Lambro
Secondo alcuni storici, fu proprio
una tribù di Liguri, gli Ambroni (dal celtico = abitanti lungo il
fiume), che avrebbe dato il nome proprio al nostro fiume locale : il Lambro.
Il Lambro nasce al Piano Rancio nell'alta Valsassina sulle prealpi situate
in mezzo ai due rami del Lario. Il fiume è lungo circa 120
Km, dei quali oltre la metà scorre in provincia di Milano.
Secondo don Cesare Amelli, il nome del fiume ha origine da un celtico antico
(greco) “Lampros” che avrebbe il significato di lucente. Il Trombetti
e poi l’Olivieri, lo fanno derivare da una radice “mediterranea” lamr.
Nelle fonti classiche è detto “Lambrus”, mentre in epoca medioevale
(XIII sec.) il nome diventa “Lambri” e “Lambrum”. Apollinare
Sidonio, futuro vescovo di Augustonémetum (Clermonnt-Ferrand), dice,
nel 467, "... andai a vedere il Lambro dal fondo coperto d'erbe palustri,
l'Adda azzurrino...". G. Merulla, umanista e storico milanese, vissuto
tra il 1430 ed il 1494, definisce il Lambro, “brillante come l’argento
e ricchissimo di pesci”. Nasce dal monte Forcella col nome di Lambrone,
forma il lago di Pusiano, dal quale ne esce col nome Lambro, riceve l’Alserio,
attraversa Monza e tutto il Lodigiano, sfocia nel Po, dopo 130 km. Un altro
fiume Lambro, nasce tra il monte Scuro ed il monte Antilia e sfocia presso
Palinuro (SA). Si tratta di un fiume prealpino con direzione sostanzialmente
regolare e con portata modesta, non essendoci ghiacciai da cui trarre forza
nella zona di origine. Il Lambro ha all'inizio del suo percorso caratteristiche
prevalentemente torrentizie, ma, nella discesa verso valle, diventa via
via più regolare assumendo le tipiche caratteristiche del fiume
di pianura pur conservando ancora un tracciato decisamente sinuoso.
Nel tratto che va da Monza a Milano il fiume giace all’interno di un territorio
intensamente urbanizzato che spesso oltrepassa i confini dell’alveo di
piena impedendo alle acque la naturale espansione. Più a Sud, il
fiume scorre dentro ad argini artificiali fino a San Donato, dopo
di che ritorna ad avere un corso mutevole e tortuoso fino allo sbocco nel
Po. In epoca romana questo fiume, nonostante la scarsità di acqua,
veniva utilizzato come importante via di comunicazione che, unitamente
al Po, rappresentava un sistema navigabile attraverso il quale era possibile
giungere al Mare Adriatico donde poter partire per le aree orientali dell'impero.
Le derivazioni del Lambro, attorno al XII° secolo, costituirono le
principali risorse che hanno consentito lo sviluppo dell’organizzazione
agricola della Brianza. Si narra che le acque del Lambro fossero pescosissime,
come appare illustrato in numerose tavole del ‘400, dove oltre all’abbondanza
di pesce venivano raffigurate anche delle esemplari catture di gamberi.
Il fiume Lambro attualmente è gravemente inquinato. Le sue acque
sono seriamente compromesse da scarichi civili e industriali e le sponde
sono, per un lungo tratto nell’area milanese, quasi costantemente cinte
da insediamenti abitativi e produttivi. Fortunatamente sono in atto interventi
intrapresi da amministrazioni pubbliche e da associazioni naturaliste che
stanno tentando di restituire a questo straordinario fiume, seppur lentamente
dato l’alto livello di compromissione, le antiche connotazioni di ambiente
vivo e rigoglioso. |