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Marco Vaghi
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Marco Vaghi (1455-1479) è nominato prevosto nel 1455 e già nello stesso anno ebbe come suo cappellano collaboratori don Giovanni Besana. Il prevosto Vaghi si mostrò un uomo tenace, talvolta forse alquanto irriducibile specie quando si trattava di difendere i diritti acquisiti della parrocchia per l’avvenuta unione del monastero femminile di Bruzzanello alla parrocchia. Rimase prevosto per 24 anni, e praticamente dalla fondazione della prepositura fu il primo che diede un’impronta pastorale chiara e robusta come continuità più profonda della tradizione religiosa e il suo ultraventennale periodo ecclesiastico conobbe le direttive di tre arcivescovi milanesi suoi superiori: Gabriele Carlo Sforza, Carlo da Forlì e il cardinale Stefano Nardini. Il 12 settembre 1473 ricevette a Melegnano il cardinale rappresentante papale Oliviero Caraffa per l’Italia, secondo la testimonianza del segretario del duca Francesco Sforza:
El reverendissimo cardinale de sancto Sixto, legatus a latere in Italia, hogi s’è partito et venuto a desinare ad Melegnano, secondo l’ordine dato”.
Il ducato di Milano e quindi anche il nostro territorio melegnanese amministrativo e politico conobbe negli anni del prevosto Vaghi la reggenza di Francesco Sforza, di Galeazzo Maria Sforza e di Gian Galeazzo Sforza, mentre diversi cittadini melegnanesi erano entrati a far parte della vita ducale come comandanti militari, come ambasciatori o come funzionari nella pubblica amministrazione del ducato: Melegnano, cioè stava assumendo una sua presenza più forte anche nei ranghi pubblici. Il prevosto Vaghi si rendeva conto delle nuove realtà e fu per questo che tenne un atteggiamento forte nei riguardi della controversia per il monastero di Bruzzanello.
La Preghiera Liturgica
Ma il tormento della questione del monastero di Bruzzanello non distoglieva dalle celebrazioni liturgiche. Una testimonianza per l’anno 1459 lascia scritto che in chiesa si fecero e si fanno ancora feste grandiose e belle ogni anno nel giorno dedicato a san Giovanni Battista, così come avveniva a Monza dove il duomo era appunto dedicato al nostro santo. La testimonianza continua a dirci che a Melegnano nel giorno della festa venivano uomini e donne da tutto il territorio del circondario. Una eloquente testimonianza delle celebrazioni liturgiche ci viene per l’anno 1459 dall’organista Ambrogio Borroni. Lo scritto dice così (tradotto in lingua italiana):
"..da due anni l’organista Ambrogio Borroni suona l’organo nella chiesa ogni giorno festivo di precetto e per tutta l’ottava del Corpus Domini. In questi due anni il prevosto e i cappellani in tutti i giorni festivi di precetto proferivano il mattutino, l’ora di terza, la messa grande in canto,l’ora di sesta e quindi quella di nona, e infine i vesperi e la compieta. Il testimonio suonava l’organo all’ora canonica di terza e poi alla messa grande, e poi a sesta e poi ai vesperi”.
Fu questo il principio di una lunga tradizione di preghiera pubblica perché il canto dell’ora di terza e la messa grande dei giorni festivi durarono fino ai nostri giorni, cioè fino ai tempi del prevosto don Arturo Giovenzana morto nel dicembre 1966: due incontri corali di preghiera che sono felicemente sopravvissuti anche dopo le soppressioni e le umiliazioni inferte dalle leggi del regnante Giuseppe II d’Austria nel 1771 e dai decreti della Repubblica Cisalpina e di Napoleone.
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