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Dicius ovvero Detti e proverbi del Campidano di Sardegna
parte dodicesima

Candu proit, sciùndit a tottus. Quando piove bagna tutti. Il detto si adatta alle situazioni economico sociali. Quando arriva il lavoro e la disoccupazione diminuisce, la moneta gira egregiamente e c’è benessere per tutti.

Candu sa mèri est màcca, cumandant is serbidòras. Quando la padrona è matta, comandano le serve. In tutte le situazioni, nelle quali non c’è una testa o delle teste a posto, per dirigere la “baracca”, si crea disordine e diventano tutti dirigenti!

Candu su pisìttu dromit is topis bàddant. Quando il gatto dorme i topi ballano. Universale. Quando manca l’ordine e chi è ad esso preposto, si crea confusione. Ad esempio, quando a scuola il maestro dorme, i bambini si scatenano. Quando in una azienda pubblica o privata (più la prima che la seconda), i dirigenti “sonnecchiano”,  dipendenti si danno alla “chetichella”!

Candu su poburu est prontu a coi, ndi dh’arrùit su forru! Quando il povero è pronto a cuocere, gli casca il forno! È l’estremo della povertà. Neppure dopo tanti sacrifici il povero può raggiungere la piena soddisfazione. Quando infatti arriva il sospirato momento in cui spera di essere finalmente soddisfatto, arriva qualcosa di spiacevole a riportarlo alla sua, normale, consueta, quotidiana, condizione di miseria!

Candu unu no bòlit dus no cèrtant. Quando uno non vuole due non litigano. A litigare si deve essere per forza in due. Nella vita di tutti i giorni è cosa normale che uno invada il campo di un altro, talvolta senza volerlo, e ciò è spesso causa di lite. Ma se uno dei due preferisce la pace, l’altro cerca guerra inutilmente. Tra moglie e marito avviene spesso: vince sempre chi perde!

Cani chi tzàulat, no mòssiat. Can che abbaia non morde. Universale. Chi si serve della parola per manifestare le proprie opinioni o la propria indignazione è un pacifista, che non accetta la violenza (con le mani ) come forma di protesta.

Cani e marjàni pàppant impàri. Cane e volpe mangiano insieme. Dicesi di due, che, pur presentando caratteristiche diverse, l’astuzia della volpe, la ferocia del cane, nelle malefatte si ritrovano bene insieme.

Cani infitziàu a cràba. Cane che si avventa (per abitudine) alle capre. Dopo il primo assalto, poi, alla vista del sangue, diventa una vera e propria belva. Purtroppo il detto si adatta anche alle persone violente, che dopo il primo”assalto” imbestialiscono, senza limiti! Un  capitolo della antica Carta De Logu di Eleonora d’Arborea (XIV° secolo), tratta proprio: “dessos canis assaltigiàdos a gàmmas = dei cani che assaltano le greggi. E recita: “Quel tipo di cane deve essere incatenato dal proprio padrone, in modo che non possa fare altro male, o, in caso contrario, lo si deve assolutamente abbattere”! Per quanto riguarda i cani tale regola è ancora oggi qui da noi valida. Per le persone di questo genere, in molte parti del mondo, alle catene preferiscono la forca o altro; i più delicati la “puntura indolore”! Che sia giusto o sbagliato rimane per molti una scelta difficile!

Cani, o, marjàni malu tottu cou. Cane, o volpe cattiva dalla lunga coda. Il detto si adatta tanto agli adulti, quanto ai bambini, che tentano di servirsi della furbizia per ottenere quanto vogliono, ma vengono spesso colti in flagranza. Solitamente si tratta di un rimprovero tendente a far capire all’”astuto”, che la furbizia non fa molti passi!

Cani tzàulat e procu ingràssat. Il cane abbaia ed il porco ingrassa. Dove c’è buona guardia i ladri riescono ad arraffare ben poco. Il detto si adatta a molte situazioni: i buoni sorveglianti (dirigenti) di un azienda fanno “ingrassare” il padrone; le leggi buone e severe fanno “ingrassare” il popolo. Ed altri.

Canta ca ti pàssat. Canta che ti passa. Universale. Canta che ti passa la malinconia! Quando un automobilista si becca la multa salata, dai carabinieri, se comincia ad imprecare rischia di essere ammanettato, se invece si mette a cantare allevia il “dolore” al suo portafoglio e al suo cuore e, se canta bene, c’è la speranza che i carabinieri, addolciti dalle sue melodie, non gli facciano più il verbale. Un povero contadino andò a vedere il suo orto e lo trovò completamente arido, perché non pioveva da tanto tempo. Al rientro dalla campagna solitamente fischiettava, ma quel giorno per ingannare la tristezza si mise a cantare. Dei nuvoloni neri apparvero improvvisamente in cielo e portarono giù un vero e proprio acquazzone!


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