parte ventiduesima Homini coyau homini arretirau. Uomo sposato uomo ritirato. Dopo il matrimonio l’uomo, solitamente, cambia le sue attrazioni, i suoi svaghi, e trascorre in casa o fuori, ma con i suoi, i momenti liberi, non più al bar o con gli amici. Le eccezioni non sono poche! Homini de fueddu. Uomo di parola. Non c’è bisogno di chiarimenti. I sardi solitamente mantengono la parola data; ovviamente, le eccezioni non mancano! Homini sentz’’e dinari, homini mortu. Uomo senza denaro, uomo morto. È proprio così da quando negli affari umani ciò che conta di più è proprio il denaro. Herba mala no morrit mai. Erba cattiva non muore mai. Per le erbe, anche le più “pestifere” oggi ci sono i diserbanti, ma quando “l’erba cattiva” è radicata nella mente dell’uomo, estirparla è assai difficile. Homini sentzeru fueddat in cara. L’uomo di carattere parla apertamente. In questo senso è necessario educare i bambini ed i giovani, a casa e a scuola. Siamo stati educati, in passato, a chinare il viso davanti alla “gente importante”. Abbiamo invece educato i nostri figli a tenere sempre il viso alto. Eravamo vittime dei nostri genitori; siamo vittime dei nostri figli! Tutto sommato ci va bene così! Ièrru sìccu messaiu arrìccu. Inverno secco massaio ricco. Quando d’autunno pioveva discretamente, all’arrivo dell’inverno il grano già rigoglioso si fermava per via del freddo secco ed a primavera poi ripartiva ben temprato dai rigori invernali ed all’inizio dell’estate dava robuste spighe belle e dorate. Imparai su babbu a fai fillus. Insegnare al padre a fare figli. È un proverbio che si adatta ai ragazzi che credono di essere “cresciuti” prima del tempo, e si sentono quindi in grado non solo di fare scelte decisive, ma di dare lezione di saggezza agli altri. Impara s’arti e ponìdha a parti. Impara l’arte e mettila da parte. Universale. Le esperienze della vita sono tutte utili e bisogna farne tesoro. L’importante è essere sempre in azione, ricordando che l’ozio è il padre dei vizi. In domu de is-u tzrupus chini portat un ogu est unu rei. A casa dei ciechi chi vede con un solo occhio è un re. Universale. Nelle cose della vita, negli affari umani, nella storia della “cieca” Umanità, talvolta un solo occhio ha visto per tutti, purtroppo non sempre nel bene! In su mesi ‘e abrìbi, torrat su leppiri a cuìbi. Nel mese d’aprile torna la lepre al covile. Nonostante la primavera sia già inoltrata, ad aprile non è raro che in certe giornate si faccia sentire il freddo pungente, tanto da indurre anche la lepre a cercare riparo. Il proverbio si adatta anche a certe situazioni umane, in cui uno crede di essere uscito totalmente da uno stato d’imbarazzo ed invece si accorge, suo malgrado, che c’è ancora qualche intoppo. Is ogus no bint’ su coru no creit. Gli occhi non vedono il cuore non crede. È proprio di San Tommaso: “Se non vedo non credo”! Mi viene in mente il sonetto “Amor è un desìo…del poeta Jacopo da Lentini della Scuola Poetica Siciliana del 1200: “Amor è un desìo che vien dal core // per abbondanza di gran piacimento; // e gli occhi in prima generan l’amore // e lo core gli dà nutricamento //…” In domu de bonu coru no dho-y hat ni prata ni oru. In casa onesta ma povera, non c’è né argento né oro. Ma ci trovi pace, serenità, ospitalità ed amore. Is fueddus no boccint a nemus. Le parole non uccidono nessuno. Però c’è l’altro: boccit prus su fueddu de s’orteddu: uccide più la parola del coltello. A questo punto noi diciamo: “ Ciascuno scelga quello che più gli aggrada”! Is pentzamentus faint imbecciai prus che su tempus. Le preoccupazioni fanno invecchiare più del tempo. E se tenti di fuggire da esse, inesorabilmente t’inseguono! Iscura s’arjola chi timit fromiga. Povera l’aia che teme la formica. Le formiche sono di casa nell’aia, ma se questa si lagna della presenza delle formiche lo può fare solo per due motivi, o perché è veramente povera, o perché è ingorda. Il proverbio si adatta perfettamente alle persone; esempio: al povero che si lagna, quando passano quelli del Comitato per i festeggiamenti del Santo Patrono per la questua, al ricco, che non apre neppure la porta, per la paura che le formiche (quelli del Comitato) possano carpire la sua “roba”. Iscura sa domu sen’’e braba murra. Povera la casa senza i vecchi (barbe canute). Gli anziani rendono forte la casa, perché ne garantiscono la solidità nel tempo; i loro consigli, tra l’altro, ne sono un ottimo sostegno. In s’airi brebèis acqua fintzas a pèis. (In s’airi anjònis, acqua a muntònis). Universale. Nell’aria pecorelle acqua a catinelle.( nell’aria agnelli, pioggia a mucchi). Per noi sardi, e per la nostra grande sete, il cielo a pecorelle è una eccezionale promessa. Ma certe volte abbiamo visto in cielo pecorelle, caprette, vitelli e puledre, anatre, galline, e persino cinghiali e mufloni, ma di acqua neppure una goccia! Is malis de joventùdi bèssint in sa beccèsa. I mali di gioventù escono nella vecchiaia. È una raccomandazione rivolta ai giovani, affinché conducano una vita sobria e moderata. In su mori chi ses benìu, torradinci andai. Nel sentiero in cui sei venuto, tornatene indietro. Lo si dice a chi si presenta davanti a noi a chiedere qualcosa di troppo. In su mundu nemus est cuntentu. Nel mondo nessuno è contento. È una vecchia storia! Iscuru (scedau) a chini tenit dèpidu. Misero chi ha debiti. Vi sono comunque quelle persone che lasciano ai creditori le preoccupazioni! Is faulas tenint is cambas curtzas. Le bugie hanno le gambe corte. È un proverbio universale. In domu de su frau schidonis de linna. A casa del fabbro spiedi di legno. E viceversa. Sembra un controsenso, eppure è così. Mio padre, falegname, prometteva sempre che avrebbe costruito un bel portale di legno per l’ingresso del cortile di casa, per le continue lamentele di mia madre. Per accontentare finalmente la moglie, lo fece fare al fabbro, di ferro ovviamente! In tempus de figu nì parenti, nì amigu. In tempo di fichi, né parenti né amici. Il fico è un frutto prelibato: mellus a sa (mia) brenti che a su parenti.(Meglio al mio ventre che al mio parente!) Is hominis Deus dhus fait; issus s’accumpanjant. Gli uomini Dio li fa; essi si accompagnano. Universale. In s’hora chi nosu no scieus, torraus tottus s’anima a Deus. Nell’ora che non sappiamo rendiamo tutti l’anima a Dio. Tocca a tutti, inesorabilmente ed imprevedibilmente! La “signora dalla falce” non guarda in faccia nessuno. È inoltre un “amministratore” che non cede alle tangenti. Ciò non toglie che è nostro dovere, se vogliamo scansare l’improvviso intervento della “signora”, evitare le situazioni di pericolo! Is horas passàdas no tòrrant accou. Le ore passate non tornano indietro. Di quelle trascorse nel dolore ci resta il ricordo, di quelle felici ci dimentichiamo presto, di quelle passate inutilmente ci rimane il rammarico. In d-onnya portàli bècciu dho-y hat anciòus. In ogni vecchio portone ci sono chiodi. Le vecchie case conservano tristi ricordi. Landiri a famini parrit castangia. Quando la fame si fa sentire, le ghiande paiono castagne. Per indicare la fame si usano tante espressioni, tra cui: famini a conca de genugu: fame a testa di ginocchio; famini che il fillus de Conca ‘e Peddi, chi s’ianta pappau su corpettu de su babbu: fame come i figli di Conca ‘e Peddi, i quali mangiarono il corpetto del loro padre (vedi dicius parte ventesima). Etc. Linna segàda de Luna bona. Legna tagliata con la Luna favorevole. Si aggiunge: linna sentzèra: riferito alle persone. Non che c’entri tanto la Luna col carattere delle persone, ma quando si incontra una persona di giudizio solitamente si aggiunge: linna segàda de Luna bona. Quanto poi effettivamente interferisca il nostro satellite sul carattere della gente è tutto da verificare. Lassai cument’’e marracònis sentza de casu. Lasciare come maccheroni senza formaggio. Quando una cosa va a pennello si dice: “Come il cacio sui maccheroni”. Al contrario invece: “ Come maccheroni senza formaggio”. Lassai su mesedu po s’aresti. Lasciare il mansueto per il selvatico. Si adatta a diverse situazioni umane. Indica chi lascia una cosa facile per una difficile; chi preferisce vivere in campagna piuttosto che in città; chi una vita avventurosa ad una tranquilla; chi allevare in casa un leone più che un sambernardo; etc. Liàga noba allebiat sa beccia. Ferita nuova allevia la vecchia. Ma non sempre è così, perché spesso una nuova ferita aumenta ancor di più il dolore. |