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Il 1915 e la guerra
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L’Oratorio colpito dalla guerra
Già l’Europa è in fiamme. Il papa Benedetto XV ordinò per l’Europa cristiana e cattolica la funzione “Pro Pace” il 7 febbraio 1915. Melegnano ascoltò la voce del pastore e pregò. Compreso, e tra i primi, l’Oratorio: “... più ancora commovente e numerosa l’adorazione in parrocchia degli uomini dalle 15 alle 16, e poi quella dei Cooperatori e Confratelli dell’Oratorio maschile, intervenuti in corpo”. Alcuni cooperatori che erano là in preghiera e che sarebbero presto partiti per il fronte, non sarebbero tornati più. Vi era ancora la generale speranza che la guerra fosse di breve durata, ed intanto le attività continuavano nel loro ritmo normale: alla domenica di Quinquagesima ecco le Sante Quarantore all’Oratorio mentre a Carnevale furono rappresentati i drammi “Lazzaro il mandriano o Cosimo De Medici” e "Dio non paga il sabato o la maschera misteriosa”. Passò la Quaresima e venne la Pasqua con le cerimonie accompagnate dalla Schola Cantorum dell’Oratorio. Ma la guerra travolse anche l’Italia: partivano pure i giovani ed i cooperatori dell’Oratorio. L’Unione Giovani tentava di continuare le sue attività con l’appoggio di don Mario Baraggia assistente dell’Oratorio e di don Michele Spinelli assistente dell’Unione: si celebrò, per esempio, con solennità il 25° di episcopato del cardinale Ferrari, arcivescovo di Milano. Ed incominciavano ad arrivare dal fronte le lettere. Una di esse, assai lunga, di Valeriano Caminada, diretta ad un amico, si chiudeva così: “Mi saluti i ragazzi della nostra classe in Oratorio, i superiori, i Soci dell’Unione... “. Nella lettera egli commentava e ricordava a se stesso il motto dell’Unione Giovani: “Preghiera, Azione, Sacrificio”. Ed a Melegnano i Soci dell’Unione, in agosto, festeggiarono il loro protettore: ven. Domenico Savio. Feriti dalla guerra, una trentina di militari furono accolti all’Ospedale Predabissi, nella Sezione costituita dalla Croce Rossa; ed a favore della Croce Rossa la Direzione dell’Oratorio, d’intesa con il Comitato di Preparazione Civile Melegnanese Comunale, preparò un trattenimento drammatico-musicale, il quale “diede un buon aiuto materiale”. L’ombra della guerra si proiettò anche sulla festa patronale di settembre che fu celebrata senza preparativi e senza esteriorità speciali: a Melegnano già alcune famiglie piangevano la perdita del loro caro sui fronti di guerra. Scrivevano dai campi di battaglia: “Confido nelle preghiere dei Confratelli dell’Oratorio.., cap. magg Pisati Edoardo”. “Preghino i ragazzi dell’Oratorio, che sempre con emozione ricordo, e lasciamo a Dio l’avvenire.., cap. magg. Francesco Caminada”. La filodrammatica ancora resisteva: per i benefattori, in ottobre fu rappresentato il dramma “Luigi De Bonis o una vittima di un governo che fu”. L’Oratorio divenne un’officina per la preparazione degli scaldaranci, confezionati con carta raccolta da tutto il paese. Gli scaldaranci erano inviati al fronte e servivano per riscaldare il rancio dei soldati. Arrivarono anche in Oratorio le terribili ore della prova: cadeva il 21 ottobre il caporale maggiore Francesco Caminada, fabbricere della prepositurale, presidente del Circolo San Maurizio, maestro all’Oratorio maschile, membro del Consiglio direttivo dell’Unione Giovani, commissario e propagandista dell’Opera Buona Stampa. Il 24 ottobre cadeva pure sul campo Valeriano Caminada, vessillifero del Circolo San Maurizio; due famiglie di lunga tradizione cristiana erano colpite: la famiglia di Pietro Caminada e la famiglia di Vincenzo Caminada.  Gli esercizi spirituali all’Oratorio, la festa dei Cooperatori e la prestazione della Schola Cantorum a Natale “benchè decimata” chiusero il 1915.
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