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L'Oratorio nel 1918

Alcuni Oratoriani: seduti, da sinistra: Francesco De Bernardi, Paolo Arioli, Giulio Pizzini, in piedi, da sinistra: Angelo Prinelli, Antonio Cremonesi, Gino Oldani, Giuseppe Bianchi. 
La guerra faceva sentire il suo peso. Ecco come è segnalato nella cronaca: “All’Unione Giovani, quantunque nuove falcidie vi portino la chiamata alle armi, per cui anche l’attuale Presidente dovette dare le dimissioni, si continua a tenere le riunioni e qualche conferenza mensile”. Continuano le lettere dal campo; tra le altre eccone alcune e nelle quali si scriveva: “Dalla zona di guerra invio a tutto il Rev. Clero Cooperatori e Confratelli dell’Oratorio i migliori auguri e saluti... Soldato Danova Egidio “. “Auguri e saluti al Rev. Clero, Cooperatori e Confratelli dell’Oratorio e a tutti i concittadini e compagni. Sold. Giavarini Luigi”. “Mando saluti ed auguri al Rev. Clero, a tutti quelli dell’Oratorio, a tutti i melegnanesi... Sold. Pelosi Giovanni”. “Ringrazio del caro giornaletto mensile (La Campana). Un saluto al Clero, ai Cooperatori dell’Oratorio e Unione Giovanile. Sold. Schiavini Giovanni”. “Di cuore mando un saluto a tutti i cari, dell’Unione e dell’Oratorio, uno speciale a D. Mario e D. Francesco.... Sold. Schiavini Francesco “. “Mando i più affettuosi saluti a tutti i Superiori, Cooperatori e Confratelli dell’Oratorio... Sold Protti Carlo”. La festa dell’Unione Giovani all’Epifania è definita “festicciola commemorativa della fondazione”. Intanto nel mese di marzo partivano le reclute del 1900: altri giovani lasciavano l’Oratorio. Teneva il suo posto la Schola Cantorum che accompagnò le feste di Pasqua. E sempre stavano attaccati i lontani che erano sul fronte: arrivarono lettere di Lodovico Caminada, fra Pellegrino Mantica, Giacomo Orini, Giovanni Schiavini, Francesco Schiavini, Carlo Protti, Carlo Anni, Luigi Sala, Edoardo Pisati, Amelio Amelli, Pasquale Crippa, Luigi Polli, Ottavio Bellinzoni, Giuseppe Bergomi, Romeo Marchesi dalla Francia, chierico Costantino Caminada, chierico Antonio Caminada, Luigi Schiavini, Egidio Danova. E all’assistente dell’Oratorio maschile, don Mario Baraggia, nell’ottobre venne consegnata l’onorificenza governativa con la facoltà di fregiarsi della “Croce al merito di guerra” con la seguente motivazione: “Permanenza in modo esemplare per oltre due anni in contatto del nemico “, ed il cooperatore Edoardo Pisati che era sotto le armi da oltre sette anni fu promosso da sergente maggiore a maresciallo. Ma tutti, promossi o semplici, bramavano non la trincea ma il loro angolo di Oratorio a Melegnano in via Lodi. Ed anche in via Lodi si notava che “i momenti che attraversiamo sono veramente ecce-zionali, ed ogni iniziativa è paralizzata". Novembre: sui muri di Melegnano apparvero i manifesti: “La Vittoria è nostra!”. E lo spettacolo della domenica 10 novembre rimase indimenticabile: tutto un popolo raccolto nella chiesa di San Giovanni ascoltò la parola del Pastore, e proruppe nel pianto con il canto del Te Deum. All’uscita del tempio si formò un corteo che spontaneamente si diresse all’Ossario. Fu “un ‘immensa fiumana di gente”. I melegnanesi ritornano e l’Oratorio si rianima. I morti per la patria sono nel cuore di Dio Padre di tutti e nelle pagine della storia. I vivi lasciano l’uniforme grigioverde. All’unione Giovani si festeggiò il ritorno, soprattutto dei prigionieri. Il socio Antonio Cremonesi espose le diverse avventure negli otto mesi di prigionia. 
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