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Il 1939

L’Oratorio crea e mantiene e favorisce lo sviluppo di uno dei sentimenti più preziosi: l’amicizia. Di questo gruppo non tutti sono morti, i sopravvissuti rivivono continuamente nei loro discorsi le gloriose giornate giovanili all’Oratorio. Sono delle classi dal 1921 al 1926 e dintorni. Seduti da sinistra: Cesare Amelli (seminarista), Ettore Granata, Luigi Degradi, Angelo Tessera, Alfeo Goglio; in seconda fila da sinistra: Franco Bracchi, Alessandro Schiavini, Ausano Crotti, Cesare Bedoni, Virgilio Oleotti, Giacomo Danova, Giovanni Colombo; in terza fila da sinistra: Erminio Maraschi, Pasquale Quartiani, Albino Dezza, Luigi Nervi.
La filodrammatica era lanciata; dopo la rappresentazione della “Finestra sul giardino” venne il momento del capolavoro operettistico “menestrello della morte”, rappresentato il 19 febbraio, con esito così soddisfacente da esser richiesto per repliche. Fu un’operetta nella quale si impegnarono molti ragazzi dalla bella voce per i cori, ed anche per la sicura interpretazione del protagonista Giuseppe Grossi, zio di quell’Ambrogio Fontana, che sarà dirigente dell’Oratorio. Comunque anche il 1939 fu un anno di buona resa filodrammatica: seguì una rappresentazione in aprile, due a maggio, tre in giugno, quattro in agosto, due a settembre, una in ottobre a Paullo, il 19 novembre si produsse una buona commedia “La sorpresa di mezzanotte” per la serata dei benefattori, che fu replicata il 3 dicembre. Inoltre la filodrammatica organizzò una Serata Pro Combattenti recitando “L’aquila azzurra” il 12 novembre. Intanto il servizio bar era stato del tutto aggiornato. In tempi lontani,  i ragazzi potevano acquistare dolciumi e frutta dal venditore Raineri che si era collocato in un angolo sotto la chiesa nella cantina. Poi, era stato sostituito da Giovanni Quaini, che era anche sagrestano della chiesa dei Servi, cooperatore dell’Oratorio e membro della Schola cantorum: erano quattro scatolette di caramelle, di biscotti, di liquerizia ed altre minute cianfrusaglie dolciarie. Ma con il passar del tempo i cooperatori aprirono una buvette con quattro tavolini ed una modesta raccolta di bottiglie, di bibite e di granite estive. Con la nuova sistemazione del 1937, fu tr-vato anche un locale adatto al bar. E così da un localino di fortuna sano ed accogliente in pochi metri quadrati per il servizio anche delle bevande alcoliche e delle bibite, si passò al vero servizio di bar, in un nuovo locale che fu ancora chiamato buffet. Ed ovviamente le entrate aumentavano: basti dire che nell’anno 1938 l’incasso fu di lire 949.  L’Azione Cattolica continuava il suo ciclo di attività tradizionali: adunanze, ritiri spirituali, impegni in parrocchia, lezioni e gare di catechismo, gite sociali e vendita giornali, in modo speciale vendita del “Vittorioso” in Oratorio. Ragazzi, giovani ed uomini dell’Oratorio militavano nella Sezione Buona Stampa parrocchiale. La sezione nel 1939 smaltiva circa 2000 giornali quotidiani, settimanalmente, e 1750 famiglie avevano ogni domenica il giornale cattolico “L’Italia”. Veniva effettuato l’invio gratuito del bollettino parrocchiale “la Campana” ai militari melegnanesi, mentre ogni domenica i ragazzi militi andavano in Ospedale Predabissi per portare i giornali e le riviste. 
 volume di attività della Sezione Buona Stampa relativo al 1939
53.000 copie de “L’Italia”
11.115 copie de “La Domenica”
5573 copie di “Pro Famiglia”
8015 copie di “Alba”
11666 copie di “Vita Femminile”
3056 copie de “Il Giornalino”
4716 copie de “Il Vittorioso”
2760 copie di "Famiglia Cristiana”
Però una constatazione fu chiara: l’Azione Cattolica Giovanile stava perdendo la robusta marcia che le aveva impressa don Mario. Nella riunione della Consulta parrocchiale della fine dei 1939 il relatore dell’Azione Giovanile così si espresse: “Diciamo subito che la situazione della Associazione giovanile non è delle più confortevoli... Pure in mezzo a difficoltà non indifferenti l’Associazione ha svolto la sua attività in quasi tutti i settori: lezioni di catechismo, del Battesimo, serata dei coscritti, giornata del sacrificio il venerdì santo, raccolta dell’obolo di San Pietro, tre nuovi seminaristi “. Il Corpo Musicale San Giuseppe fu fortemente nel mirino delle persecuzioni politiche. Il 18 settembre il vice comandante della G.I.L.  (Gioventù Italiana del Littorio) che era anche un maestro delle Elementari ed il segretario politico James Bertoli chiamarono alla sede del fascio alcuni giovani bandisti dell’Oratorio e intimarono loro di uscire dal Corpo Musicale San Giuseppe per entrare nella nuova Banda Comunale Cittadina. La mattina seguente il prevosto don Arturo Giovenzana scrisse al Segretario politico ed anche all’Ispettore di Zona avvocato Federico Grazzani (membro del Direttorio federale) chiedendo in base a quali disposizioni fossero stati impartiti tali ordini. La risposta, richiesta con sollecitazione dal prevosto, arrivò il giorno 11 ottobre in questi termini: “Per quanto riguarda l’azione svolta dai miei collaboratori dietro mie direttive, sia nell’ambito del Partito nazionale fascista sia della G.I.L., ne rispondo io personalmente ai miei Superiori gerarchici”. La stessa sera dell’11 ottobre alla sede del fascio di Melegnano furono convocati alcuni giovani cattolici di Carpiano e venne loro, dal maestro delle Elementari, strappato il distintivo dell’Azione cattolica. Alcuni giorni prima anche i giovani filodrammatici dell’Oratorio furono invitati alla sede del fascio per la partecipazione ad una rappresentazione con donne: i giovani dichiararono che il regolamento dell’Oratorio non lo permetteva e che essi non se la sentivano. Alla presenza del Direttorio fascista locale furono minacciati di espulsione dal Partito. Avendo ancora resistito, la sera del giovedì 9 novembre ebbero l’ordine di consegnare la divisa di avanguardisti ed era un provvedimento assai grave per le conseguenze anche di ordine pratico. I giovani si rivolsero al loro comandante e dopo 24 ore riebbero la divisa. La tenacia persecutoria si rivelò ancora la sera del 3 novembre: il segretario politico James Bertoli proibì alle Associazioni Cattoliche la partecipazione al corteo commemorativo della Vittoria del 4 novembre, sebbene tutte le associazioni cattoliche avessero già avuto l’invito personalmente dal presidente della Associazione Combattenti. Anche il Corpo musicale ne fu escluso. Il prevosto Giovenzana inviò una lettera al cardinale di Milano per informarlo di tutto e rimise nelle sue mani l’intera questione persecutoria fascista. I cattolici di Melegnano e gli ex oratoriani si strinsero intorno all’Oratorio non soltanto con le preghiere e gli incoraggiamenti, ma anche con offerte: solo nei due mesi cruciali di novembre e dicembre l’Oratorio ricevette lire 1277,50 come prova concreta di affetto. Le autorità fasciste ottennero l’effetto contrario: l’Oratorio di Melegnano fu ancor più nella considerazione dei cittadini melegnanesi. Durante il 1939 non mancarono occasioni liete per incontri cordiali ed umani: il 22 gennaio si tenne una Serata dei genitori con poesie, canti, bozzetto, conferenzina sui ricordi di Pellegrino Origoni, e cori; il 25 febbraio si riunirono 38 cooperatori e giovani per una cena fraterna, ed il 28 dello stesso febbraio ecco la simpatica Serata del coscritto. L’8 dicembre, festa dell’Immacolata, entrarono a far parte del gruppo dei cooperatori Giovanni Viganò, Giuseppe Sommariva e Giovanni Colombo. Continuava, cioè, la tradizione di creare i nuovi cooperatori ogni anno per inserirli più intensamente nella vita dell’Oratorio. Nella stessa giornata dell’8 dicembre venne eletto il nuovo prefetto dell’Oratorio nella persona di Antonio Cremonesi e come vice prefetto fu Rinaldo Maraschi , un cooperatore intensamente impegnato e benemerito dell’Oratorio e del cattolicesimo melegnanese. Terminava il 1939.
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