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I Personaggi
Dizionario biografico dei Melegnanesi (don Cesare Amelli)
 
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Cadeo Giovannimonaco carmelitano scalzo. (...-...) Nel manoscritto Coldani, archivio della parrocchia di S. Giovanni Battista di Melegnano, armadio 1, cartella Manoscritti, al capitolo XX dal titolo Catalogo de’ Prelati, d’alcune persone constituite in dignità e de’ letterati di questo Borgo di Melegnano, pagg. 81-83, si legge: Giovanni Cadeo di S. Giovanni Battista Carmelitano Scalzo, gran professore della Teologia mistica, quale mandò alle stampe varij libri appartenenti  alla sudetta materia. Non si sa precisamente nulla sul tempo in cui visse.
Caminada Antoniosacerdote missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere. La sua vocazione missionaria si manifestò il 27 aprile 1914 quando era nel Seminario Arcivescovile  liceale di Monza. Entrò nel Pontificio Istituto delle Missioni Estere di Milano. Celebrò la prima Messa il 30 maggio 1920 e partì per la Cina nello stesso anno, nel Vicariato di Hon-han.  Dopo cinque anni ritornò in Italia e fu nominato, nel 1929, Procuratore generale del suo Istituto per Milano e per Roma.  Dopo alcuni anni in Procura, fu nominato rettore del seminario teologico del suo Istituto a Milano, riscuotendo ammirazione per le sue doti di serietà educativa e di moderazione disciplinare.  Peri tragicamente nelle acque del lago Maggiore il 31 dicembre durante una traversata burrascosa, mentre si recava ad aiutare il fratello allora prevosto di Angera.
Vedi “La Campana” degli anni 1920, maggio, pag. 116, luglio, 1920, pag. 166; novembre 1920, pag. 254;. 1925, pag. 467; 1929, pag. 144. 
Caminada Antonio, artista pittore (1923-1988). Ha studiato a Brera sotto la guida di Carpi, Carrà e Funi. Durante un’esperienza di Arte applicata, quale il cesello, eseguì le grandi lampade votive dei pescatori, in argento, per il duomo di Chioggia. Diverse “Vie Crucis” in rame per il Rosetum di Padova e per la chiesa cattolica di Birmingham (Inghilterra) e di Boston (America).  Nella pittura ha affrescato in Vaticano la Cappella del Preseminario. A Moiano di Benevento ha restaurato la chiesa di S. Rocco del 1700. Dei suoi lavori hanno scritto “Arte Cristiana”, “Civiltà Cattolica”, e diversi giornali. In Archivio Amelli, cartella A-2, su un fascicolo è la sua fotografia. Vedi anche nell’archivio della chiesa di S. Giovanni, armadio 1, n. 287, l’illustrazione delle parabole evangeliche. Vedi “Il Melegnanese”,  anno XXI, n. 8 (15-30 aprile 1988), pag. 2, con fotografia.
Caminada Costantino, sacerdote diocesano poi vescovo. Scrittore. (1900-1972). Segretario del cardinale Tosi di Milano. Poi vescovo di Sant’Agata dei Goti e di Ferentino. Scrisse opere di catechesi, di ascetica e biografie di persone in concetto di santità. Ebbe varie incombenze in diocesi.  Dopo la parentesi militare fu ordinato sacerdote il 26 maggio 1923. Oblato vicario. Segretario del card. Tosi di Milano. Assistente dell’oratorio S. Filippo di Milano. Nel 1927 passò al Collegio Arcivescovile di Tradate come direttore spirituale. Fu pure a Losanna in Svizzera come cappellano missionario degli emigranti italiani. Nel 1940 ebbe la parrocchia di Angera, dove rimase 13 anni. Il 22 maggio 1953 venne nominato vescovo di S. Agata dei Goti ed il 29 giugno fu consacrato ad Angera dal card. Schuster, e in questa circostanza Melegnano gli regalò la croce pettorale d’oro con pietre preziose Il 12 luglio 1953 Melegnano lo accolse festosamente.  Il 16 gennaio 1960 fu trasferito a Siracusa come vescovo ausiliare per curare la costruzione del grandioso santuario della Madonna delle Lacrime. Il 21 luglio 1962 venne nominato vescovo di Ferentino in provincia di Frosinone e là rimase per 10 anni. Morì il 6 novembre 1972 e fu sepolto nel cimitero di Melegnano.  Vedi “La Campana”, ottobre-novembre 1937, pagg. 21 e 22.  Vedi anche Archivio Amelli, cartella C-1, fascicolo 1 dove si trova una copia de “ La Campana” del dicembre 1972 che parla tutta di lui  con sua fotografia più una seconda fotografia su cartolina. Vedi anche in archivio della chiesa di S. Giovanni, armadio 1, n. 205 (“Caminada Costantino vescovo”) con fotografie. Vedi anche “Il Melegnanese”, anno 5, n. 21 (15 novembre 1972), pagg. 1-2 con grossa e chiara fotografia.  E' il IV° vescovo melegnanese.
Caminada Ester, insegnante benefattrice (1897-1968). Fu maestra delle scuole elementari, seguì il fratello vescovo a Sant’Agata dei Goti dove esercitò un intenso lavoro sociale nel Centro Italiano Femminile. Fece diversi comizi politici per la Democrazia Cristiana.  Seguì il fratello vescovo a Siracusa e a Ferentino. Si preoccupò delle ragazze pericolanti, delle carcerate e dei carcerati per cui fu nominata Assistente Sociale Carceraria e aiutò le suore di clausura. Il fratello vescovo, Costantino Caminada, scrisse una sua biografia, che è conservata nell’archivio della parrocchia di S. Giovanni Battista di Melegnano, armadio 1, cartella 2, fascicolo 20, dove vi è anche la di lei fotografia.
Caminada Pietro, amministratore. (1855-1926). Nominato a varie presidenze e responsabilità sociali. Presidente del Circolo “San Maurizio”.  Consigliere comunale e membro di diverse commissioni. Gerente per l’industria delle pelli. Amministratore di diverse associazioni locali. Vice prefetto dell’oratorio maschile. Presidente del Corpo musicale “Giuseppe Verdi” di Melegnano. Fu Presidente della Schola Cantorum. Uno dei suoi figli fu sacerdote (don Ludovico) oblato della diocesi di Milano, e una figlia divenne suora di Maria Bambina. Vedi ampio necrologio in “La Campana”, marzo 1926, pag. 121.
Caminada Vincenzo, artista scultore (1922-1994).  Si è dedicato ancora giovanissmo allo studio delle varie discipline delle arti figurative e, dopo diverse esperienze pittoriche e scultoree, si è applicato particolarmente alla lavorazione dei metalli e specie del rame a sbalzo e a cesello, raggiungendo con l’esperienza tecnica una sua forma di espressione plastica riconoscibile in tante opere di carattere religioso e profano, che gli sono valse un particolare riconoscimento nel 1947 alla Prima Biennale di Arte Sacra a Novara. In Archivio Amelli, cartella A-2, un fascicolo riporta la sua fotografia.
Candia Giovanni, sacerdote diocesano poi prevosto di Melegnano (1728-1812) Nato da Cesare e da Giacinta Gallina. Celebrò la sua prima Messa nella chiesa di S. Giovanni. Fu prevosto per 46 anni.  Vedi anche il Coldani-Saresani, alle pagine 171-174 dove vi sono notizie piuttosto succinte. A lui è intitolata una via a Melegnano.  Vedi pure la tesi di laurea di Stefano Brambilla della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma nell’anno accademico 1992-1993 dal titolo Il riordinamento delle comunità religiose a Melegnano durante il regno di Maria Teresa d’Austria (1769-1775) ovviamente con la citazione di molte fonti storiche e di buona bibliografia.   Vedi J. M. J. Il prevosto Candia ed i suoi tempi, 1728-1812. Conferenza. In archivio della parrocchia di S. Giovanni Battista di Melegnano, armadio 1, n. 280. Vedi anche Cesare Amelli, Preparate la via al Signore. Profilo storico della prepositurale di san Giovanni Battista in Melegnano nel 550° della fondazione, alle pagine 58-62. Vedi anche Archivio Amelli, cartella C-1, fascicolo 2.  Il Candia era circondato e coadiuvato da 22 sacerdoti e il territorio della parrocchia di Melegnano aveva le seguenti risultanze: Melegnano, famiglie 572 con abitanti 2622; Riozzo e cascine, famiglie 90 con abitanti 501: Colturano e cascine, famiglie 62 con abitanti 394; Vizzolo e cascine, famiglie 91 con abitanti 611; Pedriano e cascine, famiglie 57 con abitanti 257; Mezzano e cascine, famiglie 35 con abitanti 180; Rocca, Rampina, Santa Brera, famiglie 36 con abitanti 194. Totale famiglie 943 con una popolazione parrocchiale di persone 4759.  Il periodo di vita del Candia fu tra i più drammatici per un parroco e per la Chiesa di Melegnano. Egli dovette assistere con dolore alla soppressione del convento del Carmine e dell’ospedale dei Pellegrini in forza di una legge generale austriaca del 20 marzo 1769; e quando furono messi all’asta i loro beni mobili e immobili con vendita pubblica del 29 maggio 1771, il Candia si sforzò di ricuperare vasi sacri e suppellettili di sacristia. Riuscì ad ottenere che alcune proprietà soppresse fossero la base per la fondazione di un Luogo Pio di Carità per l’aiuto ai poveri (una istituzione che più tardi sarà chiamata Congregazione di Carità, e ai nostri giorni Ente Comunale di Assistenza).  Fu ancora testimone di altre soppressioni di confraternite parrocchiali e di tutti i conventi melegnanesi. Fu molto sollecito come pastore e come sacerdote nella spiegazione della Dottrina cristiana, nella costruzione della nuova chiesa dei Servi da lui benedetta l’11 maggio 1768, nella costruzione del nuovo cimitero fuori le mura del paese e verso la strada che porta a Milano (dove oggi è il monumento Ossario) secondo le norme governative, e da lui benedetto il 6 settembre 1768.  Nel Coldani-Saresani alla pagine 172, si narra l’incontro del Candia con Napoleone Bonaparte, così: “Napoleone aveva continua necessità di aver denaro... in causa delle grandi spese di una continua guerra. Per questi ed altri motivi il Candia fu avvertito che si sarebbero tolte 3 campane al campanile della chiesa parrocchiale... Avendo saputo che alla mezzanotte del 16 maggio 1811 da Lodi per recarsi a Milano sarebbe passato Napoleone, si preparò con tutti i sacerdoti vestiti coi sacri paramenti, come se fosse di cantar vespro solenne, con la chiesa tutta illuminata. Appena sente il cocchio imperiale fece aprire la porta e uscì sul sagrato col turibolo in mano. Il Bonaparte a quella vista diede ordine di fermarsi e disse al Candia - che presentava gli omaggi del clero, del popolo, e che lo incensava per di più a quell’ora in cui si era disturbato lui e il clero - da chi seppe che sarebbe passato e se desiderava qualche favore. Il buon pastore rispose: Io seppi da mio fratello capitano nell’esercito di vostra maestà, e che se le fossero tolte la campane era una vera sciagura per la sua poverta chiesa e  popolo. Napoleone gli strinse la destra salutandolo, ringraziandolo, dicendogli di star tranquillo. Fu l’affare di un momento, e le campane non furono portate via”.  Il Candia morì l’11 agosto 1812, dopo aver retto la parrocchia di Melegnano per 46 anni, all’età di 85 anni. Fu sepolto al limite dell’ingresso della cappella del cimitero vecchio (dove ora vi è il monumento Ossario in via Vittorio Veneto verso Milano) con una lapide che ricordava le sue virtù sacerdotali. Più tardi la sua salma fu trasportata nella chiesa di S. Giovanni, ed oggi le sue ossa rimaste sono chiuse in una cassetta di terracotta e posta sotto il pavimento del presbiterio dove si trova l’altare verso il popolo.
Capitani di Melegnano. Sec. XIII I Capitani di Melegnano sono segnalati nel 1218, quando devono emettere il giuramento di fedeltà come feudatari del vescovo di Lodi, Ottobello Soffientino. E già prima, nel secolo XI, appaiono i Capitani di Melegnano che avevano come vassalli loro dipendenti i membri della famiglia Cuzigo i quali amministravano le terre di Tribiano e di S. Martino in Strada.
Carnaghi Luigi. Prevosto della chiesa di San Giovanni (1571-1579) Questo prevosto ha avuto molto da fare per salvare la creazione della prepositura che era stata fatta nel 1442 secondo la richiesta dei padri di famiglia di Melegnano. Vi è stato un momento in cui sembrava che la prepositura venisse annullata per l’insistenza degli avversari. Ma il Carnaghi trionfò e salvò la prepositura
Castelli Giuseppe, amministratore, scrittore. avvocato (1878-1947). Vedi cartella Archivio Amelli Melegnano, “Vie”, voce Ossario. Fu amministratore e segretario generale degli Istituti Ospitalieri di Milano. Autore di numerose pubblicazioni, saggi storici, scientifici e culturali. Vedi La Campana, 1936, gennaio, pag. 23; 1930, pag. 245; vedi anche Il Melegnanese del 15 aprile 1978.  Nell’archivio della parrocchia di S. Giovanni Battista di Melegnano, armadio 1, cartella 2, fascicolo 14, vi è la monografia scritta dal Castelli, dal titolo Palazzi milanesi che cambiano destinazione - L’antico Ospedale maggiore, scritta nel 1926; vi è anche un lungo articolo del giornale L’Italia del 23 maggio 1931, che illustra l’attività di funzionario nell’Ospedale Maggiore del nostro Castelli.   Vedi anche Archivio Amelli, cartella C-!, fascicolo 15. Vedi anche un pregevole lungo articolo sulla vita del generale garibaldino melegnanese Giuseppe Dezza, in “Melegnano. Fiera del Perdono. 18-25 marzo 1940” e si trova in archivio della chiesa di S. Giovanni, armadio 1, n. 220 dove vi sono anche rare fotografie del tempo del Fascismo.  Su “Il Melegnanese”, anno 7, n. 12 (15 giugno 1974) pag. 1, così sta scritto. “Giuseppe Castelli, nato a Melegnano nel 1878, studiò all’Università di Pavia e di Roma e si laureò in Giurisprudenza e in Chimica-Farmacia. Regio Commissario del Comune di Melegnano nel 1921-23 Giuseppe Castelli ne sistemò l’Amministrazione e ne risanò le finanze, meritando l’encomio del Ministero dell’Interno, e funzioni commissariali esercitò poi lodevolmente nel Comune di Cerro al Lambro.  Per 25 anni Giudice Conciliatore di Melegnano, ebbe agio di esplicare le sue qualità di mente e di cuore. Presiedette a numerose commissioni amministrative. Uno dei lati più lodevoli della sua vita fu l’attività storica e letteraria. Alle molte cure del suo ufficio egli sapeva di tanto in tanto intercalare qualche parentesi di serenità col dedicarsi a ricerche di storia locale e di storia della Medicina e della Farmacia.  In occasione del Cinquantenario della battaglia di Melegnano 8 giugno 1909, il Castelli fu l’anima del Comitato per le celebrazioni, scrisse articoli commemorativi, tenne discorsi, e per l’opera svolta ebbe decretate dal Governo Francese le Palme d’Oro di Francia col titolo di Officier de l’Instruction Publique”, con fotografia. Vedi “Il Melegnanese”, anno XI, n. 8 (15 aprile 1978), pag. 2 con elenco di tutte le sue opere storiche e letterarie e fotografia. Vedi fotografia di famiglia ne “Il Melegnanese”, anno 12, n. 16 (1 settembre 1979) pag. 2. Giuseppe Castelli sposò Francesca Dezza, figlia di Francesco Dezza che fu sindaco di Melegnano nonché fratello del generale Giuseppe Dezza.
Castelli Vincenzo, artista, pittore,   (1884- 1942).   Nato da Guglielmo e da Caterina Rognoni. Ebbe come fratelli Giuseppe, Cesarina, Franco. Egli, Vincenzo, a soli 35 giorni di vita perdette il padre. La madre lo affidò ad una balia di Salerano sul Lambro. Da giovane studente frequentò la scuola prestigiosa di Brera in Milano e successivamente frequentò la Scuola Superiore d’Arte al Castello in Milano.  Sposò una sua compagna di studi, Clelia Minichini, con la quale si trasferì per alcuni anni a Firenze; quindi ritornò a Milano per sempre, in via Catalani.  Artisticamente si dedicò alla tecnica dell’acquerello, con espressione di una pittura non meditativa, ma di impeto, istintiva, fresca, naturale. Purtroppo i suoi quadri sono un po’ dispersi; ma la sua figura di pittore è ricordata in “La Nuova Italia. Rassegna mensile illustrata”, numero 6-7 del giugno-luglio 1929. E un bell’articolo di Giuseppe Gerosa Brichetto è in “Il Melegnanese”, anno XIV (1 agosto 1981) pp. 2-3, dove è anche la sua fotografia.  Fu un ammirato cartolinista; diede la preferenza ai soggetti infantili e di bambini in graziosi atteggiamenti. Collaborò ai primi fumetti per bambini per il Gruppo Editoriale Del Duca, e creò il personaggio chiamato Monello. Lavorò per le Case editrici Ricordi, Mondadori, Istituto d’Arti Grafiche di Bergamo, Signorelli. Morì nel settembre 1942 a Milano. Vedi Archivio Amelli, cartella A-2,2.
Caterina da Melegnanonobile. Sec. XIV. Figlia dei “capitani” di Melegnano. A questa famiglia dei “capitani di Melegnano” l’imperatore Enrico VII (1275-1313) nel 1311 aveva dato l’investitura feudale dell’acqua del Lambro e della Vettabia. Caterina sposò Cornello della famiglia dei Brivio, che saranno anche signori della Rocca Brivio nei pressi di Melegnano.  Vedi in archivio di S. Giovanni cartella Brivio.
Cattaneo Ettore, aviatore, inventore pioniere del volo a propulsione (1898-1972). Vedi La Campana 1927, pag. 3 dove sta scritto: “Il Dott. Ettore Cattaneo di Melegnano, dell’Associazione Studenti Universitari di Pavia, Sezione “Volo a vela” ha felicemente battuto il record mondiale di distanza a volo a vela, percorrendo in linea d’aria col suo monoplano senza motore a grande apertura d’ali, metri 11.500 in 17 minuti.  L’aviatore si è lanciato dal Campo dei Fiori a quota 1150, si è diretto su Varese ove ha lanciato manifestini di saluto. Ha quindi proseguito per Val d’Olona ove ha atterrato in un campo denominato Fuga della Rocca presso Belforte. L’apparecchio e il pilota non hanno risentito nessun danno dal volo. L’esito è stato controllato dai commissari, ed appena conosciuto ha provocato una viva esplosione di gioia. Anche Melegnano apprestò un’accoglienza trionfale all’impavido aviatore, al suo ritorno in famiglia. Auguri di sempre migliori allori”.
Ciceri Francesco Antonio, sacerdote benefattore. (1700-1765). Fu prevosto di Melegnano dal 1742 al 1765. Morì il 6 ottobre 1765 all’età di anni 65. Istituì la Causa Pia Ciceri per l’aiuto ai poveri mediante una grossa somma accantonata per questo scopo, e con documento notarile di testamento del 3 ottobre 1764. Vedi la sua opera caritativa e la sua opera pastorale nel Coldani-Saresani alle pagine 186-187, ed anche in C. Amelli, Preparate la via al Signore, alla pagina 57.  La Causa Pia Ciceri fu soppressa il 27 settembre  1887. Vedi gli atti di questa Causa Pia Ciceri nell’archivio della parrocchia di S. Giovanni in Melegnano, alle cartelle 31, 32, 33, con ampia documentazione.
Cinquanta Ilario, frate cappuccino.  Sec. XVII. Non era sacerdote, ma soltanto frate laico. Uomo di grande virtù e di vita semplice. Animo candido. I suoi confratelli dicevano che egli sapeva operare prodigi, e che tra l’altro predisse l’elezione al pontificato del papa Innocenzo XI (1676-1679).  Morì nel convento di Melegnano dei Cappuccini (che si trovava dove ora è il cimitero e dove anticamente sorgeva un sito detto Castelvecchio o anche Castrovegio, dove vi era anche una chiesetta dedicata a S: Materno, vescovo di Milano).
Citrone Antonio, sacerdote benefattore. Sec. XVII. Da Roma, ricordandosi della sua Melegnano, volle associarsi nel momento della benedizione della chiesa di S. Pietro a Biagio di Melegnano, offrendo una forte somma, con disposizione 15 marzo 1669, perché ogni lunedì fosse esposto il Santissimo Sacramento in adorazione al popolo.  Nella sacristìa della stessa chiesa vì è un quadro che rappresenta il suo ritratto, mentre sulla storia di Coldani-Saresani, alle pagine 291-292, sono riportate le parole che erano state collocate su due cartelloni appesi nel giorno stesso della benedizione della chiesa.
Per la cronaca diremo che la chiesa dei santi Pietro e Biagio fu benedetta dal nostro prevosto Francesco Galli e fu consacrata da mons. Casimiro de’ Rossi, vescovo titolare di Capsa, francescano Minore Osservante,. il 7 dicembre 1744. Vedi archivio della parrocchia di S, Giovanni, cartella 19, fascicolo 6 del 1669.
Vedi “La Campana”, febbraio 1908, pag. 21.
Codeleoncini Carlo, Prevosto di San Giovanni dal 1820 al 1830,  morì all’età di 72 anni. 
Codeleoncini Domenico, amministratore, avvocato, sindaco di Melegnano .(1876-1943)). Nato da Eliseo e da Rosa Danelli. Si sposò con Clelia Maroni. Sindaco di Melegnano dal 2 agosto 1906 al 17 agosto 1914. Fu pure consigliere provinciale.  Come sindaco, fra le sue opere principali si ricordano l’impianto dell’acqua potabile, la costruzione dell’Asilo Infantile Fu promotore appassionato dei resti dei caduti della battaglia di Melegnano e della costruzione del monumento Ossario. Insignito della “Legione d’Onore” e cavaliere della “Corona d’Italia”.  Si adoperò sempre con amore e sollecitudine per abbellire il suo paese melegnanese e rendere ai Melegnanesi la vita più salubre e più comoda.
Codeleoncini Enrico. Operatore economico e industriale. (1840-1914) Acquistò la piazza Bersani, che poi fu chiamata piazza Codeleoncini, nel 1898. Per circa 30 anni fu solerte e laborioso fabbricere della chiesa di S. Giovanni. Svolgeva la sua attività in famiglia nell’industria della fabbricazione della carta. Fu consigliere comunale, membro della Congregazione di Carità, cancelliere di confraternite e di associazioni, dovunque adempiendo il proprio dovere con scrupolosità e precisione quasi proverbiale. Devoto  particolare  alla chiesa del Carmine di Melegnano.  Vedi “La Campana”, febbraio 1914, pag. 70. Nell’archivio di S. Giovanni in Melegnano, cartella 211, fascicolo 9, vi è un ampio carteggio riguardante la proprietà Codeleoncini Enrico in Melegnano, piazza Codeleoncini. In tale cartella vi sono pure documenti riguardanti altre persone della famiglia Codeleoncini e loro atti giuridici testamentari. 
Codeleoncini Mariasuora missionaria. (+ 1908). Frequentò le scuole presso le Suore Domenicane di Melegnano. Fece il suo noviziato a Pavia. Nel 1907 era venuta a Melegnano per salutare la famiglia. Nel 1908 partì per la Cina dove svolse per otto mesi il suo apostolato. Morì ad Han-Kow di colera il 28 agosto. all’età di 25 anni. Vedi “La Campana”, novembre 1908, pagg. 120-121, con fotografia.
Coldani Giacinto, (1697-1752), sacerdote diocesano e scrittore,  storico di Melegnano. Alle pagine 154 e 155 dell’opera di Coldani-Saresani vi è la descrizione di alcuni fatti della sua vita. Il Coldani stese un ragguaglio della chiesa di S. Giovanni come manoscritto conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano. Una copia è nell’archivio della parrocchia di S. Giovanni Battista in Melegnano, armadio 1, cartella n. 1, fascicolo 1. Vedi anche Archivio Amelli, cartella C-1, fascicolo 9.  Coldani fu ordinato sacerdote dal cardinale arcivescovo di Milano, Odescalchi. Quasi subito fu assegnato alla parrocchia di Melegnano. A lui dobbiamo parecchie notizie storiche del nostro paese; i suoi manoscritti furono poi riveduti e preparati per la stampa dal melegnanese Ferdinando Saresani.  Il Coldani ebbe a sua disposizione sia l’archivio del Comune (poi andato distrutto nel 1848) sia l’archivio della nostra parrocchia e sia anche gli archivi dei vari monasteri locali (andati dispersi). Soprattutto la sua testimonianza vale per il 1700, cui fu testimonio oculare, mentre per i secoli precedenti il Coldani non sempre si mostra sufficientemente libero ideologicamente, perché indulge ad una certa retorica letteraria. Come pure non sempre risulta esatto nel riferire le date storiche. Tuttavia, in sostanza, i suoi manoscritti rimangono ancora oggi una assai preziosa fonte di notizie, che diversamente sarebbero andate definitivamente e dolorosamente perdute.
Cordoni Francesco, amministratore, consigliere comunale  (1834-1910). Attivo consigliere comunale che ricoprì importanti cariche sociali ed amministrative. Tenace dirigente della “Società Operaia per il Mutuo Soccorso”. Era membro di una delle più celebri famiglie di Melegnano: il fratello Gerolamo fu patriota liberale. il fratello Carlo fu consigliere comunale per oltre vent’anni, presidente dell’Ospedale Predabissi, benefico verso il Ricovero dei Vecchi e della “Società Operaia”.  Su “La Campana”, novembre 1910, pag. 212, sta scritto: “...Francesco Cordoni, uomo integerrimo, fervido patriota, cittadino e padre amoroso, si sacrificò pel bene della famiglia e per l’elevamento morale e materiale del paese e delle sue istituzioni, prestando l’opera sua nei Consigli comunali, nella direzione dell’Ospedale, della Società Operaia, ecc. La riconoscenza nostra sarà imperitura...”.
Cornegliani Carlo, sacerdote, terzo vescovo melegnanese, ha retto la diocesi di Bobbio dal 1726 al 1736. Prima era stato superiore generale dei Carmelitani. Come vescovo di Bobbio terminò i lavori della cattedrale e fece erigere l'altare maggiore. Nel 1729 tenne un sinodo diocesano.
Cornegliani Antonio, sacerdote, teologo. Sec. XVIII. Canonico ordinario e teologo del duomo di Milano dal 1717 al 1732. Vicario delle monache velate della città e diocesi milanese. Troviamo il Cornegliano visitatore con l’arcivescovo cardinale Benedetto Odescalchi nella pieve di Perledo: il Cornegliano  era visitatore della V/a Regione e  già nel 1717 aveva presentato all’arcivescovo una relazione attenta del suo lavoro.
Cremonesi Baldassarre, benefattore. Sec. XVIII. Nel suo testamento, rogato dal notaio Giovanni Busca il 7 ottobre 1744, lasciò lire 2.000 perché con gli interessi bancari si potesse dare un po’ di riso bianco ai poveri nella vigilia di Natale di ogni anno.
Cremonesi Antonioconsigliere comunale, vicesindaco, benefattore. (1987-    ). Vedi anche Archivio Amelli, cartella C-2, fascicolo 2. Nacque da Giuseppe, che esercitava l’attività di massaro, e da Modesta Bigioggero. Prese la licenza di terza commerciale a Milano. Durante la guerra 1915-1918 fu al fronte, ferito e fatto prigioniero. Tornato a casa fu assunto all’Ufficio del Registro a Melegnano e poi a Milano, diventando Aiuto Procuratore. Sposò Teresa Maraschi, da cui ebbe un figlio, Giuseppe, allevò come sua figlia  Carla Cremonesi, in realtà sua nipote, ma di fatto figlia, fino all'ultimo giorno della sua purtroppo breve vita.  A Melegnano fu attivo all’Oratorio maschile con cariche di responsabilità. Guidò come presidente l’Azione Cattolica maschile anche a livello diocesano. Fu chiamato nelle varie associazioni combattentistiche come prezioso consigliere.  Entrò in politica e nel 1946 fu eletto consigliere e assessore all’Assessorato dell’Assistenza e Beneficenza. Fu una presenza cattolica in politica amministrativa che idealmente continuava quella prefascista in cui erano stati attivi Pellegrino Origoni, Giacomo del Corno, don Giovanni Sala, Luigi Marchesi. Nelle elezioni del 27 maggio 1951 Antonio Cremonesi fu eletto assessore anziano e vicesindaco nella Giunta comunale formata dall’apparentamento tra Democrazia Cristiana, Lista Civica del Castello, Partito Socialista Democratico Italiano, mentre il Consiglio comunale era passato da 20 a 30 consiglieri (il censimento del 1951 aveva dato per Melegnano 11.174 abitanti residenti).  Nelle elezioni del 27 maggio 1956 divenne vice sindaco e fu successivamente consigliere comunale fino al 1964. Antonio Cremonesi era nella carica di vicesindaco e di assessore quando, in data 26 agosto 1959, a Melegnano fu concesso il titolo di “Città”. Fu membro attivo e nel consiglio direttivo della associazione benefica in favore dei poveri e dei bisognosi “San Vincenzo”.  Era notorio a tutti la sua santa passione per la chiesa di Santa Maria del Carmine, per la quale era impegnato con  lodevole attività e pulizia, ma soprattutto per il suo esempio di autentico cristiano; e fu premiato con la soddisfazione di vedere la sua chiesa del Carmine elevata a parrocchia con l’entrata del primo parroco don Giuseppe Pellegatta il 25 luglio 1965 e con una onorificenza concessa dal cardinale arcivescovo di Milano. 
Vedi “Il Melegnanese “, anno XX, n. 7 (1 aprile 1987), pag. 12, dove si trovano più ampie notizie, con fotografia.
Cuzigo, nobili. Sec. XI, XII, XIII.  Una potente famiglia di Melegnano erano i Cuzigo. Per diverso tempo i suoi membri erano feudatari di Melegnano, detti anche “capitanei” e anche “conti”. I Cuzigo di Melegnano appaiono feudatari di Cologno nei secoli XI, XII, XIII, Sono nominati anche feudatari di Virolo fino al 1100 Sono feudatari anche di Tribiano nel 1100. Sono feudatari di Dresano negli anni 1100-1250, detti anche “capitanei”.  Per ulteriori notizie su questa famiglia, vedi Giovanni Agnelli, Lodi e il suo territorio, all'indice analitico delle persone.

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