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Lòder ingordo o furfante? 

Articolo pubblicato su Il Sodalizio - anno III - n. 9 - marzo 1989

La voce dialettale modenese lóder (con o breve) significa crapulone, mangione ed è usuale nella locuzione "magnèr come un lóder".  Se si consulta il dizionario modenese- italiano del Neri, si scopre però che questo termine avrebbe anche, oltre a quello indicato sopra, il significato di birbante. (1) 
In altri dizionari delle parlate dell'Emilia-Romagna l'accezione principale è quella di otre, di persona unta e bisunta, grassa e ingorda (2), oppure il termine viene talvolta fatto derivare dal latino LUTER/LUTRA (lontra), soprattutto riguardo al suo significato di mangione insaziabile; in tal caso, nella frase idiomatica citata all'inizio, esso compare spesso al femminile (3).  Solo secondaria è in questi dizionari l'accezione di furfante. Compulsando invece dizionari del Trentino, del Veneto e della Lombardia, si nota come il significato principale del termine sia quello di briccone e furfante oppure, curiosamente in antitesi al significato emiliano, quello di taccagno e spilorcio. Solo secondariamente si annota quello di beone e scialacquatore.(4)  Dai dizionari dialettali ricaviamo quindi l'informazione che le accezioni principali sono in Emilia Romagna quelle di otre, ingordo, persona unta e grassa, lontra, e solo secondariamente briccone, mentre in Friuli, Veneto, Lombardia e Trentino, quindi nell'Italia nord-orientale, il significato quasi esclusivo è quello di furfante. 
Rivolgiamoci allora a dizionari dell'italiano ed esaminiamo la voce LUDRO: il Battaglia, nel Grande Dizionario della Lingua Italiana, fornisce di questo termine due significati: il primo, fatto derivare dal tedesco LUDER, è quello di mascalzone, persona avida, ingorda, insaziabile, ripugnante e insopportabile, usato sia come aggettivo che come sostantivo; il secondo, dal latino LORA+UTER, è quello di otre.(5)  Nel Lessico Universale Italiano il termine Ludro viene indicato come unico in una doppia accezione: quella di otre e quella di imbroglione.(6)  Di più valido aiuto, per un esame della voce modenese, è il Dizionario Etimologico di Battisti-Alessio, laddove viene registrata la voce italiana LODRA = imbuto, da un latino medievale LORA+UTER, il quale avrebbe dato come esito un *LUTER, peraltro non attestato, un LODER in romagnolo (7) e la voce LUDRO col significato di birbante, derivata dal tedesco LUDER, che avrebbe generato un emiliano LÚDER e un romagnolo LÚDAR (8). Battisti distingue dunque le due etimologie: per quanto riguarda il termine modenese, pare che esso debba derivare, secondo questo studioso, dal termine tedesco mentre la duplice accezione di furfante e mangione sembra tipica del romagnolo. Ma come mai allora - e qui sta il vero problema - la voce modenese significa mangione e ha avuto probabilmente soltanto quale significato accessorio quella accezione di furfante che, come si è detto all'inizio, è totalmente assente in modenese moderno?  Non è più probabile invece che sia in romagnolo che in modenese si tratti di un'unica voce, nonostante i due distinti esiti fonetici forniti dai Battisti per il romagnolo?  Non è pensabile uno spostamento semantico da mangione a furfante mentre è comprensibile che dal primitivo significato di otre, divenuto poi per traslato ingordo nella forma *LUTER, si sia arrivati, erroneamente, a pensare alla lontra proprio perché vi era una perfetta aderenza fonetica fra le due forme (lontra = latino LUTER/LUTRA).  E' verosimile quindi che sulla base latina *LUTER, designante essenzialmente il mangione, si sia innestato il termine tedesco LUDER = canaglia, penetrato in Italia settentrionale durante il Medioevo nella sua forma medio alta tedesca LUODER e dialettizzato a Modena in LÓDER secondo un vocalismo per cui U italiana tonica è in modenese O breve e chiusa.(10)   D'altra parte anche un eminente linguista come Giulio Bertoni non esitò, a inizio di secolo, a far derivare dal medio alto tedesco LUODER il termine ítaliano LUODRO = carogna, da lui ascritto al dialetto veneziano e, curiosamente, alla parlata di Montese di Modena.(11)  Il termine sarebbe quindi penetrato, attraverso le soldatesche germaniche, in Lombardia, nel Trentino, Friuli e Veneto, sarebbe poi venuto in contatto con la voce otre, molto attiva in Emilia Romagna, e di qui potrebbe essere nata la commistione di significati come conseguenza della esatta rispondenza fonetica di due parole dalla storia invece assai diversa. 
Testimonianza di questo cammino del termine tedesco sono le attestazioni dei dizionari del Nord Italia esaminati e il fatto che la parola italiana LUDRO = furfante nella sua forma aggettivale e sostantivale, è stata usata quasi esclusivamente da scrittori di quelle regioni. 
In realtà però il termine tedesco è penetrato assai più verso sud, se Bertoni rende testimonianza di una voce del dialetto lucchese da esso derivata: LEDRO = allettamento, esca, e di un'altra più antiquata: LOGORO = arnese di cuoio a modo di ala, con cui, girando e gridando, si richiama il falcone. (12)   Quanto alla parola tedesca, ecco in breve la sua storia. La sua nascita, nella forma medio alta tedesca LUODER, si colloca, secondo il Kluge (13), nel periodo tra il 1100 e il 1500 e il suo significato primitivo è quello di esca (Lockspeise), gozzoviglia (Schlemmerei), vita dissoluta (lockeres Leben). 
La parola francese LEURRE (esca), che è primitivo prestito dal germanico, mostra chiaramente che la base di partenza è il significato di esca per pesci e falchi e che il vocabolo è da far risalire al verbo LADEN = invitare (in tedesco moderno più usuale nella forma EINLADEN) attraverso un mutamento apofonico. Quindi una specie di cosa che invita, che richiama.  Poiché come esca per pesci e falchi si usava una carogna di animale, la parola si sviluppò in seguito come insulto nel senso di furfante, essendo ben comprensibile, anche a livello di passaggio semantico, come da cosa che invita e richiama i pesci e i falchi, che è carogna di animale, si sia passati a indicare un traditore. 
Notevole è il fatto che il Kluge fornisce, come si è visto, anche il significato di gozzoviglia, mostrando così come in tedesco si sia attuato un logico spostamento semantico da furfante a ingordo che è invece l'opposto di ciò che potrebbe essere avvenuto in modenese proprio perché già esisteva un altro termine, assai più vecchio ma foneticamente uguale, per definire il mangione senza fondo. (14) 

NOTE

(1) Cfr. A. Neri, Vocabolario del dialetto modenese. Forni 1981, pag. 118. In realtà in modenese moderno lóder ha essenzialmente il significato di abbuffone che mangia a crepapelle. La citazione del Neri a proposito dei commediografo veneto dell' 800 Francesco Augusto Bon che intitolò alla figura di Ludro una sua trilogia - Ludro e la sua gran giornata, 1833; II matrimonio di Ludro, 1836; la vecchiaia di Ludro, 1837 - e sentì tale termine nella sola accezione di furfante, non rende testimonianza di analogo significato nel modenese. 

(2) Cfr. Gianni Quondamatteo, Dizionario romagnolo (ragionato) , Villa Verucchio (Fo) 1982, vol. l, pag.282. 
Cfr. Carolina Coronedi Berti, Vocabolario bolognese italiano , Bologna 1869/1874 (rist. anastatica, Martello Ed. Milano 1969), vo1.II, pag.26: Lùdri = otre di pelle, con le seguenti espressioni idiomatiche: 1'è un lùdri (è un otre, per cui mangia e beve a dismisura); far al lùdri (gonfiar l'otre, in senso traslato: gozzovigliare); parér un lùdri (di persona grassa e sproporzionata). 

(3) Cfr. Libero Ercolani, Vocabolario romagnolo italiano, Monte di Ravenna, s.d., pag.239: "Nella palude che si stendeva a est di Campiano, le lontre erano fittissime. Avide come sono di pesce rompevano le cagolarie (í cagól o cugól) e ne divoravano il contenuto. Per questo è rimasto il detto: magnê come una ludra". Cfr. Umberto Foschi, Modi di dire romagnoli, Ravenna 1972, pag. 118. Cfr. Olindo Guerrini, Sonetti romagnoli, Bologna 1971, pag. 115 dove però la voce viene usata al maschile: LÚDAR e pag. 253 dove compare invece il plurale. 

(4) Cfr.Alfredo Lazzarini, Vocabolario scolastico friulano italiano, Udine 1930, pag.128. 
Cfr. Líonello Groff, Dizionario trentino italiano, Trento 1955, pag.52.

(5) Cfr. Salvatore Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana. UTET Torino 1975. vol. IX, pag.262.

(6) Cfr. Lessico Universale Italiano. Istituto dell'Enciclopedia Italiana (Treccani) 1973, Roma, vol. XII, pag.393.

(7) Cfr. C. Battisti - G. Alessio, Dizionario Etimologico Italiano (DEI), Firenze, vol. III, pag. 2260.
Questo il passaggio linguistico secondo i due autori:
latino LURA = apertura di sacco/otre ’!latino medievale LORA = imbuto (1292 a Parma)’!latino medievale LORA+UTER’!italiano antico LODRA = imbuto (1407 a Verona)’!romagnolo LÖDER.

(8) Cfr. C. Battisti - G. Alessio, op. cit. III 2280.
Questo il passaggio: tedesco LUDER’! italiano LUDRO’! emiliano LÙDER’! romagnolo LÙDAR.

(9) Cfr. A. Neri, op. cit. pag. 118/119.

(10) Anche foneticamente il termine medio alto tedesco LUODER.che in tedesco moderno ha dato esito in U (Luder), avrebbe potuto inserirsi nella serie delle parole modenesi che presentano O chiusa e breve corrispondente a italiano moderno U:
óter = utero da uteru(m) ecc.
sóver = sughero da sobere(m) ecc,
così come hanno fatto altri vocaboli stranieri come ad es. zucchero dall’arabo sùkkar, approdato in modenese come tsòker. Quindi è pensabile anche la seguente trafila: lòder = ludro da LUODER.

(11) Cfr. G. Bertoni, L'elemento germanico nella lingua italiana, Genova 1914, pag.151.

(12) Cfr. G. Bertoni, op. cit. pagg.147 e 150.

(13) Cfr. F. Kluge, Etymologisches Wörterbuch , 20. Auflage, De Gruyter,
Berlin 1967, pag.448

(14) Perché non supporre invece che la voce latina medievale *LUTER = mangione si sia spostata verso la Germania dell'epoca, dove peraltro il latino era ancora lingua colta e la riforma linguistica luterana non si era ancora attuata? Qui il termine latino avrebbe potuto fondersi con quello antico alto tedesco conferendogli in tal modo anche il significato di gozzovigliatore registrato dal Kluge. E perché non supporre ancora che dalla Germania il termine misto sia sceso in Italia con le truppe mercenarie germaniche? E’ una ipotesi affascinante anche se è impossibile documentarla per mancanza di attestazioni. 


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