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le Cascine Martina, Silva, Medica, Bertarella Cattanea  
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La ricchissima struttura policentrica, delle cascine extraurbane, posta a corona dell'abitato di Melegnano rappresenta indubbiamente una delle maggiori fonti di ricchezza e cultura sia dal punto di vista architettonico, che da quello conoscitivo, antropologico e del paesaggio. Le cascine rappresentano i punti di partenza nell'opera di consolidamento del territorio, la stessa ubicazione delle strutture agricole confermano come questo processo colonizzatore sia partito dai rilievi più stabili, per allargarsi  verso le zone paludose occupate successivamente.  Le cascine nacquero quasi simbioticamente col territorio, diversi furono i fattori strategici oppure produttivi, si pensi alla cascina "la Valle" ubicata a ridosso della Vettabia prima della sua affluenza nel fiume Lambro, indi la cascina "Costigè all'alto ed al basso" con la loro predilezione a mulino e torchi. Possiamo sicuramente affermare quindi che il modello organizzativo della cascina , progressivamente perfezionato dalla "grangia cistercense", ha portato prima alle grandi cascine laiche secentesche quindi agli insediamenti agricoli sperimentali dell'Ottocento. La cascina è quindi una conseguenza, non una premessa di processi di trasformazione agraria avviati su tutta l'area melegnanese.  Questo, a mio parere, si esemplifica nel fatto che in particolare le cascine extraurbane melegnanesi non abbiano avuto fin dal suo sorgere la forma che noi oggi conosciamo, bensì sia diventata "cassina" o "casa da massaro"  progressivamente al secolare processo di costruzione del sistema agrario innescato dalla bonifica idraulica e dalla capillarizzazione dell'irrigazione. La maggiore concentrazione di cassine con predilezione agricola, il Borgo melegnanese, le ha avute a ponente  dove ancor oggi sono rinvenibili le spoglie di ciò che un tempo rappresentava un complesso rapporto di carattere sociale estrinsecato fra il responsabile del grande complesso agricolo ed i lavoratori dipendenti o salariati.  I complessi agricoli furono: le cassine Bertarella,  la Medica,  la Silva, la Martina  indi la cassina Cattanea.  La peculiarietà strutturale di questi edifici fu quella di avere una corte di salariati di modeste proporzioni in funzione delle attività svolte: i salariati a contratto annuo erano residenti nella stessa corte diversamente dai salariati giornalieri che invece venivano forniti, in maniera preponderante, dall'attiguo Borgo melegnanese.  Alle cascine di   levante  sopracitate vi si giungeva attraverso la stradella che si stagliava dal Borgo di San Rocco  fuori dal Portone (l'attuale strada per Carpiano).  La via di comunicazione alle cascine era  rettilinea fino al confine della struttura agricola della Muraglia, aveva ai lati un fossato che appena fuori del sobborgo si intersecava perpendicolarmente con il cavo che proveniva da Pedriano , la prima cascina, uscendo dal Borgo, si trovava sulla mano  sinistra ed era la "cassina Catanea"  censita  al fondo n. 554  di pertiche milanesi quattro di proprietà di Paolo Brusati già Brusati Gian Pietro. Il complesso insisteva su un'area cortilizia a forma quadrata ove perpendicolari l'un l'altro vi erano due edifici  di modestissima struttura. Proseguendo sulla stradellina fuori del Borgo verso i campi di ponente , questa volta sul lato destro vi era la "cassina Bertarella "  censita al fondo n. 550  marcata nella mappa di Carlo VI al n. 348 di pertiche cinque , di proprietà Antonio Visconti; la cascina insisteva anch'essa su un'area quadrata, ma l'unico edificio esistente era di forma rettangolare ed era allocato in fondo al cortile, sul lato sinistro , recintato, vi era un giardinetto che occupava gran parte dell'area.  Circa duecento metri oltre il percorso campestre, sul lato sinistro era situata la "cassina Martina"  censita al fondo n. 553 marcata nella vecchia mappa al n. 345, di pertiche tre, di proprietà di Antonio Visconti; il cascinaggio prospettava, nella sua forma rettangolare, a ridosso della stessa stradella in parallelo, l'area cortilizia era situata nella parte posteriore verso i campi. Appena passata la cascina Martina, la strada incrociava in perpendicolare un'altra stradella di collegamento alla cascina Medica, che si trovava in fondo sulla destra, mentre in fondo sulla sinistra vi era la cascina Silva, entrambe le suddette stradine erano affiancate da un cavo solo per il lato verso levante e servivano i campi coltivati a risaje che erano allora ubicati in fronte alla cascina Martina. La "cassina Medica"  era censita al fondo n. 551 in luogo della marcata nella vecchia mappa al n. 327,di pertiche milanesi quattro, di proprietà di Filippo Restelli; La cascina Medica era la più grande di proporzioni come edifici rurali ed era a corte chiusa e prevedeva altresì un plesso per i salariati .  La "cassina Silva"  era censita al fondo n. 552 , di pertiche due, marcata nella vecchia mappa al n. 340, di proprietà di Lapis Carlo; tale plesso agricolo, secondo per dimensioni dopo la Medica, era situato a ridosso del confine con Riozzo, di forma rettangolare il fabbricato era in fronte alla stradella che nell'approssimarsi, della stessa,  verso la Silva svoltava lievemente a sinistra consentendo per chi andasse diritto di trovare in fronte il lato più stretto della cascina indi entrare nel cortile che prospettava verso ponente.
fonti: Rivista Storica Italiana, anno LXXVI, fasc.II, 1984; 
        A.S.M. cart. 1852 , Circondario I di Milano, Mandamento XVI

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