Le
continue chiamate alle armi avevano assottigliato le file delle Associazioni.
Intanto i ragazzi preparavano continuamente gli scaldaranci: nel mese di
febbraio 1916 se ne poterono consegnare all’apposito Comitato circa 2000.
Benché decimate stavano salde ancora l’Unione Giovani che tenne
in marzo alcune adunanze approfittando della licenza militare del suo presidente
Ludovico Caminada, la Schola Cantorum che intervenne per le Quarantore
sia in parrocchia sia in Oratorio, e la filodrammatica che rappresentò
il dramma “Elvaz, la vendetta è mia!”,
il bozzetto “I vinti di Novara”,
l’operetta “La scuola di un villaggio”
e la comica “Le 99 disgrazie”.
Pervenivano continue le lettere dai fronti di guerra: Edoardo Pisati, Felice
Massironi, Giuseppe Bergomi salutavano sempre l’Oratorio. Luigi Cremonesi
scriveva: “Speriamo con l’aiuto del nostro
patrono San Giuseppe di poterci un giorno rivedere tutti in compagnia nel
nostro Oratorio”. Ma non tutti sarebbero tornati;
cadeva sulla trincea in settembre il cooperatore Ernesto Liberali: era
tanto attaccato al nostro Oratorio che ogni domenica veniva da Milano in
bicicletta. Per l’amore all’Oratorio gli possiamo accostare Battista Ricordi,
un vecchietto morto all’età di 78 anni il quale, pur nell’estrema
povertà, dava ogni anno una sua offerta per l’Oratorio. La guerra
però continuava a richiamare nuove forze sui fronti: tra i cooperatori
dell’Oratorio erano rimasti in pochi. Le attività incominciavano
a diminuire di intensità. Fu chiamato al fronte anche l’assistente
don Mario Baraggia e la direzione spirituale fu nuovamente assunta da don
Giovanni Sala. Tutte le attività oratoriane, il lavoro di tanti
anni, le fatiche ed i sacrifici compiuti da decine e decine di cooperatori,
le stesse strutture fondamentali che erano l’orgoglio dell’Oratorio, rischiavano
di perdersi per la lontananza delle forze vive oratoriane. Tuttavia dal
fronte l’assistente don Mario Baraggia, in una lettera del 6 giugno 1916,
inviata da Sigmunddsherber, incitava ad avere “coraggio
e speranza sempre... “. Il soldato Polli Luigi
chiedeva “un Ave Maria dai buoni ragazzi dell’Oratorio”.
Grande raduno, organizzato dalla Giunta Diocesana dell’Unione Popolare
fra i Cattolici Italiani, nella chiesa di San Pietro. I due Oratori melegnanesi
erano là al completo. Fece gli onori di casa e di presentazione
il facente funzione di presidente dell’Unione Giovani dell’Oratorio Maschile,
Amelio
Amelli; si trattava il tema della “buona stampa”, già discusso
in aprile, ed ora ripreso in luglio con maggiore partecipazione. Ed ancora
don Mario Baraggia, con una lettera datata 30 luglio 1916, scriveva: “A
tutti i Superiori colleghi, giovani e ragazzi, il mio saluto. il mio pensiero
torna sempre spontaneo al mio caro Oratorio, ed il ricordo indelebile mi
è di stimolo e di conforto “: era il
cuore dell’Assistente addolorato per la lontananza. Ed in una precedente
lettera. del 13 giugno 1916, scriveva al prevosto: “...
Me li saluti tutti, specialmente i Superiori più vecchi, fino all’ultimo
cooperatore, fino all’ultimo bambino.". Per
queste poche parole, non c’è bisogno di alcun commento. Parecchi
giovani ed uomini oratoriani, erano impegnati a fondo anche in altri settori
della vita pubblica cittadina. Porto un esempio per tutti: moriva in giugno
Alessandro Menicatti, commerciante. Amò l’Oratorio maschile come
una sua seconda famiglia, e finché fu nella possibilità vi
esercitò la carica di viceprefetto. ma era anche presente a tutte
le manifestazioni civiche, fu per diversi anni consigliere comunale ed
ebbe parte attiva nella direzione del Corpo musicale “Giuseppe Verdi”.
In novembre un altro cooperatore, Salvatore Bonacina, cade in guerra. Chi
rimaneva scriveva sempre. Da Roma, arrivò una lettera datata 12
dicembre 1916 con queste parole: “Auguri per
le feste natalizie e Capo d’anno al Clero, Cooperatori dell’Oratorio, amici
dell’Unione e a tutti i compagni d’armi”.
Giovanni Merli scriveva da Salonicco i più cari auguri di buone
feste “ai sacerdoti, superiori, cooperatori
e confratelli dell’Oratorio “. Intanto era
arrivato a Melegnano, per un periodo di riposo, il sacerdote don Crispino
Sala, musico eccellente, il quale, con buona volontà di ripresa
sacerdotale, fu subito a disposizione per la Schola Cantorum. Era quel
don Crispino Sala che sarebbe stato tra i coraggiosi fondatori del Corpo
musicale San Giuseppe nel 1921. Si chiudeva il 1916. Un grande rammarico
era negli animi perché la festa patronale di settembre era stata
sospesa, mentre alcuni Locali dell’Oratorio erano stati occupati dalla
truppa in stato di guerra. Inizia l’anno 1917 e il vento della guerra continua
a soffiare. Si tenta di non smobilitare. Sta bene in piedi, sia pure depauperata
nel numero, l’Unione Giovani: a gennaio diversi militari erano a Melegnano
per la licenza e si approfittò per alcune adunanze. Il 18 marzo
tutti i soci rimasti accorsero all’adunanza tenuta dal socio Angelo Prinelli
sul tema “il Papa e la guerra”, mentre il segretario Giuseppe Marchesi
trattò il tema “Il giovane cattolico e i tempi che corrono”. E questo
benedetto Oratorio non usciva dal cuore, arrivarono lettere in marzo ed
in aprile dal fronte. Scrivevano i cooperatori ed i giovani Luigi Del Corno,
Carlo Protti, Luigi Cremonesi, Antonio Marovelli, Mario Crippa, Giovanni
Pri-nelli, Alberto Cremascoli dal campo di concentramento di Mauthausen,
Luciano Bottani. Alla terza domenica di aprile fu ancora l’iniziativa dell’Unione
Giovani a stringere le file: si parlò del rispetto umano. I relatori
furono don Giovanni Sala, che era nuovamente
diventato assistente dopo la partenza per il fronte di don Mario Baraggia,
don Giuseppe Paradiso coadiutore di Melegnano ed il presidente Vico Caminada.
Nei mesi di maggio e di giugno ecco un’altra valanga di lettere all’Oratorio.
Tra gli altri scrissero: Natale Arenzi, Luigi Polli, Edoardo Pisati, Giuseppe
Sala di Ambrogio, Carlo Prinelli, Antonio Cremonesi. L’oratorio era diventato
un luogo di partenze e di arrivi: la guerra sembrava avesse condizionato
perfino l’aria che si respirava nel cortile e nei saloni. All’Unione Giovani
il 13 giugno si svolse un’adunanza di addio ai diversi soci del 1899 che
stavano per partire. Il presidente Amelio Amelli,
in licenza dal fronte del Piave, portò il saluto degli amici lontani,
diede buoni consigli per conservare lo spirito cristiano anche nella guerra;
ed una nota alquanto lieta e non troppo usuale in Oratorio: si festeggiò
il socio Giuseppe Marchesi perché era stato promosso ragioniere.
Dopo l’estate, a settembre, venne la festa patronale celebrata nel nome
della pace desiderata ormai da tutti, dei morti oratoriani sui fronti di
guerra, delle famiglie in lutto; poche le esteriorità, molte le
preghiere. A novembre l’Unione Giovani organizzò due conferenze
sulla situazione del momento e venne pure illustrata la Nota del sommo
Pontefice ai Governi dei Paesi belligeranti: questo discorso “fu
ascoltato con religiosa attenzione e coronato da cordiali applausi”.
La sera del 18 novembre il presidente diocesano Francesco Lorenzi tenne
una conferenza sul valore della stampa ed invitò calorosamente all’abbonamento
del settimanale “L’Azione Giovanile”. Per le feste natalizie sentiamo la
cronaca: “Anche le care e sante Feste Natalizie
sono trascorse colle solite solenni Funzioni, accompagnate dal M. R. D.
Crispino Sala, ed eseguite lodevolmente dai volonterosi giovani dell’Oratorio
Maschile e dell’Unione. Purtroppo la lontananza di tanti cari, e le attuali
dolorose contingenze rendono mesti i focolari, e ristrette le geniali manifestazioni...”.
Terminava anche il 1917 con la notizia che la biblioteca aveva distribuito,
entro il 1917, 2710 volumi, mentre il suo patrimonio ascendeva a 3000 volumi
che erano così suddivisi: cultura religiosa, cultura sociale, istruzione
storica e scientifica, diletto. |