Potremmo
definire sinteticamente l'artista melegnanese Romeo Rivetta quale
l'ultimo dei pittori realisti di "fin-de-siècle". Dalle pur brevi
e scarse notizie relative al Nostro, cercheremo in questo saggio
di esemplificarne al meglio le doti e qualità di un'artista
che ha prodotto quantitativamente molto pur rimanendo per molti " un perfetto
sconosciuto" apprezzato e conosciuto solo nello spazio temporale della
sua attività creativa. Romeo Rivetta visse e si identificò
sempre nell'arte pittorica, in particolare nella figura umana con la quale
visse in costante simbiosi, il suo pensiero e la sua cultura si tradusse
facilmente e spontaneamente in linguaggio figurativo. Giovanni Battista
Rivetta detto "Romeo", pittore ingiustamente dimenticato e trascurato dalla
critica moderna, nacque a Melegnano nel 1868 da una famiglia povera, con
estenuanti sacrifici Romeo fu avviato, tra un lavoro ed un'altro, dopo
le scuole dell'obbligo alla scuola d' Arte Braidense così come si
deduce dagli scitti dell'Aresi. Egli fu ammesso nel 1885 all'Accademia
delle Belle Arti di Milano, dove ebbe come maestro l’affreschista
Luigi Valtorta e Giuseppe Bertini (1825-1898) successivamente seguì
le lezioni di Angelo Lorenzoli, pittore di tendenze innovatrici, che ebbe
grande importanza nella formazione artistica del giovane Rivetta.
Durante gli anni dell'Accademia il Rivetta si dedicò intensamente
allo studio dei pittori del Settecento, in particolare Giambattista
Tiepolo (1696-1770), studiandone ed ammirandone il disegno incisivo.
A Milano il Rivetta venne a contatto con Leonardo Bazzaro (1853-1937) e
con il melegnanese suo coetaneo Stefano Bersani (1872-1914)
anch'egli allievo del Bertini, e fu durante questo periodo che il
Nostro si dedicò alla copia dei quadri dei grandi maestri del passato
e a dipingere quadri di interni , quadri storici e religiosi oltre naturalmente
alle figure. L'Accademia Braidense sentiva l'influenza del grande Hayez
e del Riccardi, anche se la formazione artistica del Rivetta è legata
alla Scuola del Bertini , dalla quale uscirono i più grandi pittori
lombardi della seconda metà dell'Ottocento quali: Mosè Bianchi
da Monza (1840-1904), Tranquillo Cremona, Stefano Bersani (1872-1914),
Giorgio Belloni (1861-1944), Daniele Ranzoni, Gaetano Previati (1852-1920),
poi ancora il Cagnoni, il Pogliaghi, il Tallone e una folta schiera di
altri, che dal Bertini e dal suo allievo Cremona apprendevano un modo di
dipingere, che poi sfociò nel realismo , stile del quale Romeo Rivetta
fu un grande rappresentante , pur avendo sempre mantenuto un suo personalissimo,
inconfondibile stile , dalla tecnica vaporosa, dalla larga pennellata,
dalla proiezione delle luci sui punti essenziali. Romeo si trasferì
a Milano e successivamente contrasse matrimonio religioso con Paolina Spreafico
dalla quale ebbe cinque figli tra cui Paolo, nato nel 1911, che continuò
la sua professione, Paolo fu un'artista del quale è rimasta una
significativa traccia in tutto il territorio melegnanese, non solo con
dipinti , ma anche con mosaici, vetrate ad intarsio e affreschi. Frammenti
dell'attività di Romeo Rivetta sono deducibili principalmente
da una pubblicazione edita a Brignano d'Adda nel 1914,
l'articolo fu scritto dall'architetto Abramo Aresi, che conobbe direttamente
l'Artista, questi ebbe a conoscerlo in concomitanza dell'esecuzione dei
lavori di decorazione della chiesa di Brignano , che fra l'altro scriveva:
"..... è un figlio del popolo, Rivetta, semplice come l'anima popolare
, di una semplicità dolce. Anche il profano di arte che entra ora
nella magnifica chiesa di Brignano , si sente quieto, tranquillo, pieno
di pace come in una poetica pianura sorrisa da un languido tramonto.
E' il concetto artistico del pittore, è la sua anima che parla con
le tinte all'anima del credente....." più oltre parlando del
cristianesimo nell'arte, Aresi diceva: "......e Romeo Rivetta,
svolgendo il concetto di Monsignor Donini, l'ha sentito così poeticamente
che l'ha trattato con tinte limpide, con colori vivaci ma morbidi, ha trasmesso
tutta la religiosa poesia della sua vita nello sguardo dolce delle Madonne
amorevoli e negli occhi celesti degli angeli biondi, biondi come i suoi
bambini, come ingenuamente ma giustamente osserva una popolana ammirando
l'opera dell'Artista...... e in lui ammiro l'artista che sa manifestare
esattamente il suo concetto, ma anche il risolutore di problemi stilistici
difficili, come quello di decorare un tempio neoclassico con una policronia
marcata senza falsarne il carattere, sfatando con questo un poregiudizio
ed un sistema che rendeva monotona ed antipatica anche la più bella
chiesa neoclassica imponendo i soliti cassettoni e chiaroscuri......."
Giovanni Battista Rivetta detto Romeo fu fra i giovani affreschisti
quello che ebbe una delle più spiccate individualità : il
suo affresco era chiaro, limpido, trasparente come un'acquarello e in esso
si rinviene tutta la vivacità tiepolesca temperata dalla compostezza
neoclassica. La sua natura fu , più che di pittore, di illustratore
ciò gli permise di essere presente con affreschi tematici
in diverse chiese della Bassa, in varie preposituali e diocesi del comasco
e del varesino: prima della chiesa di Brignano d'Adda il Rivetta aveva
decorato le chiese di Verghera, Solbiate Arna, Settala, Corneno, Valbrona,
Landriano, Izano, Mairano, Onno, Cavenago d'Adda, Groppello, Triginto
di Mediglia, Moggio, Spino d'Adda, Salerano al Lambro, Treviglio, Montanate
e tantissimi altri edifici di culto religioso fino a raggiungerne il numero
di centoventi, consuntivo che ben pochi pittori, sino ad allora, poterono
vantare. La vasta impresa pittorica del Rivetta è riscontrabile
anche nella sua tanto amata Melegnano ove lasciò un'indelebile
segno della sua espressività artistica e del suo rigore compositivo,
le sue opere si possono ammirare nella chiesa di San Rocco, al camposanto
comunale nelle cappelle private della famiglia Vigo, della famiglia
Gandini, e nella cappella dei Parroci di Melegnano. La sua opera e il contributo
artistico più spettacolare , Romeo Rivetta, lo diede per la
realizzazione dell' Ossario dei caduti della battaglia dell'8 giugno 1859,
l'Artista fu l'autore dell'acquarello che unitamente al progetto dello
scultore pavese Donato Barcaglia (1849-1930) venne presentato alla Commissione
preposta il 4 maggio 1902. Il Rivetta prevedette tutta una serie di sculture
decorative, che rievocavano alcuni episodi del famoso ed eroico combattimento,
tra cui il grandioso gruppo marmoreo rappresentante il "Valore" e
la "Pietà" . Nel 1903 il giornale " Pro-Ossario" che evidentemente
sponsorizzava l'esecuzione dell'opera confermava che: ".......all'artistica
fantasia del Barcaglia, si accompagnò nella delineazione delle
figure sovrastanti, l'ispirazione felice del pittore Rivetta...."
Si può quindi affermare che l'Ossario fu frutto della compartecipazione
artistica tra lo scultore Donato Barcaglia e il pittore Romeo Rivetta,
anche se di quest'ultimo nessuno si preoccupò più in seguito
di riconoscergli il dovuto merito. Il progetto del Rivetta riguardava il
gruppo statutario che sovrasta il basamento e che raffigura una donna,
la Libertà, che raccoglie il manto con la sinistra e con la
destra tiene alta ai venti la fiaccola , mentre in basso un'altra donna
raffigurante l'Italia depone una una corona sulla tomba dei Caduti. Il
19 maggio 1904 la Commissione preposta alla valutazione dell'insieme progettuale
inviò al Rivetta in omaggio una copia del bozzetto quale riconoscimento
alle sue prestazioni di artista. L’attività dell’Artista melegnanese
fu sempre ridondante di committenze, Rivetta però prediligeva
nella scelta, rispetto ad altre, sempre Melegnano. Fu così
che accettò la commissione di Mons. Fortunato Casero che gli affidava
il rinnovo degli affreschi in alcune cappelle della Preposituale di San
Giovanni Battista che però rimasero incompiute, infatti Romeo Rivetta
morì il 15 aprile 1924. Dai giornali dell’epoca si evince
che mentre disponeva per gli affreschi da rinnovare nella cappella dell’Immacolata,
nella Preposituale di Melegnano, il pittore, nostro concittadino Romeo
Rivetta, rimaneva vittima del malore che già da anni lo tormentava,
e che egli, vero appassionato dell’arte, cercava di vincere - scriveva
La campana - raggiungendo il vero eroismo del lavoro. Dell’ esimio
Maestro leggiamo ne L’Italia del 17 aprile 1924, riportato dal bollettino
parrocchiale La campana del 1 maggio 1924, che Romeo Rivetta - il
valente pittore che in questi ultimi anni ebbe troncata la sua fervida
attività artistica da una grave e lunga malattia - è
spirato ieri l’altro, nella nostra città, tra il pianto della moglie
e dei suoi quattro figli. Nato a Melegnano cinquantasei anni orsono, il
Rivetta studiò all’Accademia di Brera, dove fu allievo del celebre
affreschista Valtorta. Si dedicò con ispeciale e intelligente amore
all’affresco; in varie chiese della Lombardia si ammirano delle sue pregevoli
opere; così a Cavenago d’Adda, a Corbetta, a Seregno, a Treviglio,
Luino e in molte parrocchie del Lago Maggiore e di Lecco e della Vallassina,
come Onno, Santuario di Campoè ecc. La sua dolorosa morte ha suscitato
vivo compianto. |