvere i loro vari problemi. Conclusione: nel nostro paese magia, malocchio, fatture, esorcismi ecc. sono all’ordine del giorno, con grande soddisfazione dei maghi e delle pitonesse. |
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