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Dresano
La Storia |
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Fin dall’anno 972 troviamo possessori in Dresano e territorio i monaci di S. Pietro di Lodivecchio, che ne riducono a coltivazione il territorio e le paludi, ed il vescovo di Lodi, Andrea, ne concede loro le decime. Più tardi, (1034), troviamo questo luogo menzionato nel testamento di Ariberto d’Intimiano, che ne lascia i beni ai monasteri, alle chiese ed agli spedali di Milano unitamente a quelli di moltissimi altri luoghi del lodi-giano. Morto l’arcivescovo, Giovanni, abate di S. Dionigi, ricorse ad Enrico II° imperatore per ottenere la conferma dei beni: Enrico. con suo diploma del 22 febbraio 1045, dato in Augusta, confermò quei beni, dei quali buona parte era in Dresano, Bertonico e Vittadone. Le decime vescovili di Dresano venivano infeudate a diversi pari della curia: nel 1309 le troviamo concesse da Egidio dell’Acqua ai capitauei di Cervignano. Sul principio del secolo XIV Dresano era proprietà dei della Torre, i cui beni, dopo la loro cacciata passarono ai Visconti, e dopo di loro, ad opera di Barnabò, al monastero di sant’Ambrogio di Milano, con la giurisdizione feudale e il diritto di pesca nell’Adda e nella Muzza, e nel 1458 all’Ospedale maggiore di Milano. Pietro Azario ci narra la novella che Barnabò Visconti, smarritosi in un bosco nei pressi di questo paese, s’ imbatte in un povero contadino che stava raccogliendo legna e lo induce ad accompagnarlo fuori del bosco e quindi al suo palazzo o castello di Melegnano. Strada facendo Barnabò, col contadino in groppa, gli domanda notizie del nuovo signore di Lodi. Il contadino, che non conosce il suo signore, gli risponde che, essendo morto il diavolo, adesso comandava suo figlio; che il podestà gli aveva tolto il campicello, e tante altre cose poco lusinghevoli per Barnabò. Giunti presso Melegnano il contadino, alla vista dei servi che con le fiaccole andavano in cerca di Barnabò, s’accorge di ciò che aveva fatto e detto a spregio del suo signore e si getta in ginocchio davanti a lui e gli chiede perdono. Barnabò lo fa condurre nel proprio castello, gli dà da cena, lo fa lavare, e lo manda a dormire. Alla mattina quel contadino, che credeva di andare alla morte, riceve dei regali e ritorna in possesso del suo campicello. L’episodio è stato illustrato dal pittore Pietro Pignarni di Lodi in una bella tela esistente nel museo di Lodi, e da un altro pittore in altra tela esistente in una pinacoteca di Milano. Per conto dei vescovi di Lodi erano feudatari di Dresano i capitanei di Cuzigo, i quali furono privati del beneficio per ordine del papa il 20 gennaio 1252 per aver essi parteggiato per l’imperatore Federico II°, questo a seguito di un rapporto fatto dal vescovo di Lodi Bongiovanni Fissiraga. La sua chiesa, nelle plebe di Mulazzano, nel 1261, pagò tre denari di taglia impostale dal notaio Guala, legato del papa, nella nostra diocesi. La parrocchia di Dresano è pressochè nuova, di forma ottagonale, con cinque cappelle. Anche il Capitolo metropolitano viene annoverato fra i padroni di Dresano, al Capitolo, nel 1820, successe il marchese G. B. Litta Modignani. |
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