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Calvenzano: le prime tracce
Al 1090 circa, risale la prima e più antica attestazione scritta relativa al feudo di Calvenzano ed alla chiesa di S. Maria, allora proprietà dei nobili fratelli milanesi Arialdo e Lanfranco e del loro cugino Ottone, tutti appartenenti alla famiglia dei «da Melegnano». Fin dal 995, infatti, il conte Ubertino di Melegnano capostipite di questa famiglia, aveva ricevuto in feudo dall’arcivescovo di Milano Landolfo, suo fratello, l’intera pieve (cioè circoscrizione ecclesiastica) di S. Giuliano, della quale anche Melegnano faceva parte e che evidentemente aveva assorbito anche il territorio di Calvenzano e Vizzolo. Ecco perché, quando, tra il 1087 e il 1093, i suddetti Arialdo, Lanfranco ed Ottone decisero di donare il feudo di Calvenzano ai monaci benedettini di Cluny per l’edificazione di un monastero, dovettero chiedere il consenso dell’arcivescovo milanese Anselmo III, del quale erano vassalli. Circa un secolo dopo, nel 1198, alcuni di quei beni in Vizzolo di cui abbiamo già detto, furono oggetto di una controversia tra la chiesa milanese di S. Giorgio in Palazzo, loro effettiva proprietaria e la chiesa di S. Bartolomeo fuori le mura di Melegnano, la quale evidentemente, in base ad un’antica consuetudine, rivendicava il diritto di riscuotere le decime relative a quei beni, vale a dire quei tributi pari appunto alla decima parte dei raccolti che i coltivatori dovevano versare. Poiché a pronunciarsi su questa disputa venne chiamato il console di giustizia del Comune di Milano, possiamo arguire che il territorio di Vizzolo in quel periodo (1198) rientrava già di fatto nella giurisdizione milanese. Entro la fine dello stesso anno del resto, dopo un’ennesima guerra, un importante trattato di pace tra Milano e la nuova Lodi, ormai ricostruita sulle rive dell’Adda con la protezione dell’imperatore Federico Barbarossa, venne ufficialmente a sancire questa nuova situazione territoriale. Con tale accordo, i Lodigiani rinunciavano definitivamente anche a quella zona di Melegnano posta sulla riva sinistra del Lambro, nonché a Vizzolo ed a Calvenzano, per secoli oggetto di contese e che pure, come riconobbero esplicitamente gli stessi milanesi, prima erano stati di pertinenza della diocesi e del territorio di Lodi, ma che da allora diventarono per sempre milanesi di nome e di fatto, sia nella giurisdizione civile come in quella ecclesiastica.
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