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Le Origini
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I primi abitanti delle regioni europee provenivano da sud est. Da un'analisi dei reperti archeologici e da un confronto tra le antiche lingue parlate in Europa ed in Asia gli studiosi sono arrivati alla conclusione che la zona da cui sono partiti i primi abitatori della futura Europa sia stato il Caucaso, circa dove adesso si trova l'Afghanistan.Il periodo in cui è iniziata la migrazione è all'incirca il 2100 a.c., vi sono due teorie circa l'itinerario seguito, alcuni ritengono che prima ci sia stata l'invasione dei Balcani e quindi delle aree franco germaniche e di qui la penetrazione in Italia ed in Grecia, altri pensano che contamporaneamente alla penetrazione nei Balcani sia avvenuta quella in Grecia e che in Italia siano giunti sia dalle Alpi che via mare dalla Grecia.  Una cosa certa è che nel terzo millennio avanti Cristo i proto Celti, che avrebbero originato gli Italici, i Germani, i Baltici, gli Slavi i Tocharian (tribù caucasica) e gli Illiri ed i Veneti, si insediarono lelle zone steppose della pianura tra il Volga ed il Danubio, dove rimasero per almeno tre secoli, prima di migrare nuovamente e distribuirsi per tutta l'Europa.  Se guardiamo all'Italia dei primordi troviamo che i resti dei primi villaggi e dei primi oggetti in ceramica sono stati trovati in Puglia e risalgono al VII millennio a.C. Mentre l'Italia meridionale appare in questo periodo più avanzata rispetto al resto della penisola e presenta insediamenti costituiti da villaggi all'aperto, talvolta difesi da un argine, con una sviluppata economia agricola, l'Italia settentrionale, più chiusa agli influssi di culture avanzate, rimane, almeno fino al V -IV millennio a.C., piuttosto arretrata, con un'economia basata prevalentemente sulla caccia. La lavorazione dei metalli si sviluppa invece soprattutto tra l'Appennino emiliano e la pianura Padana nel corso del II millennio ed è in questo periodo che sempre al nord, in particolare nelle attuali Lombardia, Trentino e Veneto si diffondono gli insediamenti su palafitte costruite presso le rive di laghi e di fiumi. Successivamente, verso il 1600 a.C., i villaggi si spostano sulla terraferma, pur mantenendo sostanzialmente la stessa struttura, si hanno così le terremare. Prima dell'arrivo degli indoeuropei la nostra penisola era abitata da numerose nazioni di origine molto diversa tra loro: i Pelasgi che non si ha idea da dove provenissero, ma si esclude fossero di origine indoeuropea; gli Etruschi della cui origine non si ha certezza, vi è infatti chi ritiene che siano originari dell'Asia Minore, mentre altri li pensano provenire dal centro Europa e che si ritiene si trovassero in Italia fin dal 1000 a.c. e che sicuramente non sono indoeuropei; gli Oschi gli Umbri, i Falisci, i Sanniti ed i Latini che apparterrebbero invece al ceppo indoeuropeo Protoceltico-Italico che sarebbe penetrato in Italia dai Balcani attorno al 1200-1100 a.c.. Altre teorie ipotizzano che i Latini ed i Falisci, popoli sicuramente indoeuropei assimilabili ai Germani, siano arrivati in Italia intorno al 2000 a.c. seguiti poco dopo dagli Oschi, dagli Umbri e dai Piceni, mentre gli Etruschi vi sarebbero giunti solo nel 900 a.c.. Circa verso il 450 a.c. sarebbero giunti in Italia i Celti che si sarebbero insediati nella zona alpina, prealpina e nella valle padana, sottrandola all'influenza dei Liguri.I ritrovamenti archeologici identificano nel secondo millennio a.c.  tracce in Italia di una civiltà ben definita la "civiltà delle terramare"; ad essa segui', verso il 1000 a.C., quella villanoviana.   La civiltà delle terramare si svilupparono al nord e al centro della penisola, create da popoli di cui ignoriamo l'origine, erano vasti e complessi abitati sorti nella pianura padana durante l'età del Bronzo media e recente (XVII-XII sec. a.C.).  I resti di questi abitati testimoniano uno dei più straordinari episodi di popolamento dell'intera Europa preistorica per densità demografica, trasformazione antropica del territorio, struttura sociale ed economica. La regione padana fu infatti uno dei luoghi più importanti di quella cultura europea dell'età del Bronzo che ha segnato forse il primo vero momento di unità culturale del nostro continente.   Le Terramare erano villaggi di forma per lo più quadrangolare, situati generalmente nelle vicinanze di un corso d'acqua e difesi da un terrapieno e da un fossato artificiali di imponenti dimensioni. Le abitazioni erano disposte secondo un ordine preordinato e razionale dello  spazio che prevedeva anche la presenza di silos, pozzi e altre infrastrutture.  Gli abitanti delle terramare praticavano un'agricoltura già piuttosto evoluta e allevavano bovini, maiali e pecore. Queste attività permettevano un buon livello di vita, tanto che nelle Terramare poterono svilupparsi forme di artigianato specializzato, come la metallurgia, che ci hanno lasciato prodotti di grande significato e fascino. Vasi ceramici decorati, ornamenti e utensili in osso e in corno di cervo, strumenti per filare e tessere, armi e materiali in bronzo, oggetti d'oro provenienti dagli scavi effettuati ci descrivono questo popolo come già altamente civilizzato. Costruzione tipica della Bassa Padana le terramare rappresentano un elemento fondamentale dell'Italia dell'età del bronzo. La terramara si distingue dalla palafitta perchè i pali sono piantati su terreno asciutto. Di forma generalmente trapezoidale, il villaggio era recintato da un argine e da un fosso nel quale veniva talvolta deviata l'acqua di un corso vicino. Al tavolato disteso sui pali si accedeva per quattro ponti, uno su ogni lato, gettati al di sopra del fosso. In corrispondenza di questi erano tracciate le due vie principali che, incrociandosi ad angolo retto, tagliavano il villaggio in quattro settori. Altre vie più strette correvano parallele alle due principali. Le capanne erano a pianta rettangolare e, in genere, tutte uguali. I rifiuti venivano semplicemente gettati tra i pali, sotto il villaggio. Si formavano così cumuli di detriti che, trasformatosi in concime, furono sfruttati in tempi abbastanza recenti dai contadini che chiamarono quelle terre grasse " terre- marne" o " terre- mare", cioè terre nerastre e grasse.  Poco dopo il 1000 a. C. la società delle terremare cessò quasi all'improvviso, senza cause apparenti. Una delle ipotesi che si fanno, forse la più probabile, è che la evoluzione degli istituti sociali, il nascere cioè di una gerarchia e di rapporti di potere più evoluti e complessi, fece considerare superata la concezione del villaggio rigorosamente delimitato, con la sua distribuzione egualitaria delle abitazioni sul tavolato palafitticolo.  Nell'Italia del Nord la prima età del ferro vede lo sviluppo della " civiltà Villanoviana" con un'area di grande concentrazione soprattutto nella pianura padana.  Il nome deriva infatti dalla località di Villanova, vicino a Bologna, dove nel 1853 furono rinvenute le prime testimonianze. L'abitato era normalmente costituito da agglomerati di piccole capanne rotonde o ovoidali ( raramente quadrate ) con l'alzato fatto di pali e graticciato e col tetto conico di paglia o a spioventi. La necropoli, periferica rispetto all'abitato, era costituita da tombe singole, quasi sempre a cremazione. Il villaggio villanoviano viene ad assumere caratteristiche diverse rispetto a quelli dell'età del bronzo, gli abitati si fanno più sparsi, privi di strutture imponenti, senza fossati, senza argini, senza palizzate. L’Italia settentrionale costituiva un vastissimo spazio continentale, che andava organizzandosi ad est intorno al polo della cultura atestina (Veneti) e ad ovest intorno alla cultura di Golasecca.  La Cultura di Golasecca è ricca di manufatti ceramici, i suoi insediamenti ed i suoi riti funerari sono chiaramente celtici ed è frequente trovarne tracce in tutta la Lombardia e nel Canton Ticino.  Fin dal secolo scorso, si è evidenziato un substrato culturale celtico diffuso in tutta l'area lombarda, almeno fino al fiume Oglio, che prese il nome di "Cultura di Golasecca", da una delle principali località in cui furono trovati i reperti.  La Cultura celtica di Golasecca si sviluppò durante la prima età del Ferro  in tutta la Lombardia occidentale e in tutto il Canton Ticino e nel cantone dei Grigioni, in territorio svizzero. Chi furono i primi che abitarono in modo non nomade, qui dove ora siamo noi ?. Qui, sull'area tra il Ticino, l’Adda , il sud Milano e il fiume Po ? Non abbiamo fonti storiche primarie letterarie, se non qualche iscrizione o epigrafe ricordiamo che per fonte storica letteraria primaria intendiamo quei documenti in cui l’autore vive nell’età o nelle circostanze del fatto che narra, cioè ne è contemporaneo. Abbiamo però la risposta dai reperti dell’archeologia: si trovarono tracce di vita umana  per quella che è definita l’età del bronzo ( 1500 anni prima di C. ) .  Più ricca è la documentazione per il periodo dell’età del ferro (1000 a. C. ), nella zona specialmente del triangolo Gugnano - Montanaso - San Colombano : in quelle due età, del bronzo e del ferro, vissero qui i Liguri in coabitazione con gli Etruschi che erano numericamente in minoranza. E, secondo alcuni storici, fu proprio una tribù dei Liguri, gli Ambroni , che avrebbe dato il nome proprio al nostro fiume locale : il Lambro.
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