Probabilmente la nostra protagonista, Olga la Russa, doveva avere proprio questo aspetto. A parte però ciò, vediamo di sapere qualcosa di più sulle origini di questa straordinaria donna.
Secondo alcune Cronache Russe (ad esempio la Joakimòvskaja Lètopis’), Olga discendeva da principi variaghi della vicina Izborsk (altra colonia di Novgorod), mentre secondo una leggenda di Pskov era la semplice figlia di un barcaiolo proveniente da un villaggio a poche verste da Pskov, chiamato Vybutarsk. Infine la Vita di Olga (a pagina 381) apparsa a Pskov verso la fine del XIV sec. ci dice che suo padre “… apparteneva al popolo variago ed era di stirpe non nobile …” e lo storico P.P. Toloc’ko (Antica Rus’ v. bibliog.) ci informa che secondo un’altra versione era la nipote, nientedimeno che del principe sloveno di Novgorod, Gostomysl’! Altro non sappiamo e dunque non possiamo affermare, per ora con sicurezza, che Olga fosse nobile o contadina, se sicuramente slava o sicuramente variaga o addirittura figlia di un matrimonio misto! Il suo nome è certamente la lettura slava del nome scandinavo Helga (femminile di Helgi, che significa poi consacrato a qualche dio) e tale fatto ci costringe a credere che Olga fosse nata in ambiente variago, proprio perché, secondo gli usi del tempo, nessuno slavo avrebbe dato un nome non slavo alla sua bimba, perchè slavi e variaghi nel X sec. ci tenevano ancora a distinguersi gli uni dagli altri anche se vivevano vicino e – come ci dice la CTP – non sempre pacificamente!
Certamente il circolo di persone che Olga frequentò nei primi anni la chiamò sia Helga che Olga (o talvolta Volga) secondo la propria preferenza linguistica, ma quando lei si presentò a Costantinopoli, si fece conoscere col nome di Helga attraverso il suo interprete personale, poiché è con questo nome che la registra Costantino Porfirogenito quando la incontrò.
Secondo la tradizione locale, suo padre da buon variago, assimilato o ammiratore della cultura slava, aggiungiamo noi!, non appena avuta notizia della sua nascita, corse subito a ringraziare Bereginja (ossia la Madre Terra) del dono ricevuto, seppellendo vicino ad un albero ai margini del bosco la sua offerta di pane e birra. Non che gli facesse piacere che fosse nata una femmina invece di un maschio, ma sperando che forse avrebbe potuto darla in sposa a qualche persona importante. Era credenza di quei luoghi che i figli, maschi o femmine, fossero donati dalla Madre Terra facendoli passare attraverso la vagina della partoriente e, se quindi non si ringraziava la stessa Bereginja, si correva il rischio che qualche anno dopo questa dea si sarebbe ripresa madre e figli con la morte.
Parve anche evidente negli anni successivi che una vila (ninfa del bosco che, secondo la tradizione, nuda e bellissima abitava fra gli alberi agli angoli dei sentieri del bosco e seduceva i viandanti, giacendosi con loro piacevolmente) era lì presente, perché prese Olga sotto la sua protezione e la fece crescere sana e soprattutto bellissima tanto che la fama della sua bellezza si propagò per tutte le terre di Pskov fino a giungere a Novgorod, come ci dicono appunto le cronache che la chiamano per questo in russo antico prekràsa, ossia la bellissima.
Come per tutte le ragazze del suo tempo il suo divertimento fu quello di correre fra gli alberi del bosco: betulle, pioppi, tigli, olmi, querce, etc. alla ricerca di gnomi e folletti e, se era fortunata e attenta a mantenersi sottovento, cercando di seguire qualche orso, perché tutti sanno che questi cari bestioni vanno sempre a caccia di miele e ti portano sempre ai tronchi giusti dove ci sono gli alveari delle api selvatiche. Com’è l’uso, chi per primo ha avvistato l’alveare, ne diventa automaticamente il proprietario esclusivo e segna subito con un suo segno il tronco in questione!
Anche il lago la affascinava. Imparò infatti a governare a dovere la barca di suo padre ed ad andare fino alle isole in primavera, quando il ghiaccio si scioglieva. Era così curioso verso la fine di aprile, alle prime luci dell’alba, sentire gli schiocchi delle crepe nel ghiaccio che si propagavano da una riva all’altra con un grandissimo effetto sonoro nel silenzio quasi assoluto del mattino! Quando avveniva questo, la gente diceva: “Padre lago si è svegliato!” e questo era quasi l’annuncio che i traffici di lì a poco avrebbero ripreso a pieno ritmo dal Mare dei Variaghi (come veniva chiamato allora il Mar Baltico) Quante cose sapeva e imparò a fare Olga dalle materie prime che si trovavano abbondanti nelle Terre Russe! Sapeva ad esempio usare la scorza di betulla, bianca e lucente, per farne oggetti per la casa, come ancor oggi si usa fare. D’inverno invece quando il gelo o la neve o addirittura la lunga notte nordica impediscono d’uscire per andare a lavorare nei campi o nei boschi per paura dei lupi affamati, lei preferiva restarsene in casa al calduccio, appollaiata sul tetto della stufa a crogiolarsi tutta la giornata giocando con la sua bambola d’argilla.
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