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Dicius ovvero Detti e proverbi del Campidano di Sardegna
parte quattordicesima

Chini cantat a mesa o a lettu, o est maccu, o est fertu. Chi canta a tavola o a letto o è matto o è ubriaco. Ci sono regole che vanno rispettate, sempre e comunque. Chi non le rispetta ha senza dubbio le “rotelle” fuori posto!

Chini circat is corrus allènus, agattat is suus. Chi cerca le “corna altrui” trova presto le sue. Il proverbio mi ricorda una chiacchierata tra due signore di mezza età, zia Maria e zia Rosina: “Cussa bella impriòdda, cun su tali! Ita bellu arrespettu tenit cussu puru po sa pobìdda e is fillus”! (Quella puttanella con il tale! Che bel rispetto, anche lui,  per la moglie e i figli”!) “E tui, inveci de criticai a is aterus, pensa de pinniccài a pobìddu tuu”! (“E tu – risponde zia Rosina,  prima di criticare gli altri, pensa a far rincasare tuo marito”!

Chini cumandat fai sa lèi po si e tottu. Chi comanda fa le leggi a suo vantaggio. Universale, vecchio quanto il mondo e sempre attuale. Quando un potente farà le leggi a suo svantaggio, mancherà solo qualche attimo alla fine del mondo!

Chini de ferru ferit, de ferru perit. Chi di ferro ferisca, di ferro perisca. Universale. Qui da noi si usa un detto simile, in senso scherzoso: “Chi di “figu” ferisca, di figu-morisca (ficodindia!)”! Questo detto lascia spazio a diverse interpretazioni!

Chini da bolit crua e chini cotta. Chi la vuole cruda e chi cotta. Metter d’accordo due persone in genere non è cosa molto difficile; metter d’accordo due sardi è una grande impresa!

Chini est prus assortàu de su dottori: cussus chi sanat dhu stimant e dhu bantant; cussus chi boccit, si ndi andant e no scramòrant nimàncu. Chi è più fortunato del dottore (medico): quelli a cui ridona salute lo stimano e lo lodano; quelli che ammazza, se ne vanno e non protestano neppure! Il detto non ha bisogno di spiegazioni.

Chini fait cragàllus, fait puru turras. Chi fa cucchiai di legno, fa pure mestoli. Si dice delle persone che ne combinano di tutti i colori: nel bene e nel male!

Chini fait in pressi, a su poburu, sa caridadi, dha fait duas bortas. Chi fa in fretta la carità ai poveri, la fa due volte. Il vero amore o carità per il prossimo è una cosa spontanea, che viene offerta senza tentennamenti! L’uomo politico che farà presto la “carità” alla povera gente sarà premiato non una ma due volte quando si presenterà al cospetto di San Pietro, il quale, di tali uomini, sinora, ne ha visto passare ben pochi!!!

Chini mali incumentzat, peus finit. Chi mal comincia, finisce peggio! Universale. È il contrario di: chi ben comincia è già a metà dell’opera.

Chini narat su chi bolit intendit su chi no bolit. Chi dice quel che vuole, sente quel che non vuole. Se abbiamo il coraggio di “sputare” sentenze, nei confronti degli altri, dobbiamo esser pronti ad “incassare” i loro giudizi!

Chini nci pentzt beni, oberat mellus. Chi ci pensa bene, opera meglio. Nella vita, prima di fare una scelta importante, è sempre meglio andare, come si suole dire, con i piedi di piombo. Certi errori sono di difficile rimedio…inutili i pentimenti!

Chini no ascurtat contzillus, bandat fisciu in ora mala! Chi non ascolta i consigli utili, va spesso in malora! I giovani trascurano spesso i buoni consigli degli anziani. E ne fanno le spese!

Chini no est bonu a serbìri, no est bonu a cumandai. Chi non sa servire bene, non sa neppure comandare. Per comandare nella maniera giusta, bisogna prima saper ben servire. Il miglior comandante è colui che, in contemporanea, è capace di servire bene i suoi sottostanti.

Chini no intendit fuèddu, no intendit cròpu. Chi non sente parole non sente neppure le percosse. Ai figli che non sentono le parole, non diamo le percosse, perché le regole della pedagogia moderna non lo permettono. I nostri anziani la pensavano diversamente: “Chi su pippiu no intendit fuèddu, nci bolit una bella càdra de nadiàdas”! Se il bambino non sente le parole, la medicina più giusta è una bella dose di sculaccioni”! Forse i nostri “vecchi” non avevano tutti i torti!

Chini no istait beni a u’ costàu, si gìrat a s’ateru. Chi non sta bene da un fianco si gira dall’altro. È inutile insistere in una certa situazione, quando questa ci porta solo problemi ed invece ci viene concessa la possibilità di ovviare all’ostacolo e trovare scampo in altre opportunità. Eppure ci sono quelli che insistono in una “posizione”, nonostante rischi e pericoli! “Tostorrùdus”! = testardi!

Chini no sbagliat, no imparat. Sbagliando s’impara. Universale! Ma un errore irreparabile può essere fatale… e non dare neppure il tempo di imparare!

Chini no seminat, no arregolit. Chi non semina non raccoglie. Universale. Si dice anche: chi semina bene raccoglie buon grano; chi semina male raccoglie zizzania: è biblico!

Chini no trabàllat no pàppat. Chi non lavora non mangia. Universale.

Chini pagat innantis est mali serbiu. Chi paga anticipato è male servito. È quasi sempre così, purtroppo! A questo punto è meglio pagare quando si ha in mano ciò che si paga!

Chini pentzat a oi y a crasi ponit mesa d-ònnya dì. Chi pensa a oggi e a domani prepara tavola tutti i giorni. È un invito a non vivere “alla giornata”, senza programmi. Un posto di lavoro sicuro evita situazioni incresciose. Purtroppo per tantissimi sardi, senza posto di lavoro, è assai difficile programmare la propria esistenza. Meno male che ci pensano i “nostri” uomini politici a risolvere i “nostri” problemi, ihhh!!! Aggiungiamo dunque al detto: chi pentzat a oi y a crasi ponit mesa d-onnya dì…e crasi si pappat is peis de sa mesa!!! Chi pensa a oggi e a domani, prepara tavola tutti i giorni …e domani si mangia i piedi del tavolo!!!

Chini prepàrat fossu a is aterus, nci arruit po primu. Chi prepara la trappola per gli altri, ci casca per primo. Non è sempre così, comunque può succedere che il malvagio, nella insensata congettura di arrecare danno agli altri, causi la propria rovina.

Chini promittit meda, no donat nudda. Chi promette tanto, non da niente. Ne sono una prova evidente le promesse elettorali dei nostri uomini politici!

Chini seminat ispinas, no bandit iscrùtzu. Chi semina spine, non vada scalzo. Come: chini preparat fossu…. Chi organizza furfanterie per gli altri è spesso il primo a “godere” dei suoi trabocchetti.

Chini serbit beni, ndi tenit parti. Chi serve bene ne trae vantaggi. Chi offre un buon servizio riceve la stima degli utenti. Un buon sindaco è stimato dai suoi concittadini. Un bravo insegnante è ben voluto e lodato dai suoi allievi. Etc.

Chini setzit a cuaddu allènu, adomu torrat a pei. Chi monta un cavallo altrui, torna a casa a piedi. Si dice anche: “chini setzit a cuaddu allènu ndi calat candu no bolit”! chi monta il cavallo degli altri, viene giù quando non vuole”! E’ un avvertimento per diverse situazioni, ma soprattutto per i coniugi poco rispettosi del vincolo coniugale!

Chini si cuntèntat de su pagu est arriccu. Chi si contenta del poco è ricco. È chiaro che quando il poco si riduce a quasi niente viene assai difficile essere contenti!

Chini si pappat sa prupa, si passat s’ossu puru. Chi mangia la polpa deve mangiare anche l’osso. Molte situazione della vita presentano due risvolti: uno positivo e l’altro negativo. Chi accetta il primo deve prendersi anche l’altro. Chi accetta la vita coniugale, ad esempio, deve accettarne le gioie ed i dolori!

Chini sighit dus lepiris, no ndi cassat mancunu. Chi insegue due lepri non ne prende manco una. Universale. Una cosa per volta, dice il proverbio, con “calma e sangue freddo”!

Chini sighit mori nou, adobiat atrupelius nous. Chi segue nuovi sentieri incontra nuovi crucci. Le nuove iniziative comportano spesso nuove incertezze. Noi sardi, per tradizione e cultura siamo restii a intraprendere cose nuove, proprio per paura di eventuali pericoli e per non rischiare di perdere il poco che abbiamo. Ma, dice l’altro proverbio: “Chini non arriscat no piscat”! Chi non rischia non pesca niente! Un po’ più di spirito imprenditoriale non ci farebbe male!

Chini si ndi pesat chitzi, fait giorronàda bella. Chi si leva presto fa una buona giornata. È un proverbio che dal quotidiano si apre alla vita intera. Chi dorme non piglia pesci. Il: “meglio tardi che mai”,  è solo un tentativo di recupero.

Chini tallat mali, cosit a trottu. Chi taglia male, cuce storto. Nell’ordinare le cose della vita bisogna essere attenti e scrupolosi, onde evitare che i risultati siano scadenti. Chi predispone le cose alla rinfusa, senza la giusta programmazione, opera senza successo.

Chini tenit arti, tenit parti. Chi ha l’arte, ha la parte; impara l’arte e mettila da parte. Universale. Chi ha un arte ha sempre la possibilità di trovare un posto di lavoro.

Chini tenit bastimentu, tenit pentzmentu. Chi ha bastimento, ha preoccupazioni. In effetti le preoccupazioni dei ricchi superano quelle della povera gente: “Ma i ricchi - dice la povera gente – possono rinunciare al “bastimento” e così si liberano dalle preoccupazioni!

Chini tenit binja, tenit tinja. Chi ha vigna, ha tigna. Il proverbio avverte che il vino, se tracannato senza misura, porta povertà e miseria al bevitore. Qui in Medio Campidano era usanza coltivare un piccolo vigneto per il fabbisogno familiare, quindi il viticoltore “tracannava”  esclusivamente il proprio vino. I viticoltori erano, per lo più, artigiani e minatori. Raramente un contadino o un allevatore coltivava la vigna. Ed è proprio da questi ultimi che è nato il detto: chini tenit binja, tenit tinja. Per questi, bere il vino, era ritenuto uno spreco ed anche pericoloso; pertanto il tempo dedicato alla vigna era considerato inutilmente perso. In realtà anche artigiani e minatori avevano un lavoro, ma per loro la domenica era giorno di riposo, ed in effetti essi dedicavano la domenica alla coltura del vigneto ed erano appunto chiamati: is binjanteris de su dominigu = i vignaioli della domenica. Qui a Gonnosfanadiga, ad esempio, nel territorio collinare ed in alcuni tratti della pianura, dove le altre colture erano difficili, vennero impiantati piccoli vigneti, nei quali “i viticoltori della domenica” impiantarono poi gli olivastri, e innestarono gli ulivi, che hanno in seguito dato origine agli attuali bellissimi oliveti. Questo fatto ha inoltre causato la frantumazione incredibile degli oliveti in questo borgo. Quasi tutte le famiglie “gonnesi” hanno il proprio oliveto, sufficiente, per lo meno, al fabbisogno familiare. Solo all’inizio del XX° secolo, furono impiantati vigneti di vaste estensioni. Divennero molto famose le vigne di Monserrato, nel cagliaritano, ma il primo vero e proprio enopolio fu inaugurato nel 1929 a Mussolinia (oggi Arborea), nella bonifica della Piana di Terralba, nell’Oristanese. Oggi sono ancora famosi i vigneti di Sella e Mosca a Fertilia.


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