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I Pittori e gli Scultori di Melegnano
L'Arte dei "Frescanti", dal Pini al Legnani
La "pittura a fresco"  fu così definita per la prima volta da Giorgio Vasari (1511-1574) nella sua opera "Le vite de' più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri"  ; la pittura "a fresco" o "frescante" si riferisce a quella particolare pittura stesa su un'intonaco adeguatamente preparato e bagnato, con colori di costituzione terrosa, in modo rapido e comunque prima che la superficie approntata  sia seccata. Una prima occasione d'operare ai frescanti, nel nostro territorio, fu data nella prima metà del XVI sec. quando con l'ampliamento della Colleggiata di Melegnano si riconsiderò tutta la pittura della cupola e delle volte interne alla chiesa. Le operazioni di affresco furono allora affidate al pittore Paolo Pini, così come si evince dalla fonte settecentesca   dello storico melegnanese Giacinto Coldani (1696-1752), conosciuta come Ragguaglio della chiesa di San Giovanni Battista nel Borgo di Melegnano che testualmente dice: "....Proseguendo .... si arriva al sito della cupola: questa resta sostenuta da quattro colonne di maggior grossezza....in ciascuno dei quattro angoli della medesima resta espresso un Evangelista, e nella sua rotondità una bellissima architettura che forma un colonnato sopra di cui viene con una stupenda proporzione ripartito un coro di "puttini", che ciascuno di loro sta come in atto di suonare, chi un genere e chi un altro d'istromenti musicali. E più abbasso in quei otto campi che restano tra l'una e l'altra colonna vengono successivamente distribuiti in uno un Profeta e nell'altro una balaustra. Somministra il lume a questa, una finestra et una lucerna di figura rotonda fatta a vetri, che intorno alla quale veggonsi diversi fanciulli.....nella sommità restano dipinti due angioletti, che uno porta un giglio nelle mani e l'altro una palma con una corona del martirio, tutte opere del famoso pennello del cavagliere Paolo Pini..." Lo storico melegnanese nel suo manoscritto si riferiva a quel Cavalier Pino o Pini Paolo, pittore, che fu attivo verso la metà del XVI secolo, questi fu allievo di Girolamo da Brescia e del Savoldo;  affrescò, tra gli altri, la loggia del Palazzo Pubblico di Noale (Treviso) con raffigurazioni allegoriche. Nel 1548 il cav. Pini pubblicò altresì il suo celebre "Dialogo della Pittura" supporto teorico in aperta polemica con l'allora antagonistica scuola toscana. L'attività dei frescanti in Lombardia ebbe un decisivo risveglio all'inizio del Settecento quando il Ducato di Milano riconquistò, grazie all'ordinato sistema governativo austriaco, il ruolo di centro intellettuale. Di questo periodo è la ripresa dell'attività scultorea inerente al cantiere del Duomo e la riapertura dell'Accademia Ambrosiana. I pittori milanesi Andrea Lanzani (1641-1712) e Stefano Maria Legnani detto Il Legnanino (1661-1713) - appartenenti con Filippo Abbiati (1640-1715) alla prima generazione di artisti impegnati nella decorazione ad affresco - frequentarono la scuola del Maratti e soggiornarono fra il 1685-1686 a Roma, dove conobbero la grande decorazione barocca di P. Da Cortona e di Andrea Pozzo. Il Legnani fu l'artista che meglio contribuì ad avviare il nuovo linguaggio settecentesco da cui dipese anche il Giambattista Sassi (1680-1750) pittore milanese che affrescò il Palazzo Modigliani a Lodi. Parlando della pittura a fresco non si può non ricordare le decorazioni della Chiesa dell'Incoronata a Lodi, questa costituì un vero e proprio "polo"  trainante per il rinnovamento delle tendenze pittoriche decorative. Nel 1691 si costruì un'ampio coro che venne decorato ed affrescato appunto dal Lanzani e  Legnani. Stefano Maria Legnani detto il Legnanino   nacque a Milano il 16 aprile 1661, come è documentato nei registri della parrocchia di San Marcellino. Circa due anni dopo la famiglia Legnani si trasferì a Saronno, luogo d'origine, dove vi rimase sino al 1672, quando tornò a Milano e fissò la residenza nella parrochia di Santa Maria Beltrade. I primi insegnamenti Stefano Maria li apprese dal padre, mediocre ritrattista "sulla scia del Nuvolone" e frescante nella chiesa di San Francesco a Saronno. Intorno al 1683, per tre anni circa, secondo quanto afferma l'Orlandi(1719), soggiornò a Bologna dove frequentò il Cignani dal quale apprese l'arte del disegno e del colore. La tappa successiva fu presso il Maratta a Roma, dove nel 1686 l'artista eseguì la pala raffigurante la Sacra Famiglia nella chiesa di San Francesco a Ripa. Ritornò a Milano verso il 1687, anno in cui affrescò l'arco trionfale della chiesa di Sant'Angelo. Ormai artista maturo, si succedettero in questi anni le commissioni: lavorò nel santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno; nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Uboldo; nella Basilica di San Gaudenzio a Novara; nel duomo di Monza e al Sacro Monte di Orta.Dopo una parentesi torinese , nell'ottobre 1694 sposò a Milano Caterina Sanpietro con rito officiato da suo fratello Carlo Antonio nel santuario di Saronno. Dal dicembre del 1696 fino all'anno della sua morte il Legnanino risulta iscritto nelle liste dei pittori aggregati alla milanese Accademia di San Luca; ricoprì altresì l'incarico di Soprintendente all'Accademia del disegno nel 1696. Nel 1699 il Legnani fu impegnato all'affresco del coro dell'Incoronata a Lodi con l'aiuto di due allievi; dopo una parentesi a Genova il 4 maggio 1713 morì, come attestano i registri della parrocchia di Santo Stefano in Borgogna.
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