Le
divisioni d'estimo di Carlo V°
Sotto il dominio dì Carlo V fu emessa il 7 settembre 1543 una
prima ordinazione di un catasto generale e reale di tutto lo Stato e fu
di fatto intrapreso dai Prefetti che la condussero e terminarono nell’anno
1564: ma consisteva in una semplice generalissima divisione dell’estimo
fra provincia e provincia del Ducato di Milano senza dimostrazione di mappe.
Il vero catasto arrivò nel Settecento.
Il Catasto di Carlo VI°
La prima metà del settecento fu per tutta la Lombardia un periodo
di importanti riforme, la più interessante promossa dagli Asburgo
fu sicuramente il censimento di tutto il Ducato di Milano che, iniziato
da Carlo VI sin dal 1718, fu concluso dall’imperatrice Maria Teresa , dopo
varie interruzioni. La grande importanza delle operazioni catastali
ed il loro aspetto di estrema modernità e lungimiranza dipesero
dal metodo adottato, sia per il censimento che per le operazioni relative
alla raccolta dei dati e da alcune innovazioni tecniche nella rilevazione
dei terreni e nella loro misurazione. Le operazioni furono avviate dalla
prima Giunta del Censimento presieduta da don Vincenzo De Miro ed i lavori
ebbero inizio il 22 aprile del 1719 con una grida contenente alcune importanti
innovazioni. Si poneva l’obbligo della notifica per chiunque possedesse
terreni, immobili, case o rendite al di là di esenzioni di qualsiasi
tipo e sia che si trattasse di cittadini del ducato di Milano che forestieri.
Tutto ciò consentì un’esatta ricostruzione della morfologia
di tutto il territorio del ducato, ed in particolare di ogni centro urbano
, visualizzata in modo estremamente chiaro nelle mappe catastali. I dichiaranti
furono altresì invitati a rispondere ad una serie di dati tramite
un apposito modulo, per quanto attiene ai terreni, questi dovevano essere
denunciati non solo nella loro estensione, ma anche nella qualità
tramite una suddivisione in diciannove categorie. Gli immobili invece,
differenziati in quindici classi, dovevano essere denunciati specificandone
la rendita in denari o formenti.
La Tavoletta Pretoriana
Le operazioni relative alla misurazione dei terreni furono impostate
dal matematico Marinoni (1676-1755), appositamente mandato da Vienna, questi
riuscì ad imporre, nonostante alcune resistenze a livello locale,
un nuovo strumento tecnico, la tavoletta pretoriana che consentiva di misurare
in modo uniforme tutto il territorio. Lo strumento, inventato dal matematico
Johannes Praetorius (1537-1616), era costituito da una tavoletta, detta
specchio, montata su un treppiede; e da una riga, munita di traguardi,
o di canocchiale, detto diottra. La mappa veniva appoggiata sulla tavoletta
indi, mediante una serie di triangolazioni basate sul principio che, conoscendo
un lato e due angoli, è possibile determinare le misure di tutti
gli altri triangoli, si procedeva alla realizzazione grafica della mappa
riprodotta direttamente in scala. Numerosi erano i vantaggi dell’utilizzo
della tavoletta pretoriana e non ultima la facilità d’impiego, lo
strumento permetteva il passaggio diretto dalla rilevazione sul luogo alla
trasposizione grafica in scala, il tutto con una rapidità che arrivava
fino a dimezzare i tempi di esecuzione necessari utilizzando il tradizionale
squadro. Il risultato finale era una proiezione planimetrica del territorio,
il che permetteva una corretta misurazione degli appezzamenti di terreno
che avveniva in ufficio sulla base dell’originale di campagna.
L'unità di misura dei terreni
Quale unità di misura fu utilizzato il trabucco milanese (pari
a 2,611 metri), in quanto più antico e maggiormente diffuso; come
unità di misura delle superfici fu utilizzata la pertica milanese
(equivalente a 654,517962 metriquadrati), che era suddivisa in tavole ,
un ventiquattresimo di pertica. Le operazioni di misura furono eseguite
su tutto il territorio milanese fra il 1721 ed il 1724 con l’Ordine stabilito
dalla C.R. Giunta del nuovo censimento il 10 ottobre 1720.  |