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Pietro Francesco Mangiagalli
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Questo nuovo prevosto (1655-1689) prese possesso della parrocchia il 1 ottobre 1655. Venne a Melegnano dopo un periodo di prepositura a Lecco, facendo cambio con don Giovanni Battista Sala, prevosto prima di lui a Melegnano. Il Mangiagalli (che nei documenti si firma sempre “Mangiagallo”) si ammalò presto di podagra e non fu sempre in buone disposizioni per il ministero pastorale. Con l’intervento della Curia romana su indicazione dell’arcivescovo di Milano, in considerazione delle sue condizioni di evidente anzianità e di periodica inabilità, ottenne di avere al suo fianco come aiuto di “coadiutore” il sacerdote don Francesco Galli, di origine pavese il quale assunse il titolo di “prevosto coadiutore” con diritto di successione. Difatti il 7 febbraio 1670 è registrato il suo primo intervento nell’amministrazione del battesimo e scrive sul registro “da me Francesco Galli preosto (sic) coadiutore”. E tale si firma per altri sette anni successivi, fino al 1676. Per la cronaca dobbiamo notare che vi erano battesimi di bambini “regolari” e di bambini “trovatelli”, come ci attesta questo atto del 1 giugno 1673: “Savina Camilla ritrovata sotto un portico di Melegnano la notte del Corpus Domini che fu al primo giugno mila seicento settanta tre, nata da padre e da madre incerti, qual creatura poteva avere un mese e mezzo circa, è stata battezzata da me Francesco Galli preosto coadiutore, sub conditione e poi rimessa al reverendo hospitale. Compatre il signor Ferrante Medici, comatre madonna Chiara Spernazzati tutti di Melegnano”. Francesco Mangiagalli curò in modo particolare il restauro della cappella che attualmente è dedicata al Sacro Cuore. Questa cappella, a metà della navata di destra, anticamente era dedicata ai martiri Cosma e Damiano e fu detta anche “cappella dei morti”. Il restauro avvenne per la generosità dei fedeli e per l’intervento di don Carlo Francesco Caccianelli, canonico decano del capitolo dei canonici di san Giovanni. Il progetto e la direzione tecnica dei lavori furono affidati all’architetto Giovanni Paggi di Milano. Le quattro statue sono opera dello scultore Isidoro Vismara di Milano e rappresentano la Pietà, la Religione, l’Orazione, la Liberalità. Il coro ligneo è opera di Domenico Romanoni di Melegnano che ha fatto i sedili, mentre gli intagli di ornato sono di Carlo Antonio Perego. Nei documenti noi leggiamo che Petrus Franciscus Mangiagallo, figlio di Giovanni Paolo, era dottore in sacra teologia, protonotario apostolico, prevosto e vicario foraneo. E come tale ebbe la prudenza negli affari amministrativi, anche non quelli direttamente interessati per la chiesa di San Giovanni, ma che tuttavia si svolgevano nell’ambito della parrocchia. Due atti avvennero di particolare importanza. Ii 4 ottobre Filippo Ramazzotti lasciò alla Compagnia dei Disciplini di san Rocco un capitale di lire 4000 con l’obbligo di far celebrare 200 messe ogni anno e in perpetuo nella
chiesa di San Rocco. Le 4000 lire furono usate per un prestito al Comune di Melegnano, con l’interesse del 3%, per estinguere alcuni debiti. Il secondo atto era più complicato. La Compagnia di san Rocco, detta anche Scuola di san Rocco, ricevette da don Bernardo Biancardi, rettore della chiesa di Cerro, la somma di lire 3.500. Essa doveva pagare al Biancardi l’interesse del 4% ogni anno, ma dopo la morte del Biancardi doveva con gli interessi del capitale far celebrare nella chiesa di san Rocco e in perpetuo ogni anno 150 messe con la condizione che la somma delle 150 messe fosse versata a Damiano Rossi, studente seminarista, quando dovesse prendere gli Ordini sacri sacerdotali. Intanto una lieta circostanza veniva a rallegrare la comunità cristiana di Melegnano: nel 1666, nella festa dell’Ascensione, era posta la prima pietra alla chiesa di San Petro e Biagio, sede attiva della confraternita dei Disciplini, in sostituzione della chiesetta primitiva, la “ecclesiolla” citata nei documenti del 1500.
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