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L’Oratorio
è chiuso e sigillato
Lunedì 5 gennaio si svolse l’annuale Congressino dell’Unione Giovani Cattolici “Domenico Savio”. Dopo la relazione morale e finanziaria dell’anno precedente si svolsero le elezioni che diedero ii seguente risultato: Presidente, Giuseppe Bianchi; Vicepresidente e Delegato Aspiranti, Leone Maraschi; Segretario, Celestino Minoia; Cassiere, Oreste Pavesi; Cultura e Buona Stampa, Roberto Pozzi; Missioni, Felice Quartiani; Santi Esercizi e Militari, Rinaldo Maraschi. Poco dopo, verso la metà gennaio, iniziarono le lezioni settimanali di catechismo sulla Grazia, sia per aspiranti sia per gli effettivi. Festa della riparazione all’Oratorio la domenica di Quinquagesirna, una circostanza cui don Mario dava la massima importanza: turno di adorazione davanti al Santissimo per tutta la giornata di oltre 150 tra cooperatori e ragazzi. Poi il divertimento a Carnevale con la filodrammatica che si produsse con bozzetti, con monologhi e con la farsa "L’Oca” musicata nuovamente da don Crispino Sala. Dopo la preghiera ed il divertimento arrivò maggio con una iniziativa sociale voluta da don Mario, sensibile ed acuto osservatore dei problemi dei momento, anche se erroneamente da molti fosse ritenuto legato alle forme dei passato tradizionalistico: un corso di cultura per soli giovani con il tema “La sociologia cristiana”, dal momento che proprio in quell’anno ricorreva il 40° della Enciclica di Leone XIII “Rerum Novarum”. La sezione aspiranti, invece, tenne per la prima volta il suo Congressino la sera del 14 maggio; relazioni sul Gruppo Eucaristico, sul Gruppo Buona Stampa, sul Gruppo Missioni. Pure attiva la filodrammatica che, nella seconda festa di Pasqua, partecipò al Concorso filodrammatico di Brembate riportando il premio di I° Grado con medaglia d’Oro e lire 300. Nei giorni 19, 21 e 26 aprile i melegnanesi poterono assistere al dramma storico “Il gondoliere della morte”, una rappresentazione che riscosse vasto consenso di critica e di applausi. Melegnano intanto si ingrandiva: al censimento del 21 aprile 1931 risultò una popolazione di 8776 abitanti. Ma venne il colpo di fulmine. Sembrava che con la Conciliazione tra Chiesa e Stato in Italia dell’11 febbraio 1929 si dovesse iniziare un cammino pacifico tra le due istituzioni. Invece, due anni dopo, sulla stampa fascista si scatenò l’offensiva contro l’Azione Cattolica accusata soprattutto di attuare un inquadramento di lavoratori contrapposto a quello dei sindacati fascisti e di offrire posti di comando a vecchi elementi dell’ex Partito Popolare con attività diverse da quelle caritative e religiose. Il segretario del Partito Fascista, Giovanni Giuriati, lanciava violenti attacchi e teneva discorsi focosi. Il clima politico si arroventò. Ed il 29 maggio Benito Mussolini, capo del governo, ordinò la chiusura di tutti i circoli della gioventù cattolica. L’ordine fu diramato a tutte le questure ed eseguito il giorno seguente. Anche l’Oratorio di Melegnano venne chiuso e bloccato con sigilli governativi. Scrisse don Mario: “D’ordine prefettizio anche il nostro Oratorio è stato chiuso, i locali sigillati”. Ma a Melegnano i buoni rapporti con le autorità politiche evitarono l’esasperazione. Fu un momento particolarmente delicato nei legami tra Chiesa e Stato fascista: il partito era esso stesso una “chiesa”, aveva i suoi abiti, il suo stile epistolare, le sue formule, il suo gesto di saluto; la Casa del fascio era luogo di riunione, di svago, di meditazione, e da essa partivano tutte le iniziative. Il fascismo esaltava l’azione, la guerra, il gesto eroico, l’impulso vitale: era, cioè in contrasto con la dottrina cristiana che esalta invece l’umiltà, la mitezza, la rinuncia, l’individuo che soggioga e trasforma se stesso con la forza dell’amore per il prossimo. Era, dunque, logica una radicale inconciliabilità ove i due estremismi radicali si scontrassero. Ma la possibilità di una pacifica convivenza fra le due "dottrine" fu dimostrata dopo neppure due mesi. Ritorna il sereno Comunque la chiusura dell’Oratorio non fu di lunga durata, perché la terza domenica di luglio già si poté celebrare la festa del patrono della gioventù, San Luigi. La biblioteca poteva, finalmente, far conoscere il suo catalogo delle opere in deposito ed in servizio di prestito; era diviso in sei parti: romanzi e novelle, fiabe e racconti, educazione morale e civile, letture storiche, geografiche e sociali, letteratura e teatro. Era in vendita al prezzo di una lira. Mens sana in corpore sano... La “Virtus et Labor” presentò la sera del 9 agosto un’interessante accademia perché ripeté al pubblico melegnanese gli esercizi degli ultimi due concorsi, in modo particolare a quello Internazionale di Venezia. Naturalmente si celebrò, questa volta con più voglia sociale, la festa patronale di settembre. Ma la cronaca dovette interessarsi di un concerto che rimase famoso: quello del Corpo musicale dato la sera del 4 ottobre in piazza, con pezzi d’opera e con famose sinfonie, tra cui brani della “Lucia di Lammermoor” ed il “Ballo Excelsior” ridotto per banda da don Crispino Sala. Si ebbero “entusiastici e ripetuti applausi dalla folla che letteralmente gremiva la piazza...". Un addio e un dolore: partì da Melegnano, in novembre, per Lodi come residenza fissa Alberto Cremascoli, il quale teneva la carica di prefetto dell’Oratorio. Il prefetto, secondo lo Statuto oratoriano del 19 marzo 1983, era “il principale Superiore secolare dell’Oratorio.., e come il Maestro di tutti i Cooperatori”. E qualche giorno prima venne a morte uno degli oratoriani della prima ora: Luigi Ghigna, amato e stimato, infaticabile in Oratorio, cooperatore, sorvegliante delle cariche, vice prefetto. L’Oratorio era la sua seconda famiglia, religiosamente assiduo come Confratello del SS. Sacramento e come Terziario francescano. Aveva 53 anni. Per tutto il 1931 la biblioteca aveva distribuito 5760 libri in prestito di lettura ai Melegnanesi ed anche ai lettori dei paesi circonvicini. Un nuovo attacco alla “Virtus et Labor” Ma ii fatto più clamoroso del 1931 fu la crisi della “Virtus et Labor”, la società di ginnastica dell’Oratorio. Una lettera della segreteria del Partito fascista di Melegnano con la firma di Piero Gandini era inviata all’Oratorio Maschile, in data 31 ottobre 1931, con questo testo: “Spettabile Consiglio Direttivo della Società Ginnastica Virtus et Labor - Melegnano. Per ordine della superiore gerarchia politica comunico a codesto spettabile consiglio che in dipendenza degli accordi a suo tempo stipulati tra le supreme autorità dello Stato italiano e della Chiesa, la società ginnastica Virtus et Labor deve uniformarsi e passare alle dipendenze degli organi statali, pertanto la società diretta ed amministrata da codesto consiglio o deve assimilarsi alla locale Unione Sportiva Melegnanese o passare alle dipendenze di un commissario che sarà all’uopo delegato dalla superiore gerarchia. In attesa di cortese risposta porgo saluti fascisti. Il segretario politico avvocato Piero Gandini”. L’assistente don Mario Ferreri, visto che parecchi ginnasti se ne andarono per ingrossare le file dell’Unione Sportiva Melegnanese voltando le spalle all’Oratorio che li aveva all-vati ed educati, visto che si creavano motivi di forte tensione e di aspro litigio tra gli ex ginnasti ed i fedelissimi rimasti in seno alla Virtus et Labor, portò in casa parrocchiale la bandiera ed i registri della stessa Virtus et Labor, deciso a voler piuttosto il silenzio che l’assoggettamento clamoroso e la secca invadenza delle autorità fasciste in Oratorio, sebbene don Mario avesse accettato in alcuni punti il nuovo corso politico. Come spesso accade in Italia si venne però ad un compromesso: la Virtus et Labor fu riconosciuta come attività interna oratoriana a tipo sportivo privatamente. In realtà essa continuò con nuove leve, si presentò alle gare e già nel 1932 era nuovamente in buone forze. Da noi spesso basta cambiare un nome per ripartire vergini, giocando pur sempre allo stesso gioco, a volte perfino usando le stesse regole che acquistano così significati e valori diversi. Più tardi, nel 1937, scioltasi la sezione ginnastica della Unione Sportiva Melegnanese, vi fu il grande rientro e la pacificazione degli animi: la Virtus et Labor dell’Oratorio maschile riaprì le braccia a coloro che vollero ritornare. |
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