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Dicius ovvero Detti e proverbi del Campidano di Sardegna
parte undicesima

Caboni cantat pudda dhi mancat. Il gallo canta quando gli manca una gallina. È l’espressione che si usa per indicare la persona che protesta “a viva voce” quando ha subito un torto, soprattutto da parte di amici e parenti. Solitamente i sardi protestano solo per cose importanti e quando succede, lo fanno energicamente!

Cambiat su sonatori, ma sa musica est sa propia. Cambia il suonatore, ma la musica è la stessa. È il lamento dei cittadini nei confronti dei nuovi amministratori. “Bandat Crobu e benit Puddu, /mai besseus de pilloni,/ custu de inoi/est peus de cuddu”! Soprattutto i sardi hanno scarsa fiducia negli uomini politici: basti pensare a quanti si sono alternati al potere, a tutti i livelli, qui in Sardegna, a partire dalla dominazione spagnola, e a come è attualmente ridotta l’isola nel suo stato economico e sociale.

Cancarau siast! Che ti venga un accidente da paralizzarti! Si dice anche: “Is manus cancaràdas portis”! Che tu possa avere le mani anchilosate! Queste espressioni si rivolgono a chi usa le mani a sproposito o per prendere o per toccare qualcosa che non deve.

Candu (d)olit sa conca, tottu su corpus ndi risentit. Col mal di testa tutto il corpo è in pena. Si caput dolet omnia membra languent. Non c’è proverbio più veritiero di questo. Ve lo dice uno che di emicrania se ne intende, suo malgrado!

Candu dha finis est tradu! Quando la finisci è tardi! Lo si dice allo scocciatore o al bambino/a che non vuole smettere di fare un qualcosa che non deve fare.

Candu dh’arroscit jei dhu lassat. Quando ne sarà stufo la lascerà. Si dice di persona, adulto o bambino, che insiste sempre in una sua abitudine o gioco, sino alla nausea!

Candu dhu scint in tresi, dhu sciri omny’ arresi (essere vivente). Quando lo sanno in tre lo sa tutto il mondo. Le notizie, soprattutto se contengono malignità, fanno presto a fare il giro del mondo (anche senza internet!).

Candu hat a beni Pasca Manna de jobia. Quando verrà la Pasqua di giovedì. Cioè mai! È la frase che usa il debitore, che non vuole rendere il suo debito al creditore. (Come a dire: alle calende greche!) O in casi simili, nei quali non si vuole mantenere una promessa.

Candu is canis aguriant, is berbeis si pinnicant est unu sinnu malu. Quando i cani ululano e le pecore si chiudono in cerchio, l’una vicina all’altra, è l’avviso di un brutto evento! Un pastore di S’Acquacotta (Villacidro), nella primavera del 1980, fu testimone diretto di un simile fatto (una violenta scossa di terremoto).

Candu movit Pittinùrri fait temporàda. Quando è nuvoloso a Pittinùrri (montagna soprastante il villaggio minerario di Ingurtosu – frazione di Arbus) sta per arrivare il temporale. Sono espressioni tipiche dell’Arburese (Sardegna sud occidentale). Gli anziani dei paesi di questo territorio usavano spesso questi detti e, pur senza  il servizio meteorologico, difficilmente sbagliavano.

Candu nd’hat arrùi su celu, has accanciài sa Luna cun is manus!. Quando il cielo si abbasserà (sino a terra), potrai prendere la Luna con la mani. È l’espressione che rivolgiamo ai sognatori, che si illudono di realizzare sogni infantili. Noi sardi generalmente siamo poco inclini a credere nei sogni, anche perché da ormai troppo tempo abbiamo finito di sognare.

Candu no currint is cuaddus, currint is burriccus! Quando non corrono i cavalli, corrono gli asini! Non siamo all’ippodromo, ma in mezzo alla gente. Non sempre quelli che vanno in gara sono buoni cavalli di razza; spesso sono asini ed anche sgangherati! Questo detto noi sardi lo adattiamo perfettamente a certi uomini politici – senza offesa per gli asini!


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