..
Computers Vizzolo Predabissi
Le opere irrigue
Sarebbe del tutto errato concludere che i secoli del medioevo rappresentarono per il nostro territorio soltanto un oscuro periodo di regresso, di violenze e di distruzioni. Certamente, Come abbiamo visto, simili fatti non mancarono: basti pensare alla drammatica sorte toccata all’antica città di LAUS POMPEIA, rasa al suolo per ben due volte dalla furia dei Milanesi nel 1111 e nel 1158, oppure alla assurda distruzione del tratto della Via Romana compreso tra Sordio e Lodi Vecchio, appena poco a sud di Vizzolo, ordinata dagli imperatori Enrico Vi e Ottone IV (1191-1210) per dirottare quell’importante strada verso la nuova Lodi appena ricostruita, eon il fine di favorirne le entrate fiscali e lo sviluppo mercantile a danno dei Milanesi. Non dobbiamo però dimenticare che quel risveglio di antagonismi locali era determinato da una generale ripresa dell’economia, dei commerci e della vita politica cittadina e rurale. Non a caso furono gli stessi comuni, dopo la pace di Costanza (1183), ad intraprendere ed a portare a compimento grandiose opere di bonifica e di irrigazione, come il Naviglio Grande, iniziato dal Comune di Milano nel 1171, o come la Muzza, scavata dal Comune di Lodi tra il 1221 ed il 1257. Tale canale, che ereditò il nome di un’antica opera irrigatoria preesistente, risalente alla gens romana «MUCIA», venne derivato dal fiume Adda a Cassano, utilizzando per il primo tratto il corso naturale dell’Addetta e quindi, da Paullo in giù, scavando un corso completamente nuovo, del tutto artificiale, di ben 58 chilometri, attraverso il Lodigiano. Dalla Muzza, nei secoli successivi, si derivarono poi decine e decine di «bocche» per alimentare altrettante rogge di irrigazione che fecero la ricchezza della Bassa, comprese quelle che attraversano il territorio di Vizzolo, cioè le rogge Dresana e Maiocca.  Proprio grazie a queste opere idrauliche fu possibile eliminare definitivamente le paludi e gli acquitrini che dall’alto medioevo avevano ripreso il sopravvento sui coltivi. Come si è visto, infatti, il nostro territorio, per le sue caratteristiche idro-geologiche e la sua peculiare localizzazione appena a sud della linea delle risorgive, se abbandonato dall’attività degli uomini e lasciato a se stesso, tendeva inevitabilmente ad impaludarsi. Da noi il pericolo di inondazioni proveniva soprattutto a ovest, dal Lambro e a nord, dall’Addetta. Nel 1250 ad esempio, le cronache del tempo parlano di una assai disastrosa alluvione che interessò anche il territorio di Vizzolo, soprattutto dove la Via Emilia scorre appena al di sopra del letto del Lambro. I danni furono evidentemente ancora più gravi a Melegnano, dove un intero quartiere eon la relativa chiesa dedicata a S. Materno, venne travolto dalle acque. In quel nuovo ed indispensabile intervento di bonifica e di dissodamento per sottrarre le terre alla palude ed alla foresta, accanto all’opera dei singoli contadini e dei comuni cittadini, non va poi dimenticato il ruolo fondamentale ed insostituibile svolto dalle comunità monastiche. La loro antica presenza nella Bassa si sviluppò ulteriormente d-po il mille, quando proprio anche a partire dalla fondazione del monastero cluniacense di Calvenzano, si aprì una fase storica nuova nella storia della Chiesa milanese.
Torna all'inizio pagina
sito curato da