![]() |
![]() | melegnano.net | ![]() | Melegnano.net
|
![]() |
|
Luigi Carnaghi (1571-1579), figlio di Francesco, prima di essere prevosto
fu cappellano coadiutore a Melegnano: lo troviamo come ministro del battesimo
il 20 settembre 1568. Dopo la morte di Battista Pavesi, vi fu un periodo
piuttosto lungo di parrocchia vacante, forse quasi due anni, e si può
pensare che proprio don Luigi Carnaghi fosse il responsabile della parrocchia
stessa, perché in seguito fu creato prevosto. Anche il Carnaghi,
come il suo predecessore, dovette prendere atto dei Decreti del Concilio
di Trento per curarne l’applicazione. Nel dicembre 1573 sono documentati
i suoi cappellani: don Gerolamo Ferrari, don Dionisio Grandati, don Baldassarre
Mazzucchi. Prevosto e cappellani esercitavano la loro azione pastorale
ancora nel territorio melegnanese che era parte della Pieve di san Giuliano.
Nei registri di battesimo così si firmava: “Presbiter
Aluisius de Carnago prepositus ecclesiae sancti loannis Baptistae terre
Melegnani”: prete Luigi de Carnago prevosto della chiesa
di san Giovanni Battista nella terra di Melegnano. Ebbe un carattere
piuttosto riservato, ma era assai vicino ai melegnanesi presso i quali
era molto popolare, amato e stimato per le sue doti umane. Il periodo del
suo ministero fu segnato da due grossi fatti: la terribile peste del 1576
che infierì per tutta l’estate; la posa della prima pietra per l’erezione
del convento dei Cappuccini sull’area dove ora si trova il Cimitero. L’opera
e la fatica principale per il prevosto de Carnago furono l’applicazione
di alcuni decreti del Concilio di Trento, particolarmente quelli riguardanti
la vita parrocchiale: il Concilio insisteva perché i fedeli capissero
il valore della Santa Messa, suggeriva consigli per una miglior celebrazione
comunitaria, dettava norme per l’uso del canto e della musica durante il
santo sacrificio.
L'amore per il prossimo Una confraternita che agiva nella parrocchia era la Scuola del Santissimo Sacramento, come già abbiamo detto e di cui abbiamo esposto i doveri statutari quando abbiamo parlato del primo prevosto Giovanni Pagani. All’epoca del prevosto Carnaghi la Scuola del Sacramento è in piena attività nell’osservare i suoi doveri religiosi. Nel registro delle spese per il 1573 e 1574 il prevosto mette la sua nota così: “Io prete Luigi Carnaghi prevosto di Melegnano faccio fede come il 27 dicembre 1574 ho veduto gli conti della Scuola del Santissimo Sacramento eretta nella nostra chiesa prepositurale di Melegnano, et ho trovato tutto bene amministrato da esso dì 27 Decembre 1574 indrieto: et sono restate in Scuola oltre ogni spesa fatta d’all’hora indrieto cioè da esso dì 27 Decembre 1574 lire trentacinque e danari cioè dico lire 35 denari 3. Io prete Luigi Carnaghi Prevosto affermo. Io Giovanni Giacomo Maccagno priore dela Scuola del Santissimo Sacramento affermo quanto di sopra”. La Scuola del Sacramento aveva il suo consiglio amministrativo formato da questi melegnanesi, chiamati “ufficiali della Scuola”: Giacomo Macagno priore Bernardo Fidele sottopriore Giovanni Pietro Brusati tesoriere Giovanni Antonio Reina cancelliere Ma l’attività della Scuola del Sacramento non si limitava all’acquisto della cera ed alla presenza nelle funzioni in onore dell’Eucaristia, ma vi era anche la preoccupazione per i bisogni degli sfortunati. Sul registro dei versamenti in data 20 maggio 1573 sono segnati i nomi e i motivi dell’intervento caritativo. Eccone alcuni (come sono scritti): ...a Domeneghino povero in prigione lire 2 ...a Giov. Antonio Corbele povero in prigione lire 2 ...a Simone Frentino povero infermo soldi 15 ...ala figliola dela Malanaia povera vidua soldi 15 ...a Jxabetta dj marinonj povera amore dey soldi 18 ...a Catelina Garimbina povera inferma soldi 15 ...ala dona de Gabriello Malanaia povera inferma soldi 10 ...a Lorenzo Ditto el rosso povero soldi 5 ...a maestro Marco Antonio povero infermo soldi 15 ...a Nesa povera in borgo de Lambro soldi 10 ...ala Musida povera vidua soldi 10 ...ala dona de togno ditto rioso soldi 15. La fondazione del Convento dei Francescani Cappuccini Nel dicembre 1575 due frati nel viaggio da Milano a Lodi e nel passare sul ponte del fiume Lambro furono visti dalla marchesa Barbara Medici da una finestra del castello. La donna si mosse a compassione nel vederli bagnati, pieni di fango, infreddoliti. Mandò loro un servo per invitarli a fermarsi in castello, ma i frati risposero che non lo potevano fare. Essi avevano facoltà soltanto di pernottare nei loro conventi; ma a Melegnano un loro convento non c’era. Barbara Medici si interessò per la costruzione di un loro convento a Melegnano e le pratiche durarono fino al maggio 1577. Già dieci anni prima, nel 1567, san Carlo Borromeo nella Visita pastorale a Melegnane dispose che i Cappuccini di Milano prendessero in loro proprietà la chiesetta e l’ospedale di san Biagio alla Rampina, proprio perché i Cappuccini potessero abitarvi; ma non se ne fece nulla. Migliore sorte invece i Cappuccini ebbero con la marchesa Barbara Medici. Dal 1575 al 1577 passarono due anni nei quali la fabbrica del convento subì una stasi per la peste che infierì nella città e nello stato di Milano. Quando la peste finì, la marchesa invitò il Padre Provinciale dei Cappuccini. Furono acquistate 21 pertiche di terra con i soldi della marches Barbara, la quale ottenne di celebrare la posa della pietra da san Carlo Borromeo, suo parente. Ed ecco la cronaca di quella giornata: “Per quanto alli 25 di Maggio del’istesso anno 1577 fu ordinata la solenne processione a questo effetto, alla quale convenne tutto il Clero secolare e regolare di Marignano, con Monsignor Prevosto apparato, et il Padre Provinciale nostro, e dieciotto frati Cappuccini ch’haveano una pietra in mano per uno, intervendovi ancora la sudetta Signora Marchesa tutta allegra, con molti Signori, e Dame principali et il Signor Prevosto, ch’era il Molto Reverendo Signor Aluigi Carnago da Rivolta, benedisse la prima pietra fondamentale con le solite cerimonie nella chiesa di San Giovanni Battista, dal quale con il Padre Provinciale, col Padre Caldarino e con la detta Signora Marchesa fu collocata ne gli fondamenti della chiesa, essendovi concorso numeroso popolo processionalmente, e questo fu fatto alli 26 del medesimo mese di Maggio nella festa di Pentecoste”. Compiuta la cerimonia si diede principio con grande fervore alla fabbrica, per la quale fu messo come direttore dei lavori il padre Arcangelo da Brescia, coadiuvato dal padre Policarpo da Bergamo, i quali erano ospiti in canonica con il Prevosto don Carnaghi, sia per cercare mano d’opera sia anche per lavorare essi stessi con le loro mani. Un altro padre, Atanasio da Brescia, ritornando dalla cura degli appestati che erano ricoverati nel convento detto La Vittoria di san Giuliano, a pochi chilometri da Melegnano, si mise alla testa dei muratori quasi come capomastro, e portando con sé molti convalescenti guariti dalla peste, si metteva alla loro testa con la zappa in mano per scavare il perimetro delle fondamenta, con tutti gli altri pure armati di zappa. Le zappate costruirono il convento. Il popolo melegnanese fu generoso. Dice la cronaca: “Concorrevano tutti gli massari, e fittavoli circonvicini con allegrezza grande a condurre la materia necessaria per la fabbrica, e chi portava una cosa, e chi un’altra, e molti portavano pane o vino o altre cose mangiative per i lavoratori, volendo tutti haver parte in essa fabbrica”. L’anno dopo, 1578, vi fu messo come primo guardiano del convento il padre Atanasio da Lodi, e l’anno dopo il padre fra Candido da Milano, i quali perfezionarono tutto il monastero. Al termine dei lavori venne san Carlo Borromeo in persona a consacrare la chiesa con l’altare maggiore il 9 dicembre 1581, dedicando la chiesa a san Materno, arcivescovo di Milano, e questo fece per ricordare un’altra chiesa già dedicata allo stesso santo che era lì vicino e andata distrutta. |
tel. 02 9837517 Melegnano Via Castellini, 27 |