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Computers Gli imperatori del Sacro Romano Impero... 
scritto inedito di: Milost Della Grazia
la dinastia di Franconia
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Come successore di Enrico II° lo Zoppo, fu  eletto re di Germania il duca Corrado di Franconia, di stirpe franco-salica.
Corrado II il Salico 
All’inizio le tribù dei Franchi erano divise in tre gruppi: Sali, Ripari e Hassi e Corrado era detto il Salico in quanto apparteneva al primo gruppo. La Franconia, colonizzata dai Franchi alla fine del VII secolo, corrisponde alla zona dove oggi si trova Francoforte, cioè dove il fiume Meno confluisce nel Reno. Costituita in ducato dopo Verdun (843), fu il campo di lotta tra due preminenti famiglie, i Babenberg ed i Corradini, che prevalsero.  Nato nel 990, Corrado II venne eletto re di Germania nel 1024 e nel 1027, a soli 37 anni ricevette la corona imperiale dal papa Giovanni XIX.  Seppe tener testa ad una opposizione di nobili tedeschi e polacchi, entrò in rapporti amichevoli con la Boemia, la quale  dopo la morte del suo re, tornò a far parte dell’impero. Conquistò anche la Borgogna (1234), ivi compresa la Svizzera occidentale, il Delfinato, la Savoia e la Provenza.  Lottando contro i grandi feudatari, sia laici che ecclesiastici, favorì in Germania i piccoli feudatari, la cosiddetta nobiltà media, che voleva sottrarsi al potere dei grandi vassalli. In Germania la sua politica ebbe un discreto successo e così pure in Italia,  in particolare con Ariberto da Intimiano, arcivescovo di Milano, uno dei più potenti signori d’ Italia, che Corrado nominò suo vicario imperiale. Contro il grande potere di Ariberto insorse la media e piccola nobiltà dell’Italia settentrionale, i valvassori minori o milites secondi, contro i capitanei o vassalli diretti da Ariberto. Corrado si rese conto della situazione precaria e dell’errore che aveva fatto e diede l’ordine di arrestare Ariberto, che si chiuse in Milano, organizzandone la difesa. Mentre l’esercito imperiale assediava la città, Corrado II emanò la Costitutio de Feudis (1037), con la quale si riconosceva ai feudatari minori il diritto di trasmettere  ai propri eredi i benefici dei quali erano stati investiti, dando così inizio alla frantumazione del potere dello stato. A Milano la lotta sfuggiva di mano, sia ad Ariberto che a Corrado, e tutta la popolazione si strinse intorno al “carroccio”, divenuto il simbolo del potere del comune. Resosi conto della situazione, Corrado ritornò in Germania e, dopo poco, nel 1039, a soli 49 anni moriva.  Ariberto nel 1038 fu scomunicato da Benedetto IX, ma si accordò con il successore Enrico III .  Dopo qualche anno, nel 1042, i milanesi, guidati dal nobile lombardo Lanzone, eletto loro capo dal popolo minuto, si ribellarono  contro i nobili e contro l’arcivescovo, che dovettero fuggire dalla città. Nel 1044, ad opera dello stesso Lanzone, fu stipulata la pace e l’arcivescovo ed i nobili poterono rientrare a Milano, accettando un governo su base comunale.
Enrico III il Nero
Figlio di Corrado il Salico, sposò Agnese di Poitiers , figlia del duca di Aquitania. Enrico III venne eletto re di Germania a 22 anni e in un primo tempo seppe imporsi ai suoi feudatari, aiutò la nobiltà ungherese durante una rivolta contadina (1044) ed impose la sua autorità sul papato, convocando il concilio di Sutri (1046), durante il quale pretese l’elezione a papa, con il nome di Clemente II, di un vescovo tedesco, dal quale si fece incoronare imperatore a Roma. Successivamente impose l’elezione di altri papi, ma negli ultimi anni del regno subì gravi sconfitte, soprattutto nel 1055 ad opera degli Slavi, che si erano ribellati distruggendo chiese e paesi nel territorio dell’impero. All’interno della Chiesa si stava concretizzando una forza che mirava ad emancipare  il papato dal potere imperiale e si andava affermando una organizzazione popolare, in accordo con la nobiltà, che mirava ad autogovernarsi nell’ambito del comune. Enrico III, dopo queste sconfitte, moriva a 39 anni, nel castello di Bodfeld
Enrico IV
Quando suo padre Enrico III morì, Enrico IV divenne re a sei anni ed ebbe la reggenza  sua madre, l’imperatrice Agnese di Poitiers. Nel 1062 contro il re bambino fu organizzata la “congiura dei vescovi” che, capeggiati da  Annone, vescovo di Colonia, lo rapirono per tenerlo in loro custodia fino alla sua maggiore età. A venti anni prese il potere e si rese subito conto che la situazione era molto difficile, in quanto i nobili feudatari avevano approfittato della sua tenera età per riprendersi una certa autonomia, istigando contro di lui anche i contadini, ai quali raccontavano che Enrico IV era un usurpatore senza  alcun diritto alla corona. Ma fu soprattutto il monaco toscano Ildebrando, che aveva fortemente sentito l’influenza di Cluny ed era diventato papa Gregorio VII, il quale, sfruttando la lunga reggenza degli arcivescovi,  aprì nel 1075  le ostilità contro di lui, dettando al sinodo romano l’ordinanza  chiamata “Dictatus  Papae”, la quale poneva le basi di un sistema teocratico in base al quale il pontefice era il capo della Chiesa su tutta la terra, con il potere di deporre l’imperatore. Enrico IV rispose alla provocazione del papa convocando nel 1076 una dieta a Worms, che decise di deporre Gregorio VII, il quale, a sua volta, scomunicò l’imperatore, liberando i suoi sudditi dall’obbligo dell’obbedienza. Mentre il clero lombardo era dalla parte dell’imperatore contro il papa, i nobili feudali germanici non aspettavano altro che questo inatteso aiuto nella loro lotta contro il potere imperiale e questo dimostra quanto fosse fragile il potere dell’impero in una Germania frantumata in tanti piccoli stati. I feudatari tedeschi obbligarono l’imperatore  a sottomettersi al papa ed Enrico raggiunse Gregorio VII nel castello di Canossa in Emilia. Attese tre giorni prima di essere ricevuto,  poi dovette umiliarsi, inginocchiandosi davanti a lui, in presenza della contessa Matilde, proprietaria del castello (gennaio 1077). L’umiliazione di Canossa fu molto esagerata dagli storici, in quanto la prassi di penitenza prescriveva di presentarsi per tre giorni successivi in veste di penitente e l’assoluzione papale rappresentò per Enrico una grande vittoria, anche perché il papa, nella bolla, aveva dichiarato la sua pretesa di dominio assoluto  Nello stesso anno i feudatari tedeschi gli contrapposero, come imperatore, Rodolfo di Svevia, con l’appoggio sempre di Gregorio VII, che scomunicò nuovamente Enrico IV. L’imperatore, in risposta, ottenuto l’appoggio dei vescovi italiani e tedeschi, fece deporre dal  sinodo di Bressanone Gregorio VII ed eleggere nuovo papa Wiberto di Ravenna, con il nome di Clemente III. Enrico IV scese in Itali e sconfisse l’esercito di Gregorio VII, occupò Roma nel 1084 e la domenica di Pasqua si fece incoronare nuovamente imperatore dal nuovo papa. Gregorio si rifugiò a Salerno, dove morì, quasi prigioniero dei Normanni.  Tornato in Germania, Enrico IV cercò di rappacificasi con i feudatari e con la Chiesa, ma venne imprigionato dal figlio Enrico V nel castello di Boeckelheim, dal quale riuscì a fuggire , raggiungendo Liegi, dove morì nel 1106. 
Lasciò tre figli: Corrado, che divenne re di Germania, poi deposto, Agnese, che nel 1089 sposò Federico di Staufen, duca di Svevia, dando inizio alla dinastia degli Hohestaufen ed Enrico V
La sua figura fu molto complessa e mal compresa in una Germania nella quale aveva tentato di costituire un forte stato alleandosi con la nascente borghesia contro i nobili feudatari
Enrico V
Incoronato imperatore in San Pietro, scese in Italia nel 1110, stipulando con il papa Pasquale II un concordato, detto di Sutri,  in base al quale l’imperatore rinunciava alle investiture in cambio della restituzione dei beni donati alla Chiesa. Ma il clero si oppose ed Enrico imprigionò il papa, obbligandolo a firmare un documento che annullava il concordato di Sutri e legittimava le investiture da parte dell’imperatore. Il papa lo scomunicò ed Enrico, sceso nuovamente in Italia, entrò in Roma, quando il papa Gelasio II era già fuggito in Francia e l’imperatore  fece eleggere papa Maurizio Bourdin, con il nome di Gregorio VIII.  I feudatari tedeschi, scontenti della situazione, obbligarono Enrico V  a firmare il 23 settembre del 1122 , con il papa Callisto II, il concordato di Worms, che poneva fine a tutte le lotte per l’investitura. Secondo questo trattato il re rinunciava all’investitura dei vescovi e degli abati con la consegna dell’anello e del pastorale e gli lasciava l’investitura con lo scettro. Questa investitura doveva in Germania precedere la consacrazione del vescovo, in Italia ed in Borgogna seguirla. Enrico V morì, probabilmente di cancro, all’età di 44 anni, lasciando l’impero in piena crisi e senza lasciare un erede, per cui in Germania iniziò una lotta per il potere tra la casa di Sassonia  e quella di Svevia o di Hohenstaufen . Trionfò dapprima la casa di Sassonia con Lotario di Supplimburgo, poi quella di Svevia con CorradoIII.
Lotario di Supplimburgo
Nato nel 1060, ottenne da Enrico V il ducato di Sassonia. Nel 1125 fu nominato re di Germania ed a 73 anni, nel 1133, gli fu offerta la corona imperiale. Dovette lottare a lungo contro gli  Hohenstaufen, che sconfisse con l’aiuto del duca di Baviera, Enrico il Superbo e con l’appoggio del papa Innocenzo II. Molto devoto alla Chiesa, si intromise in uno scisma romano, intervenendo in favore di papa Innocenzo III, riconosciuto dalla maggior parte dei cristiani, mentre il sovrano normanno del Mezzogiorno italiano, Ruggero II, era favorevole ad Anacleto II, che  gli offriva la corona di re di Sicilia. Lotario venne in Italia a Roma nel 1133,  portando con se Innocenzo III, però senza ottenere alcun risultato. Tornò in Italia nuovamente nel 1137, per combattere contro Ruggero II, ma fu sconfitto. Dopo essere stato per quattro anni imperatore morì  in Tirolo nel 1137. 
La  dieta elettorale tedesca elesse re di Germania  Corrado  III  e con lui aveva inizio la dinastia dei Hohenstaufen.
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