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Si aprì il 1943 con la premiazione ai ragazzi più attivi, e furono distribuiti 75 premi di presenza lodevole. I ragazzi per le loro attività ricreative e formative avevano a disposizione anche una bella sala, chiamata “Sala Pellegrino Origoni”, ampia ed accogliente e modernamente attrezzata. Intanto erano giunti da Milano molte famiglie sfollate per il pericolo dei bombardamenti, ed i loro ragazzi frequentavano volentieri l’Oratorio. Il Corpo musicale riusciva ancora a tenere le sue lezioni ed a svolgere i servizi richiesti, mentre la sezione “Virtus et Labor” poteva ancora presentarsi ai convegni ed ai concorsi. Anche la filodrammatica rimase abbastanza attiva e maggiormente tesa verso ottimi lavori: “Sposo mia cugina”fu la commedia presentata il 10 gennaio 1943 per i benefattori, riprendendo così una vecchia tradizione che si teneva proprio a gennaio. La commedia ebbe successo e fu anche ripetuta. Bisognava anche dire che si stavano affermando alcuni giovani attori di un certo talento drammatico. Tra di loro spiccavano Enrico Maghini e Giuseppe Scala. Subito al mese di marzo ecco “La sera del 23”, mentre nel mese di maggio si recitarono i tre atti di “Sonagli al convento” che riempirono il salone. E fu magnifica la sceneggiatura approntata da Guglielmo Scalmani e da Gaetano Garioni. Una graziosa operetta fu presentata il 3 giugno 1943 ed era “La pianella perduta nella neve” seguita dalla farsa “Un milanés in mar”. Gli effetti della guerra L’Italia era in guerra dal 10 giugno 1940, da quando cioè Mussolini, dal balcone di Palazzo Venezia, alle ore 18 di quel pomeriggio annun-ciò al popolo che l’Italia aveva dichiarato guerra alla Francia ed alla Gran Bretagna. La nazione italiana veniva coinvolta nel con-flitto scoppiato con l’aggressione della Germa-nia alla Polonia avvenuta il primo settembre 1939. Le vicende belliche dalla metà del 1942 inco-minciarono a peggiorare per l’Italia ed il 10 luglio 1943 gli eserciti alleati invasero la Sicilia. Questo grave avvenimento provocò la caduta di Mussolini il 25 luglio 1943 ed il nuovo governo formato dal generale Badoglio impose il coprifuoco di sera alle ore 21. E’ facile comprendere come la vita serale venisse paralizzata. Gli spettacoli furono chiusi. La sera i giovani dovevano stare a casa. La vita del-l’Oratorio ne risentì fortemente. Allo scoppio della guerra erano arrivati a Melegnano i bersaglieri, prima con la sede presso il Convitto della ditta Izar, poi in Oratorio: era il 57° Distaccamento del 3° Reggimento Bersaglieri, addetti alla difesa del territorio come servizio antiparacadutistico. Trascorsero i mesi di luglio e di agosto nell’in-certezza della situazione generale, mentre imperavano la fame, le ruberie, le vendite a borsa nera di generi di prima necessità a prezzi esagerati. Il giorno 8 settembre 1943 fu annunciato l’ar-mistizio tra il governo italiano e gli alleati; vi fu un attimo di grande gioia, poi la situazione pre-cipitò: l’esercito italiano si sciolse nella fuga e nel disordine. Il 9 settembre 1943 arrivò in Oratorio anche il nucleo antiparacadutista da Casalpusterlengo e si sistemò nel salone. Ma di notte, alle ore tre, sia il nucleo melegnanese del nostro 57° Distaccamento sia quello appena arrivato partirono per Monza, per sfuggire ai Tedeschi che stavano invadendo l’Italia: difatti il mattino verso le ore 7 la colonna tedesca pro-veniente da Piacenza incominciò a passare sulla nostra Via Emilia. Un gruppo si fermò a Melegnano: automo-bili, carri armati, autocarri. Le Vie Piave e Vol-turno furono piene di carri armati. L’Oratorio rimase chiuso, anche perché si temeva una perquisizione. Venne ristabilito il coprifuoco ed emanata la legge marziale. In tale circostanze la festa patronale dell’O-ratorio ebbe dimensioni assai ridotte. Parecchi giovani furono a casa, sbandati, o perché disoccupati o perché fuggiti dal servizio militare. Si allestì una recita che venne presen-tata il 24 ottobre: “Battesimo di sangue” e fu repli-cata con successo. Per tutto il 1943 si proiet-tarono 21 pellicole cinematografiche, tra cui “Pastor Angelicus”. E nonostante difficoltà d’ogni genere vi furono aiuti provenienti da benefattori, offerte -particolari, per una somma, nel 1943, di lire 4360,25. La vita oratoriana procedeva per la buona volontà e la tenacia di tutti, anche se in modo ristretto sia per le vicende belliche sia per la diminuita disponibilità dei giovani e dei cooperatori. A dicembre, il giorno 5, c’è stata la possibilità per la filodrammatica di rappresentare “Tre teste in cerca di una tuba”. Anche per il 1943 si poté registrare un interesse per l’Oratorio espresso in rinata simpatia, legata anche alla figura dinamica ed intraprendente di don Attilio Melli, il quale seppe stimare ed amare anche quegli anziani che non potevano più essere sempre presenti. Aiutò la cassa oratoriana anche... l’orto degli ex bersaglieri accampati, con la vendita della verdura per l’importo di lire 1269. |
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