In un passo
che ricorre nella monografia, edita nel marzo del 1915 a ricordare la mostra
postuma delle opere del pittore Stefano Bersani, Guido Marangoni scriveva:
" i suoi quadri hanno tutti una strana irresistibile potenza di comunicazione
emotiva, avvincono col fascino di una semplicità spontanea, quasi
istintiva, con una fresca immediatezza d'espressione, rispondono esattamente
alla piu' moderna ed acuta definizione che dell'arte si sia data alla poesia....".
Queste parole sono come una sintesi dell'intera espressione poetica del
grande pittore melegnanese, al quale la critica sia dell'epoca che contemporanea
sovente ha espresso giudizi imperfetti, non tanto per imperizia,
quanto il suo carattere rifugge da troppo rigide classificazioni. La verità
è che Bersani cresce artisticamente in una tradizione classica,
per poi procedere fra le fronde di un "Romanticismo lirico" o "Realismo
Lombardo" così che risulterà difficile costringerlo entro
i confini di un preciso movimento culturale. Stefano Ottorino Carlo Giovanni
Bersani nacque il 29 marzo 1872 a Melegnano, suo padre Angelo, aveva sposato
Amelia Fiocchi, una donna di antica famiglia melegnanese, il Marangoni
nel suo saggio ricorda: "...nell'adolescienza persierosa e sconsolata,
dalla nativa Melegnano era mosso alla capitale lombarda per seguirvi i
corsi di Brera. E nella lieta baraonda dei compagni, fra la scapigliatura
giovanile degli artisti in erba, egli portava la tristezza della malferma
salute, delle sventure domestiche ostinate ad amareggiargli le gioie ineffabili
dell'animo che si apriva alle visioni dell'arte...." Entrato in giovanissima
età all'Accademia di Brera a Milano, grazie all'aiuto materiale
e morale della nobile famiglia Puricelli, ebbe come suoi maestri
Giuseppe Bertini (1825-1898) e Angelo Lorenzoli, dai quali apprese, in
particolare, il disegno prospettico e la pittura degli interni. Esordì,
quindi, come pittore e decoratore sostenuto dalla facoltosa famiglia milanese
che ripago' quasi subito segnalandosi agli studi. Si fece notare presto
per le sue indiscusse qualità pittoriche: non ancora ventenne prese
parte all'Esposizione di Brera conseguendo l'ambito "premio Mylius"
con il quadro "il taglio del grano", detto anche "la mietitura", ora alla
Galleria dell'Accademia di Brera; nel 1894 vinse il "Premio Fumagalli"
con il quadro "l'Antro", che fu poi nel 1897 acquistato per la Galleria
Nazionale d'Arte Moderna Valle Giulia di Roma, dove ancor oggi si trova;
vinse successivamente il premio Canonica con il quadro, soffuso di malinconico
romanticismo, "il Silenzio", ora alla Galleria dell'Accademia di Brera,
uno dei quadri piu' belli e piu' splendidamente impostati di quest'ottimo
artista: esso raffigura una giovane suora, dalla dolce figura, che, accanto
ad un'ampia finestra munita di sbarre che la separano da uno splendido
giardino, medita in atto di soave abbandono sulla vita claustrale e di
silenzio alla quale si è volontariamente consacrata. Stefano Bersani
fu valente pittore di paesaggi, notevoli per una soffusa vena malinconica,
tecnicamente ridotti all'essenziale, dall'impressionante profondità
e vastità; il tratto pittorico, trasferito sul supporto di tela
o a volte su tavolette, viene distillato, nel caso di vedute, da un'indagine
quasi ossessiva della luce: luce meridiana e per sua natura irriproducibile,
agitata da un fremito e pur ferma, simile a quella che si para davanti
agli occhi in certi istanti della giornata splendente, quando l'atmosfera
sembra vibrare per eccesso di calore e ciononostante è limpida.
E' tuttavia chiaro che la concezione razionale ed oggettiva dei dipinti
e degli affreschi del Bersani si stemperano in un bagno di emozioni. L'Artista
melegnanese tratto' anche tematiche sacre: partecipò al concorso
bandito a Torino sotto il pontificato di Leone XIII per "Una sacra famiglia"
dove partecipò con un eccellente dipinto. Di notevole rilevanza
vi sono da ricordare anche le pitture a fresco che il Bersani, con maestrìa,
proponeva quale efficace collaboratore di diversi architetti milanesi,
alle nobili committenze decorando numerose ville e anche cappelle funerarie
nel lodigiano, nel milanese e nel varesotto, sovente riuscendo a dare alla
sua opera particolare e piacevole scioltezza. Dipinse nel camposanto di
Legnano la Cappella Tosi, le due superbe figure femminili in mosaico, ornanti
sopra una tomba nel cimitero di Lodi, dipinse altresì tutti gli
accessori d'ornamento della palazzina dell'Ing.Piero Puricelli in via Donizetti
a Milano, pregevoli ornamenti sono stati eseguiti dal Bersani anche nelle
abitazioni di Carlo Mira e dell'Ing.Ucelli entrambi a Milano.
Qualche anno piu' tardi collaboro' con Bersani il pittore melegnanese Italo
Martinenghi (1880-1954) che apprese da lui l'arte dell'affresco. Nel 1900
gli fu affidata, su designazione di Mosè Bianchi da Monza, la cattedra
di pittura all'Accademia Cignaroli di Verona, che pero' egli tenne per
breve tempo abbandonando l'insegnamento dopo appena un anno per ritornare
a Milano alle sue mostre, lavorando intensamente e con largo successo.
Nello stesso anno partecipo' al concorso Alinari col quadro "l'Annunciazione"
. Partecipo' alle piu' importanti esposizioni in Italia e all'Estero, dovunque
imponendosi per il suo magistero tecnico, per le sue doti di delicato colorista
e di sagace, attento interprete del vero: egli , infatti si puo' considerare
a pieno alla scuola Verista Lombarda, anche se specialmente nei paesaggi
risente dell'influsso romantico cremoniano, talvolta con mirabili accenti
poetici; in alcune sue opere vi sono accentuati segni del divisionismo
previatiano, pur dovendosi notare che il Bersani non fu seguace di questa
corrente pittorica, che era in auge proprio nel suo tempo e nel suo ambiente
artistico. Mentre con opere sempre piu' sicure di tecniche e personalità
il Bersani partecipava ai concorsi e figurava alle principali mostre milanesi,
si preparava ad affrontare le difficili verifiche delle "Biennali Veneziane".
A tali mostre vi fu ammesso per la prima volta nel 1907 con il dipinto
"animali da cortile", nel 1909 vi ricomparve con il "Trillo delle allodole"
che è oggi alla Galleria d'Arte Moderna del Castello Sforzesco.
Nella biennale susseguente figurò con "Riflessi" e con il paesaggio
"Il tempo non fa giudizio" nel quale era finalmente riuscito a trasfondere
entro la figurazione paesistica l'impeto del suo sentimento interiore.
Ripropose il suo genere pittorico alla Biennale nel 1912 con due deliziosi
acquarelli: "Il biscotto" e "Tenerezze materne" , poi ancora con una luminosa
impressione ad olio "La casa della balia". Sue opere si trovano, fra gli
altri, nella Galleria d'Arte Moderna di Milano, fra le quali "Alba sul
lago" , "El molin de la linosa", dipinto di soggetto campagnolo dal vivace
cromatismo e dai felici effetti di luce, "ritorno dalla scuola", in cui
è raffigurato un gaio gruppetto di fanciulli, "temporale vicino",
episodio della vita di campagna abilmente e amorevolmente trattato. Altre
sue opere fra cui "l'antro" e "la fattucchiera" sono alla Galleria romana
d'Arte Moderna. La quadreria dell'Ospedale Maggiore di Milano conserva
i suoi ritratti di Carolina Croce e Giovannina Monti, eseguito con buona
penetrazione psicologica, ancorchè in esso si debba notare una vena
di decadentismo, e del dott.comm. Antonio Rezzonico, eseguito nel 1905,
di ottima e armoniosa fattura. Nella pinacoteca civica di Monza vi è
il suo olio su tela "Sul declino", riferibile agli ultimi anni dell'attività
pittorica del Bersani. Partecipò altresì al concorso per
la pittura atta a ornare il "Battistero di Lodi" con "Il battesimo di San
Giovanni Battista". Come unica onorificenza l'Artista ebbe l'appartenenza
all'Accademia delle Belle Arti di Milano, come socio ordinario, secondo
la delibera del 22 dicembre 1894, come attesta il Diploma giacente presso
la Civica Biblioteca di Melegnano. Il Bersani riscatto' la vita dolorosa
con l'arte, malaticcio, costretto a letto di frequente, impossibilitato
a costanti amicizie femminili e quasi trepido alle sue tenerezze, fu in
arte il creatore di volti angelici, dei corpi affascinanti sorpresi nella
loro esuberanza, fu il pittore di campi fioriti gioiosi e di prati verdi.
Il Marangoni ricorda, nella sua monografia, l'atto finale dell'Artista
melegnanese con queste parole: "..ma quello studio, un giorno pieno di
tele abbozzate e finite, di innumerevoli decorazioni e soprattutto dalle
audaci speranze di Stefano Bersani, si era improvvisamente rattristato.
Il fervore operoso d'un tempo non allietava piu' l'ampia camera tranquilla,
il sole invano irrompeva dalle finestre aperte come per sfidare l'artista
a rapirgli un sorriso ed il mistero della luce: invano i cavalletti porgevano
alle carezze del pennello i quadrilateri bianchi delle tele preparate....".
Morì il 20 luglio 1914 all'età di soli 42 anni, stroncato
dalla etisia, lasciando un vuoto incolmabile nel mondo artistico melegnanese,
la città natìa successivamente gli dedicò il nome
di una via, dove a suo ricordo gli artisti melegnanesi ogni anno, in occasione
della festa del Primo Maggio, espongono i propri dipinti. |