parte sedicesima Còsa agattàda Deus mi dh’hat mandàda. “Cosa” trovata, Dio me l’ha data. Sono le “proverbiali” scuse di chi non vuole restituire una cosa trovata, anche se ne conosce il legittimo proprietario. Cosa de si ndi lìngi is didus. Roba da leccarsi le dita. Universale, per un cibo particolarmente squisito! Ma qui da noi, il detto viene usato in senso negativo, davanti ad un fatto gravissimo, ad esempio! Còttu o no còttu, su fògu dh’hat bìu. Cotto o non cotto il fuoco l’ha visto. L’arrosto al sangue non è gradito. Non a tutti i sardi piace la “fiorentina”. L’espressione non indica comunque la bistecca al sangue, bensì una situazione gravissima, in cui è impellente la necessità di prendere una decisione di gruppo, che però è tentennante ed allora c’è uno che si addossa la responsabilità; si aggiunge, in tal caso: “Su crù, jei mi dhu pàppu deu”! “Il “crudo” lo mangio io”! Crei de èssi maìstu, sena de hai fattu su sciènti. Credere di essere maestro senza aver fatto l’apprendista. Ci sono molte persone convinte, nella loro incommensurabile ignoranza, di essere nate esperte. Il detto mi ricorda un “pensiero” del grande maestro Platone: Socrate; sapeva di non sapere, non sapendo di sapere; i Sofisti; sapevano di sapere, non sapendo di non sapere! Cuaddu a mesu a pàri, ni funi ni murriàli. Cavallo a mezzadria, né fune né cavezza. Un cavallo e due padroni non vanno bene. Quando due donne si invaghiscano dello stesso uomo, o due uomini della stessa donna, si crea una situazione ingovernabile. Cuaddu friàu, sa sèdda dhi pìtziat. Il cavallo ulcerato, mal sopporta la sella. Questo detto si adatta perfettamente alle persone, le quali, invitate a discorrere di un argomento delicato, nel quale sono coinvolte, trovano mille scuse per evitarlo. In linea generale il proverbio indica la riluttanza della gente a riaprire una “ferita” non ancora ben rimarginata! Culu chi tròddiat, saludi de su mèri. Culo che correggia, salute del padrone (del culo, s’intende!). Anche per i sardi lo scoreggio è consueto: non è però opportuno durante le riunioni e tanto meno a tavola! Mio padre mi raccontava d’essersi una volta scoreggiato a tavola; pur essendo ancora un bimbo il genitore lo costrinse a mangiare separatamente dagli altri (in un tavolino – mesèddu – a parte) per ben sei mesi, per niente addolcito dai suoi piagnistei! Cumenti de unu tzùrpu chi hat agattàu una scala de carru. Come un cieco che ha trovato la scala (il grosso tronco che costituisce il telaio portante del carro a buoi)di un carro. Sta a significare una cosa abbastanza facile da fare. L’espressione viene usata per disilludere chi crede di aver realizzato qualcosa di grande ed invece ha solo fatto una cosa normale e semplice. Cumenti de sa natura est su dinai: si dhu manìjas beni esti unu bonu serbidori; si dhu manìjas mali benit a essi unu mèri malu. Come la natura è il denaro: se lo usi bene è un buon servitore; se lo usi male diventa un cattivo padrone. È un proverbio che non ha bisogno di spiegazioni. La natura poi, per l’uso e abuso che ne stiamo facendo, è, più che una cattiva padrona, ormai è una vera e propria matrigna ( indipendentemente dal pensiero filosofico – poetico di G. Leopardi). Cumenti de unu Santu sen’’e festa. Come un Santo non festeggiato. Tristu e miserinu che u’ Santu sen’’e festa. Triste e misero come un Santo senza festa. È l’atteggiamento del bambino, a cui la madre ha impedito di andare a giocare con gli amici del vicinato, perché prima deve fare i compiti di scuola; e lui se ne sta, nella sua “immensa” tristezza, rannicchiato in un angolino della casa. Per provare la bontà del proverbio basta recarsi in chiesa, visitare la nicchia di un santo non più festeggiato, osservare attentamente il volto della statua e constatarne l’infinita tristezza! Cumenti de su babbu su fillu. Come il padre il figlio. Nel bene e nel male. Universale. Talis pater, talis filius, dicevano i latini. Qui in Sardegna diciamo inoltre: truncu de figu, astua de figu= tronco di fico, truciolo di fico. Quest’ultima espressione la usiamo in senso per lo più negativo. Quando ad esempio ravvisiamo nel comportamento di un bambino il carattere scontroso del genitore! Cun dh’u’ cròpu mannu de seguri, no si ndi sèga tua matta manna. Con un sol colpo, anche se forte, di scure non si può abbattere un grosso albero. Il proverbio è un avvertimento per coloro che, contando orgogliosamente sulle proprie forze, pretendono di risolvere i tutta fretta una situazione che ha bisogno di più tempo e di maggiore impegno. Cun is bonas manèras si ottenit tottu. Con le buone maniere si ottiene tutto. Non proprio tutto, ma quasi…Con la diplomazia si possono abbattere barriere apparentemente insormontabili. Con la gentilezza si può conquistare un cuore duro. Con il sorriso addolcisci le tristezza delle persone. Con un empito di garbatezza addolcisci persino il cuore duro del carabiniere che ti vuole fare la multa! Etc. Cun is Santus e cun is maccus no fait a brullài. Con I Santi e con i matti è meglio non scherzare. Universale. Io aggiungerei alla lista, anche gli ubriachi. Cun s’umilidàdi si guadànjat su xèlu. Con l’umiltà si guadagna il cielo. Il proverbio trova pieno riscontro nelle parole di Cristo. Cun su cuaddu de Santu Franciscu. Col cavallo di San Francesco. Universale. A piedi, il cavallo dei poveri, un tempo. Oggi anche i poveri vanno in automobile: di piccola cilindrata, s’intende! Conformi a sa genti sa predica. In base alla gente presente in chiesa, la predica del vicario. I preti sanno ben adattare le omelie alle proprie anime. Conformi a su stampu su babbalotti (su tziringòni). Conforme al buco il lombrico. È proprio di coloro (soprattutto i furbi)che, per i loro scopi, si adattano alle situazioni. Cuntentu e prexàu che unu Paba. Contento e felice come un Papa. Come se il Papa fosse sempre contento e felice. È un essere umano come gli altri. Penso che abbia momenti di gioia e momenti di tristezza, come la maggior parte degli esseri umani. Certo che quando riflette sui fatti che turbano la pace del mondo, il suo cuore si riempie di mestizia. Currit che sa musca a su latti; currit che sa musca a sa medra. Corre come la mosca al latte; corre come la mosca allo sterco. È l’atteggiamento della persona che si lascia convincere a fare una cosa senza minimamente riflettere, quasi attirato da un desiderio che non riesce a frenare. Curruxu de molenti no arribat a celu. Raglio d’asino non arriva al cielo. Il detto si adatta perfettamente alle persone che, ignare delle proprie limitatezze, gridano ai quattro venti i loro pregi e le loro virtù: millantatori! |