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Dicius ovvero Detti e proverbi del Campidano di Sardegna
parte ventiseiesima

Po Santa Luxìa o proit o fait cilixìa. A Santa Lucia o piove o scende la brina. Il 13 dicembre per gli antichi era un giorno particolare, perché solitamente si facevano sentire anticipatamente i rigori invernali.

Pobidda e cuaddu tenidhus a caru. Moglie e cavallo tienili con grande cura. Si tratta di un proverbio molto significativo, perché la moglie, per un uomo, era, oltre che la compagna della vita, indispensabile per governare la casa ed allevare i figli ed il cavallo era lo strumento del lavoro.

Poni cuaddus in facci. Mettere cavalli in viso. Rispondere per le rime ad una persona che si è preso e continua a prendersi gioco di noi. Come a dire: “ Se uno ti prende per scemo, fagli capire, con le buone o con le cattive che ha torto marcio”!

Ponìdhi Peppi. Mettigli (di nome) Peppe. Si usa il detto quando si decide di non  insistere oltre in una faccenda, che, nonostante i tentativi, non si è riusciti a portare a termine. Non capisco però che cosa c’entri il mio nome, Peppe, appunto!

Portai pistoccu in bertula. Avere il biscotto (denaro) nella bisaccia. Quando si affronta un affare per cui è richiesto il possesso di una cospicua somma di denaro si dice comunemente: “Nci bolit pistoccu in bertula”! = “Bisogna avere la bisaccia ben piena di denaro”!

Portai s’ogu prus mannu de sa brenti.: Avere l’occhio più grande della pancia. È il proverbio dei golosi (soprattutto bambini), che, trovandosi davanti ad una tavola apparecchiata di tante vivande, “prendono” con gli occhi più di quanto non possa stare nella loro pancia.

Portai unu tiau in d-onnya piu.: Avere un diavolo per capello. È un detto comune, che si adatta alle persone che non stanno mai ferme e ne combinano di tutti i colori; oppure che hanno subito un torto e sono oltremodo infuriate!

Prangi lagrimas de coccodrillu. Piangere lacrime di coccodrillo. Universale. Vuol dire piangere per un male, la cui causa siamo noi stessi. Succede spesso che un bambino faccia a pezzi un giocattolo perché questo non soddisfa più le sue “voglie”. Pochi minuti dopo lo vediamo piangere a lacrime perché vorrebbe il giocattolo di nuovo intero: lacrime di coccodrillo!

Prattu torrau. Piatto reso. Quando si fa un torto ad altra persona e questa ci rende la pariglia, coi fiocchi, si dice appunto “prattu torrau”!

Prexau che una Pasca. Contento come una Pasqua. Comune. In riferimento al giorno di festa che è ritenuta la migliore dell’anno. Ci si esprime così quando vediamo una persona che non “sta nella pelle” per la contentezza: “Là, castiadhu, est prexau che una Pasca”! Là, guardalo, è contento come una Pasqua”!

Pudda beccia, brodu saporiu.: Gallina vecchia fa buon brodo. Comune. Si adatta perfettamente alle persone anziane, i cui consigli sono sempre eccellenti.

Puntu, mortu e ghettau a sa bèrtula. Infilzato, ucciso e messo nella bisaccia. È un proverbio che si usa per indicare una faccenda risolta in quattro e quattr’otto.

Prima a Deus e poi a is Santus. Prima a Dio e poi ai Santi. In tutti gli “Enti” c’è una scala gerarchica da rispettare, anche in Paradiso!

Predicai a su bentu. Predicare al vento. Proverbio comune. È proprio dell’educatore (genitore od insegnante) che dà dei buoni consigli ai suoi educandi, i quali però fanno orecchie da mercante.

Piga, paga e bai cun Deus. Prendi, paga e vai con Dio. È il solito discorso del “buon” commerciante, che non fa credito a nessuno!
 
Pappai Santus e cagai tiaus. Mangiare Santi e cagare diavoli. È il proverbio dell’ipocrisia. Vi sono addirittura i “simulatori” che pregano i Santi perché abbiano male i loro nemici. Il Vangelo li chiama giustamente farisei, sepolcri imbiancati!

Po fai bella faina nci bolit su tempus sùu. Per fare un buon lavoro ci vuole tempo. Le cose fatte in fretta risultano quasi sempre raffazzonate, di scarso valore.

Perdi tottu foras che s’onori. Perdere tutto fuorché l’onore. “ Cara madre, tutto è perduto fuorché l’onore”! Così scriveva il re di Francia Francesco I, sconfitto (e preso prigioniero a Pavia il 24 febbraio del 1525), dall’imperatore Carlo V,  alla madre Luisa di Savoia. A lui, dopo la sconfitta, fu concesso l’onore delle armi.

Pobiddu scorriau, mullèri mandrona. Marito con camicia e calzone (sgualciti) non rammendati, moglie poltrona. Questo proverbio andava bene un tempo, oggi non più, sia perché molte donne sposate lavorano e non sono più tenute a rammendare i calzoni del marito, sia perché i calzoni sbrindellati vanno di moda!

Po Santu Martinu su mustu est binu. Per San Martino il mosto è vino. È un proverbio nazionale. L’11 novembre ( estate di San Martino) è il giorno in cui si spilla il primo vino novello (quello bianco). È il giorno del primo assaggio e della prima sbronza d’annata!

Pappai e buffai fait sa genti prexai. Mangiare e bere fa la gente contenta. “E – si aggiunge – a brenti prena s’arrexonat mellus”! = a pancia piena si ragiona meglio: purché nel bere non si superi la misura.

Pratziu che petza de ( sirboni) cassa. Diviso/a (tra i cacciatori) come la carne del cinghiale. Si dice così per indicare una divisione quasi perfetta. Si dice anche pratzidùra a fradis = divisione da fratelli. Uno dei fratelli (solitamente il primogenito o in altri casi il più esperto) viene incaricato della divisione di un bene, ad esempio un terreno. Deve stare particolarmente attento  e scrupoloso nel fare le parti perché prende la parte che rimane, dopo che tutti gli altri, prima di lui, hanno già scelto.

Passau s’abbisonju scaresciu s’amigu. Cessato il bisogno dimenticato l’amico. Vi è un proverbio che dice che il vero amico si vede nel momento del bisogno. Ma se nel momento del bisogno ci aiuta un vero amico non è assolutamente giusto dimenticarsi di lui appena il bisogno è cessato. Il proverbio è in accordo con un altro già citato “Fai beni e bai in oramala = fai bene e vai in malora.

Pippius e maccus narant sa beridadi. Bambini e scemi dicono la verità. È proprio così, eppure la loro testimonianza non ha alcun valore legale!

Portai pinnicas che su centupilloni. Avere pieghe come il ventre del bue. È riferito a quelle persone, maschi o femmine, senza distinzione alcuna, che ne inventano una in più del diavolo = ndi bogant una in prus de su tiau.

Peus de is crobus funti is losingadoris. Peggiori dei corvi sono gli adulatori. Si aggiunge: “ Is primus si pappant is mortus; is segundus nc’igurtint mortus e bius”! = “ I primi mangiano i morti, i secondi ingoiano morti e vivi”!

Poeta ses, miseru morris. sei poeta? Morirai misero. “Carmina non dant panem” ( le poesie non danno da mangiare) – dicevano i latini.

Peddi allena, corria larga. Pelle altrui correggia larga. È un “bellissimo” proverbio, che si adatta perfettamente a coloro che approfittano dell’altrui fiducia.


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