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Il periodo di transizione |
Il periodo di transizione
Dopo la titanica figura di Carlo Bascapè si apre, nella letteratura melegnanese, un periodo lungo, in cui operano diversi Melegnanesi, per alcuni dei quali si hanno notizie generiche, anche se certamente documentano la loro presenza nell'arte letteraria. Agli inizi del 1700 si segnala Giovanni Taddeo di S. Giovanni Battista, un carmelitano scalzo, professore di teologia mistica, il quale diede alle stampe diversi libri appartenenti alla suddetta materia. Verso gli anni 1700-1706 appare l'opera di Bartolomeo Spernazzati, membro di una nobile e antica famiglia di Melegnano. Era canonico della chiesa melegnanese di san Giovanni Battista. Fu insigne predicatore. Ebbe la fama di essere un poeta dal gusto squisito e dalla fervida fantasia. Era stato nominato socio dell'Accademia dei Teatini di Milano. Nasce nel 1697 e muore il 4 settembre 1752 Giacinto Coldani. Divenne sacerdote affrontando le spese degli studi in seminario, in parte con i propri soldi e in parte con i proventi di una cappellania eretta nella chiesa di san Pietro in Vizzolo. Fu ordinato sacerdote dall'arcivescovo di Milano, Benedetto Odescalchi (1712-1736) e fu destinato nel ministero pastorale presso l'Ospedale Maggiore di Milano. Venne poi mandato alla sua Melegnano come canonico del beneficio canonicale di iuspatronato Baruffi, che era membro di una ricca famiglia di Melegnano e parroco di Locate Triulzi. Nelle ore libere del suo ministero raccoglieva e leggeva opere di storia italiana e lombarda, per poter estrarre notizie riguardanti Melegnano. Il Coldani poté avere a disposizione gli archivi della parrocchia di Melegnano, delle varie confraternite e dei cinque conventi che fiorivano a Melegnano (Carmelitani, Francescani Minori dell'Osservanza, Francescani Cappuccini, Servi di Maria e quello femminile di Santa Caterina). Quindi egli poté compilare una buona descrizione di Melegnano e vi inserì tante notizie e tante memorie che, senza di lui, in buona parte sarebbero andate smarrite e noi saremmo rimasti irreparabilmente privi e al buio di tante notizie, soprattutto per la posteriore dispersione avvenuta di tanti archivi e per la soppressione di tante confraternite e conventi. L'opera fondamentale del Coldani si concentra nel prezioso manoscritto, assai voluminoso, che si trova conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, dal titolo Ragualio della chiesa di san Giovanni Battista del Borgo di Melegnano. L'opera, divisa in tre parti, è dedicata al cardinale arcivescovo di Milano, Giuseppe Pozzobonelli. Il Coldani usa uno stile che potrebbe essere anche uno splendido esempio di cursus litterarum tipico del 1700. Noi qui riportiamo il brano di introduzione con cui il Coldani, presentando la sua opera, si rivolge ai lettori: "Con tutto che fossi più e più volte invitato, e invitato da miei amici a descrivere l'antichissima origine della Chiesa di S. Giovanni Battista del Borgo di Melegnano, e la fondazione della di Lei insigne e ragguardevole Collegiata con l'aggregazione della Congregazione Diocesana della dottrina christiana annessa ne' suoi principii alla medesima; nulladimeno per esser cosa tanto lontana e remota dal mio animo, ora scusavami, ed ora assolutamente dicevo di non volermi accingere a tal Opera, conciosiacosache tremavo al sol nome di descrizione, massime per due difficoltà che vicendevolmente facevano in me un grandissimo contrasto. Era la prima di non potermi ben incamminare e proseguire codesta breve storiella, mercè la mia rozza capacità ed oscuro intendimento, e per essere ancora del tutto inesperto nel tenerla con stil' istorico. La seconda per non esser appieno imbeuto ed informato delle notizie necessarie per sufficientemente ordinarle sul dubbio ancora di non ritrovarle ne' libri delle annotazioni non tanto della Chiesa, quanto della Congregazione, o pure s'elleno ivi fossero di trovarle confusamente registrate. Con tutto ciò per soddisfare alla loro devota curiosità con il cuore dilatato, ed aperto senza più atterirmi della frase, ne spaventarmi della debolezza del mio povero ingegno, intraprendo coraggiosamente l'impresa con aggiungervi incluse varie notizie di questo Borgo, la denominazione del medesimo per via d'un miracolo, i Personaggi che in diversi tempi l'illustrarono con la loro maestosa presenza, una breve narrativa d'alcune anime beate, e persone di degnità ancor vescovile, e di molti letterati che sono stati di patria Melegnanese, il Catalogo de' Preposti che resiedettero in questa Chiesa, e finalmente diverse altre cose che potrete meglio scorgere dagl'annessi Indici, cioè in principio di ciascuna parte quello de capitoli, ed in fine quello delle cose notabili. Vivete felici.". Quando nel 1851, lo storico melegnanese Ferdinando Saresani, vorrà stendere la storia di Melegnano, si rifarà in buona parte alla descrizione manoscritta di Giacinto Coldani. Un gruppo di letterati della seconda metà del 1700 e dei primi anni del 1800 si affermano con le loro opere, alcune delle quali di difficile o impossibile reperimento. Perfino la loro persona non sempre ci è luminosamente conoscibile. Si tratta di Gerolamo Meazza della Congregazione dei Teatini, che fu direttore dell'Accademia del suo collegio e autore di molti libri sacri. Si ricorda e si scrive dal Saresani che un certo Carlo del Monte fu canonico della chiesa di Melegnano e poeta esimio. Si affianca a questi letterati anche un altro gruppo di uomini dotti e amanti della cultura, anche se non sono ricordati i loro possibili libri che avrebbero potuto scrivere. Ecco Giovanni Battista Restelli, laureato in giurisprudenza, protonotaio apostolico, vicario generale di Tortona e di Imola. Vicario nelle cause civili e penali per 25 anni sotto l'episcopato dei cardinali milanesi Cesare Monti (1632-1650) e Alfonso Litta (1652-1679). Carlo Cornaccioli, superiore generale dei Frati carmelitani, docente di materie scientifiche, poi vescovo di Bobbio dal 1726 al 1736. Carlo de Medici di Marignano, insigne glottologo e conoscitore di sette lingue. Ambrogio Miglio fu studioso di lingue orientali apprese in Algeri, amico del fratello del re di Algeria, ritornò a Melegnano portando preziosi doni ricevuti. Giuseppe Fiocchi, appassionato grecista. Giovanni Battista Volpi, degli oblati missionari di Rho, uomo di vasto sapere, ricercato per le sue doti di predicatore. Rinunciò più volte ad essere prevosto dei suoi oblati di Rho. Nella seconda metà del 1600 si stacca la figura del carmelitano Giovanni Antonio Spernazzati. Laureato in diritto civile e canonico, professore di teologia e di diritto all'università di Pavia, esaminatore dei candidati al sacerdozio per la diocesi di Pavia e di Lodi, consigliere del vescovo di Lodi, Pietro Vidoni (1644-1669), famoso per la sua scienza. Un posto nella letteratura melegnanese è quello riguardante Rosa Gramatica, nata verso il 1680 in una località a noi sconosciuta e morta a Melegnano nel 1739. La sua vita passa tra gli impegni della famiglia e la dedizione alle virtù francescane, essendo legata spiritualmente al convento melegnanese dei Francescani Minori dell'Osservanza. Rosa Gramatica - di cui più ampie e buone notizie si trovano nel Dizionario biografico dei Melegnanesi, ci ha lasciato 33 lettere da lei scritte al francescano padre Cristoforo da Vigentino, e, dopo la morte della Gramatica, consegnate all'archivio della chiesa di san Giovanni Battista di Melegnano, dove attualmente si conservano. Il contenuto è di alta mistica religiosa, pieno di espressioni tipiche di chi sa vivere in un suo mondo interiore, arricchito quotidianamente con preghiere, digiuni, devozioni ai santi. Alcune lettere, molto lunghe, sono indirizzate ai padri Francescani per esortarli ad essere sempre in fraterna unità e a non disperdere le loro forze con attività troppo esteriori. Tuttavia, nella maggior parte delle sue lettere, si snoda il tema delle difficoltà ad essere perfetti religiosamente, e si nota come la Gramatica approfondisce la realtà del bene che si vorrebbe fare e le difficoltà che si incontrano. Serva, a modo di esempio, questo suo brano di una lettera del 13 agosto 1725: "Si sa anchora di S. Paolo che diceva di avvere in se due leggi, l'una contraria all'altra, ed anchora che li stimoli della carne lo tenevano in continua crocifissione. Segno chiaro che niuno diventa perfetto senza ponto sentire la ritrosia della nostra carne infetta; ne meno si gionge alla perfezione se non per molte difficoltà, e con fare violenze grandi a noi stessi, anzi questa è strada molto ardua e non piana come certiuni si credono...". In queste poche righe sta riassunto il motivo dominante che, più e meno, viene sviluppato in quasi tutte le lettere. La personalità complessa di Rosa Gramatica, unitamente alle sue lettere, è stata studiata e approfondita mediante la elaborazione di una tesi di laurea, che è conservata presso l'archivio della parrocchia della Natività di San Giovanni Battista in Melegnano. |
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