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Don Giovanni Albanesi, nato a Milano, e diventato prevosto di Melegnano
l’anno 1883, morì il giorno 8 settembre 1886 dopo soli tre anni
e mezzo di apostolato prepositurale in conseguenza di apoplessia cerebrale
fulminante.
Al suo funerale tenne il discorso commemorativo il maestro Alfonso Pirani che disse queste parole: “Eccovi un prete cui morte, come papi, imperatori e re pareggiò all’infimo dei mortali. Polve sei, fosti e lo sarai. Colui che è, così delineava l’uomo. Ma spento l’uomo, unica rimase l’eredità d’affetti; ad essa splende eterno il comune compianto, che, come nube d’incenso, l’investe, al cielo l’innalza, perché riceva le benedizioni di Dio. E don Giovanni Albanesi, il zelatissimo preposto di Melegnano, d’improvviso spento, lascia a voi tutti esempio di attivissima solerzia nel suo ministero, di ardente amore per il suo gregge, di fermezza inconcussa nel suo apostolato, e il generale compianto attesta che le virtù di lui mai non morranno. Scorse non sono tre lune, l’amatissimo capo del comune, cioè il sindaco, sul suo letto di morte presente il Cristo, accanto al capo della parrocchia, agonizzava. I rantoli dell’agonia affliggevano, straziavano l’animo dell’amato pastore. I due amici ora si sono incontrati, e l’amicizia vera anche oltre tomba vive e in un bene che non muore più pregano per l’amato paese. Abbiatevi entrambi l’estremo addio del popolo vostro. L’esempio è il più grande dei maestri. E un dì fu visto don Albanesi abbracciar commosso tre bambini scarni, maceri, scalzi, cui la miseria chiamava ai più ardui lavori, e alle manine loro dar sorridente l’obolo della carità, mentre schizzavagli dagli occhi una lagrima. Era prete ed ogni porta a lui si apriva, ed è qui tra la stregua del dolore, dell’abnegazione, del sacrificio che grande appare la figura di don Albanesi. La sua cristiana carità tutto leniva. E noi maestri che l’avemmo catechista nelle nostre scuole possiamo apertamente dichiarare che per gli amatissimi scolari nostri fu un vero padre amoroso, giusto e generoso. Oh! t’abbia, gratitudine, della riconoscenza, del massimo rispetto. E tu quanto umile altrettanto nobile vessillo della Società Operaia di cui don Albanesi era socio onorario, inchinati su quella bara; è l’addio del figlio del lavoro, addio sincero, leale, affettuoso che nasce dal cuore. E in sua muta favella dice: l’amato morto don Giovanni Albanesi avrà sempre la riconoscenza del sodalizio operaio. Vale”. |
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