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Dicius ovvero Detti e proverbi del Campidano di Sardegna
parte prima

A barca pèrdia: a barca perduta. Propriamente ricalca la situazione in cui viene a trovarsi il naufrago, che ha perduto la barca e si trova in balia delle onde. Il detto si adatta a colui che si trova davanti ad una gravissima situazione e non trova la possibilità di venirne a capo.

A bendi s’anima a su tiau(lu): (a) vendere l’anima al diavolo. Si dice di persona senza scrupoli, irrispettoso di qualsiasi regola civile e religiosa, che baratta o è pronto a barattare se stesso e la propria anima anche con Satana.

A bolli coi prima de impastai: (a) voler cuocere prima di impastare. È proprio di chi pretende l’impossibile e non lascia alle cose il tempo necessario. Si dice soprattutto dei giovani che si accingono ad imprese di gran peso senza esperienza alcuna.

A cabori de brenti de mongia: (dal) colore del ventre di una suora. L’espressione indica il colore bianco. Da ragazzi usavamo questa espressione per definire il cafè, che di buon mattino, prima che andassimo a scuola, ci preparava nostra madre: era piuttosto pallido!

A candu troppu, a candu nudda: (a) quando troppo, (a) quando nulla. Ai momenti di grande abbondanza si alternano momenti di magra. Qui in Sardegna dopo l’estate secca si aspettano le piogge: o non piove per niente o piove tanto da far danni. Un altro detto chiarisce il significato di questo, a Natale anche nelle famiglie povere c’era abbondanza, si fa per dire; ma dopo Natale; de Paskixèdda in sùsu, famini meda e frius in prùsu:  fame a iosa e tanto freddo!

A cantai i gocius (o congius)A cantare in onore di…un Santo ad esempio. Si dice normalmente di un Santo, oppure per scherzo di una persona su cui si vuole fare dell’ironia.

A cantai is oremus, is allelluias. (A) cantàre l’oremus. L’oremus consiste nelle preghiere che il  prete recita per il morto in chiesa e durante il tragitto verso il cimitero. Sono le maledizioni che auguriamo, nei momenti d’ira, a chi ci offende: “Anchi ti cantint is oremus”! (“Che ti possano cantare l’oremus”! – come a dire: “Che tu possa morire”!).

A cent’annus de vida. A cento anni di vita. È l’augurio che si fa, in occasione delle feste di compleanno, soprattutto quando si beve e si mangia in abbondanza!

(A) kini bollit pappai a dus bucconis, dhi scuartàrant is barras. (A)chi vuole mangiare a due bocconi, gli si squarcia la bocca. È il detto universale: “chi troppo vuole nulla stringe”. È la favola del cane che scorge  riflesso in acqua il pezzo di carne che ha in bocca, e per l’ingordigia di prenderlo, perde anche quello che ha. Sono molti quelli che pretendono più di quanto possono avere e nel tentativo di avere tutto perdono anche quello che hanno!

A kini donat y a kini impromittit. A chi dà e a chi promette. È proprio di chi è in lite con tutti quelli che gli stanno attorno, parenti, amici e non: di chi va cercando guai senza sosta!

(A) kini fait e sciusciat tenit cos’’e fai onnya dì. Chi fa e disfa ha da fare tutti i giorni. È la tela di Penelope. Ci sono quelli che sono sempre all’opera, ma non combinano mai niente.

(A) kini lillu y a kini frori. Chi giglio e chi fiore. Tra giglio e fiore ci sono ben poche differenze. Questo detto si adatta a due persone, che stanno insieme e  ne combinano di tutti i colori e continuamente:  ad esempio marito e moglie, che si equivalgono per le marachelle che combinano e soprattutto per tutte le “bordate” che si tirano a vicenda.

(A) kini portat s’ogu mannu, no dhi bastat nì birdi, nì siccau. A chi ha l’occhio grande, non basta né  verde, né secco. È riferito a coloro che vorrebbero avere più di quanto possono e “abbracciare” con lo sguardo più di quanto è concesso all’occhio umano.

(A) kini pudat y a kini scratzat. Chi pota e chi fa lavoro di scalzo. (Sono termini propri del lavoro in vigna). È riferito a due persone che vanno insieme(ad esempio, marito e moglie)e che sono sempre intrufolati nelle altrui faccende.

(A) kini sbagliat sa coya passat s’inferru in terra. Chi sbaglia il matrimonio vive una vita d’inferno. Prima non si poteva divorziare. Benché talvolta il divorzio lasci molte ferite aperte.

A coyai s’abarrat pagu y a prangi tottu sa vida. A sposarsi si rimane poco e a piangere poi tutta la vita. È un avvertimento per chi fa una scelta impegnativa, come ad esempio il matrimonio, che dura tutta la vita(prima era così). Ma si adatta anche ad altre scelte, i cui effetti durano nel tempo.


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