Alcuni Oratoriani: seduti,
da sinistra: Francesco De Bernardi, Paolo
Arioli, Giulio Pizzini, in piedi, da sinistra:
Angelo Prinelli, Antonio Cremonesi, Gino Oldani,
Giuseppe Bianchi. |
La guerra faceva sentire il suo
peso. Ecco come è segnalato nella cronaca:
“All’Unione
Giovani, quantunque nuove falcidie vi portino la chiamata alle armi, per
cui anche l’attuale Presidente dovette dare le dimissioni, si continua
a tenere le riunioni e qualche conferenza mensile”.
Continuano le lettere dal campo; tra le altre eccone alcune e nelle quali
si scriveva: “Dalla zona di guerra invio a
tutto il Rev. Clero Cooperatori e Confratelli dell’Oratorio i migliori
auguri e saluti... Soldato Danova Egidio “. “Auguri e saluti al Rev. Clero,
Cooperatori e Confratelli dell’Oratorio e a tutti i concittadini e compagni.
Sold. Giavarini Luigi”. “Mando saluti ed auguri al Rev. Clero, a tutti
quelli dell’Oratorio, a tutti i melegnanesi... Sold. Pelosi Giovanni”.
“Ringrazio del caro giornaletto mensile (La
Campana). Un saluto al Clero, ai Cooperatori
dell’Oratorio e Unione Giovanile. Sold. Schiavini Giovanni”. “Di cuore
mando un saluto a tutti i cari, dell’Unione e dell’Oratorio, uno speciale
a D. Mario e D. Francesco.... Sold. Schiavini Francesco “. “Mando i più
affettuosi saluti a tutti i Superiori, Cooperatori e Confratelli dell’Oratorio...
Sold Protti Carlo”. La festa dell’Unione Giovani
all’Epifania è definita “festicciola
commemorativa della fondazione”. Intanto nel
mese di marzo partivano le reclute del 1900: altri giovani lasciavano l’Oratorio.
Teneva il suo posto la Schola Cantorum che accompagnò le feste di
Pasqua. E sempre stavano attaccati i lontani che erano sul fronte: arrivarono
lettere di Lodovico Caminada, fra Pellegrino Mantica, Giacomo Orini, Giovanni
Schiavini, Francesco Schiavini, Carlo Protti, Carlo Anni, Luigi Sala, Edoardo
Pisati, Amelio Amelli, Pasquale Crippa, Luigi Polli, Ottavio Bellinzoni,
Giuseppe Bergomi, Romeo Marchesi dalla Francia, chierico Costantino Caminada,
chierico Antonio Caminada, Luigi Schiavini, Egidio Danova. E all’assistente
dell’Oratorio maschile, don Mario Baraggia, nell’ottobre venne consegnata
l’onorificenza governativa con la facoltà di fregiarsi della “Croce
al merito di guerra” con la seguente motivazione: “Permanenza in modo esemplare
per oltre due anni in contatto del nemico “, ed il cooperatore Edoardo
Pisati che era sotto le armi da oltre sette anni fu promosso da sergente
maggiore a maresciallo. Ma tutti, promossi o semplici, bramavano non la
trincea ma il loro angolo di Oratorio a Melegnano in via Lodi. Ed anche
in via Lodi si notava che “i momenti che attraversiamo
sono veramente ecce-zionali, ed ogni iniziativa è paralizzata".
Novembre: sui muri di Melegnano apparvero i manifesti: “La
Vittoria è nostra!”. E lo spettacolo
della domenica 10 novembre rimase indimenticabile: tutto un popolo raccolto
nella chiesa di San Giovanni ascoltò la parola del Pastore, e proruppe
nel pianto con il canto del Te Deum. All’uscita del tempio si formò
un corteo che spontaneamente si diresse all’Ossario. Fu “un
‘immensa fiumana di gente”. I melegnanesi
ritornano e l’Oratorio si rianima. I morti per la patria sono nel cuore
di Dio Padre di tutti e nelle pagine della storia. I vivi lasciano l’uniforme
grigioverde. All’unione Giovani si festeggiò il ritorno, soprattutto
dei prigionieri. Il socio Antonio Cremonesi espose le diverse avventure
negli otto mesi di prigionia. |